Linea Baiano, il teatrino continua: EAV promette treni, ma consegna illusioni

Linea Baiano, il teatrino continua: EAV promette treni, ma consegna illusioni

Altro che riapertura, altro che rinascita. Quella andata in scena stamattina nella sede EAV di Porta Nolana non è stata una riunione, ma una farsa scritta male e recitata peggio. Davanti ai sindaci del territorio e ai rappresentanti istituzionali, i vertici dell’azienda regionale hanno sfoderato il solito copione: tabelle, numeri, grafici e parole vuote. Ma di fatti, di corse, di treni veri… nemmeno l’ombra.

I pendolari l’avevano detto e, purtroppo, ci hanno preso in pieno. Nessuna concessione, nessuna apertura, nessuna voglia di ascoltare. Solo un piano organizzativo che definire disastroso è un complimento: meno treni, meno corse, più attese. E poi, la ciliegina sulla torta, il capolinea spostato a Volla. Roba da non credere.

EAV chiama “offerta di servizio” una linea con 26 corse giornaliere, una ogni ora. Una presa in giro colossale. Chiamatela pure per quello che è: la lenta agonia della linea Baiano. Ogni volta una promessa, ogni volta un taglio, ogni volta un passo in più verso la chiusura definitiva.

Intanto i numeri sventolati da EAV fanno ridere per non piangere. Sono numeri freddi, asettici, buoni solo per scrivere un comunicato o, come dicono i pendolari, per giocarli al lotto. Ma dietro quei numeri ci sono persone vere: studenti, lavoratori, famiglie che ogni giorno devono fare i conti con un servizio pubblico che di pubblico ha solo il nome.

E non finisce qui. Perché mentre le politiche ambientali di tutto il mondo puntano sul ferro, EAV rema contro e spinge sulla gomma. Bus al posto dei treni, in un territorio fragile dove, appena piove, servono i gommoni per attraversare le strade. Una barzelletta triste, una scelta che sa di resa.

I comitati pendolari non ci stanno e fanno bene. Denunciano, protestano, si ribellano. Perché dietro ogni promessa mancata c’è un territorio abbandonato. E se qualcuno pensa che i cittadini del Nolano e del Baianese resteranno zitti, si sbaglia di grosso.

E poi, diciamolo chiaramente: anche i sindaci avrebbero dovuto battere un colpo. Davanti a una proposta così indecente, il minimo sindacale sarebbe stato alzarsi e lasciare il tavolo. Perché quando un’azienda pubblica ti dice “questo o niente”, il dovere morale è dire “niente, grazie” e difendere la dignità dei cittadini.

«Non è più una questione di treni — ha tuonato il prof. Salvatore Alaia, portavoce del Comitato E(A)Vitiamolo di Sperone — ma di rispetto. Qui si calpestano diritti, si mortifica un territorio intero. Parlano di riapertura, ma stanno firmando la condanna a morte della Baiano. E se pensano che la gente del Baianese resti ferma, si sbagliano di grosso: ci muoveremo, con la voce e con i fatti. Questa non è più una protesta, è una battaglia di civiltà».

Adesso i pendolari promettono battaglia. Manifestazioni, esposti, proteste. E se, per colpa di scelte scellerate, devono vivere isolati come briganti, allora sì: saranno briganti fino alla fine. Briganti con la schiena dritta, contro chi gioca con i loro diritti al caldo di un ufficio, mentre fuori, al freddo e sotto la pioggia, c’è chi cerca solo di arrivare a scuola o a lavoro.

La linea Baiano non è solo una ferrovia. È una storia, una necessità, un diritto. E chi la vuole chiudere, se ne assuma la responsabilità davanti alla gente e davanti alla storia.

Perché prima o poi, anche i treni fermi fanno rumore.