LA TRILOGIA DI “SPIDER-MAN” DI SAM RAIMI (2002, 2004, 2007) LA SCELTA DEL CAST E LO SVILUPPO DEL FILM…

LA TRILOGIA DI “SPIDER MAN” DI SAM RAIMI (2002, 2004, 2007) LA SCELTA DEL CAST E LO SVILUPPO DEL FILM…

di Sebastiano Gaglione

La trilogia di Sam Raimi è una delle più importanti del panorama cinematografico hollywoodiano.

Questa saga non si limita ad essere semplicemente una delle migliori trilogie di sempre, ma è una capostipite (insieme al Batman di Burton) dei cinecomic moderni e, in particolar modo, dei cinecomic d’autore.

 

Sam Raimi, già reo del successo del cult horror “La casa”, con questa trilogia diede vita al miglior Spider-man di sempre, con il suo stile ricco di pathos e della giusta dose di humor.

Nel corso del tempo si susseguirono diversi tentativi per portare il personaggio del tessiragnatele al cinema, tra cui una sceneggiatura scritta da James Cameron in persona, il quale alla fine preferì concentrarsi su altri progetti.

In alcune interviste, Raimi confessò che la Sony decise di incontrarlo solo in seguito ai rifiuti che la major ricevette dagli altri candidati principali (tra cui Chris Columbus e David Fincher, con quest’ultimo rifiutatosi perchè voleva adattare sul grande schermo la morte di Gwen Stacy, che Sony riprenderà diversi anni dopo con il secondo capitolo del reboot del franchise “The Amazing Spider-man”).

Nei piani iniziali, James Franco avrebbe dovuto interpretare il protagonista e  Nicolas Cage, invece, la parte di Norman Osborn. Alla fine, ad essere scelti nelle rispettive parti, furono Tobey Maguire e Willem Dafoe, con Franco chiamato a ricoprire il ruolo di Harry Osborn.

 

SPIDER-MAN (2004)

LA TRILOGIA DI “SPIDER MAN” DI SAM RAIMI (2002, 2004, 2007) LA SCELTA DEL CAST E LO SVILUPPO DEL FILM…Il primo capitolo non si scorda mai. Può un film basato su un supereroe adattarsi ad una visione registica sostanzialmente horror? Assolutamente sì.

In questo film Raimi si prende tutto il tempo necessario per narrare le origini dell’eroe.

Le scelte di casting si rivelarono assolutamente perfette: Norman Osborn alias Goblin interpretato da Willem Dafoe, Kirsten Dunst nei panni di Mary Jane Watson e un mitico J.K. Simmons che trova il “ruolo della propria vita” nei panni dell’avaro editore J. Jonah Jameson.

La scrittura del personaggio di Peter Parker permette allo spettatore di immedesimarsi molto con ciò che si ritrova a vivere: Peter è un ragazzo mediocre, alle prese con le problematiche adolescenziali; il passaggio dal liceo al college, il primo amore, la necessità di trovare un lavoro che gli possa garantire una certa indipendenza economica, anche in relazione alle casse finanziarie aggravate della zia ecc.

Il villain del film, Goblin, riprende il “gioco delle parti” del dottor Jekill e mr. Hyde con un Willem Dafoe che rappresenta sul grande schermo in maniera a dir poco perfetta il dualismo interiore tra la figura di Norman Osborn e quella del suo alter-ego, Goblin.

Il film affronta sopratutto il senso di colpa di Peter, reo di non aver fermato l’assassino di suo zio.

Un senso di colpa che lo porterà a farsi vendetta da solo; una sensazione che, ad ogni modo, gli farà prendere consapevolezza del fatto che la vendetta non gli restituirà suo zio, né lo aiuterà sentirsi meglio.

In questo lungometraggio Peter capisce davvero che da un grande potere, derivano grandi responsabilità, abbracciando l’eredità morale di zio Ben.

Il ragazzino impacciato diventa uomo. Egli comprende che i veri eroi sono destinati ad una vita di sacrificio e di responsabilità (motivo per cui alla fine capisce che una relazione con Mary Jane non funzionerebbe e non farebbe altro che metterla in pericolo). Il nostro comprende la strada che deve intraprendere: la via dell’eroe.

Perché non ha importanza se alla fine gli stessi cittadini che l’eroe difende lo odieranno al primo passo falso. A Spider-man non importa semplicemente perché lui fa ciò che è giusto.

Da notare come all’interno del film, non manchino i cosiddetti “momenti jumpscare”, a sottolineare il fatto di come il regista sia riuscito perfettamente ad incanalare il genere di cui è maestro, l’horror, in un cinecomic (donandogli una linfa tutta sua).

Il film è un continuo susseguirsi di scene iconiche; ma in particolar modo, la scena del bacio capovolto tra Spider-man e Mary Jane resterà per sempre nell’immaginario collettivo dei migliori baci della storia di Hollywood.

In definitiva, Spider-man (2002) di Sam Raimi è il sommo precursore che ha dato vita all’epoca Marvel che oggi noi tutti conosciamo.

 

SPIDER-MAN 2 (2004)

LA TRILOGIA DI “SPIDER MAN” DI SAM RAIMI (2002, 2004, 2007) LA SCELTA DEL CAST E LO SVILUPPO DEL FILM…Lo Spider-man di Raimi trova la sua consacrazione definitiva nel secondo capitolo della saga, sia a livello iconografico che caratteriale.

Questa seconda pellicola, che ancora oggi rappresenta il miglior cinecomic di sempre (a pari merito con il secondo capitolo deli oltre i propri limiti a portarlo a diventare un freak e a perdere tutto ciò che ha. Il film viene im cavaliere oscuro di Nolan) sembra a tutti gli effetti un fumetto in movimento. Questo secondo film esplora il contrasto interiore di Peter Parker, alle prese con dei problemi d’identità a tratti amletici: essere o non essere Spider-man, è questo il problema. Peter è estremamente combattuto da un conflitto interiore: percorrere la strada dell’eroe e, di conseguenza, vivere una vita di sacrifici, lo porta a pensare sempre al bene delle altre persone e mai al suo. Quindi è combattuto.

Ottenere ciò che desidera in quanto uomo (svolgendo dunque una vita semplice e normale) oppure continuare a battersi per gli altri all’insegna della fatidica massima di zio Ben, “da grandi poteri, derivano grandi responsabilità?

C’è una sorta di conflitto d’identità: essere Peter Parker o Spider-man?

Questo dilemma lo porterà ad intraprendere stavolta il percorso di formazione dell’eroe; percorso durante il quale perderà addirittura i suoi poteri, ma che alla fine lo porterà a scegliere davvero chi vuol essere, ancor prima che come eroe, come uomo. L’ottima riuscita del film si deve soprattutto ad uno straordinario Alfred Molina, che ha fatto del suo Doctor Octopus un villain dotato di una morale fuori dal comune e che permette, in maniera molto esemplificata, allo spettatore di immedesimarsi totalmente con il personaggio. Il Doc Ock di Molina è un uomo che fa della sua ambizione il suo punto di forza, ma al contempo la sua condanna, in quanto sarà proprio questa voglia di spingerspreziosito anche da effetti speciali all’avanguardia per il tempo e da coreografie perfettamente riprese dai fumetti, per non parlare dell’interazione tra protagonista e villain, in un gioco della parti assimilabile, a tratti, quasi ad un rapporto padre-figlio.

Iconica è la scena dello scontro tra i due sul treno, in cui viene omaggiato anche l’amore viscerale che c’è tra la città di New York ed il suo paladino prediletto.

Spider-Man 2 (2004) di Sam Raimi resta ancora oggi un muro invalicabile per i cinecomic moderni: è uno di quei film che ha fatto davvero scuola per gli amanti del genere e non. È uno di quei film che ti restano dentro, per sempre.