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Quando le urne non perdonano: fuori big, ex fedelissimi, veterani e debuttanti mancati
Il responso delle urne è arrivato, e come sempre non guarda in faccia nessuno: la nuova Assemblea regionale della Campania cambia pelle e lascia fuori un numero impressionante di nomi pesanti, aspiranti ritorni e veterani della politica locale. Insomma, il voto 2025 non ha risparmiato nessuno: né chi puntava alla riconferma, né chi sperava di rientrare in corsa con colpi di coda dell’ultimo minuto.
Le elezioni che hanno decretato la vittoria di Roberto Fico su Edmondo Cirielli ridisegnano anche la mappa del potere regionale, lasciando fuori figure di spicco come Severino Nappi, Marco Nonno, Armando Cesaro e Peppe Sommese, solo per citare i più noti. E il conto degli esclusi continua a salire.
I grandi esclusi del centrodestra
Il centrodestra è la “zona rossa” degli esclusi eccellenti.
Fuori Severino Nappi, ex assessore al Lavoro e capogruppo uscente della Lega, che si ferma a 7.737 preferenze.
Non va meglio a Marco Nonno, uomo simbolo di Pianura, primo dei non eletti in Fratelli d’Italia con 9.605 voti.
Restano fuori anche:
• Ione Abbatangelo (7.881 voti)
• Massimo Ianniciello (5.734)
• Carmela Rescigno (6.265)
• Franco Cascone (12.048)
• Gianfranco Librandi (8.185)
• Salvatore Guangi (8.065)
E poi c’è il caso Pasquale Di Fenza, ormai noto per le sue performance su TikTok: solo 1.208 preferenze. Una débâcle.
Casa Riformista: fuori Armando Cesaro
Il ritorno del “giovane Cesaro” non si concretizza: Armando Cesaro resta fuori nonostante quasi 15.000 voti.
Con lui fuori anche:
• Sergio Colella (2.300 voti)
• Maria Grazia Di Scala (2.232)
La Lega perde una candidatura simbolo: fuori Daniela Di Maggio
Daniela Di Maggio, madre di Giovanbattista Cutolo (Giogiò), vittima innocente di camorra, raccoglie 964 voti e resta fuori.
Una candidatura simbolica, ma non sufficiente ad entrare in Consiglio.
Il terremoto in casa De Luca: una lista forte… che non basta
La lista “A Testa Alta” dell’ex governatore De Luca ottiene un ottimo 8,34% con 167mila voti, ma non riesce a salvare i fedelissimi.
Fuori:
• Rossella Casillo, figlia dell’ex vicepresidente del Consiglio regionale Tommaso Casillo, prima dei non eletti con 16.018 voti
• Vittoria Lettieri, figlia del sindaco di Acerra, nonostante 14.323 voti
• Carmine Mocerino (11.033)
• Diego Venanzoni (10.977)
Centrosinistra: esclusi eccellenti anche qui
Nel PD resta fuori per un soffio Enza Amato, presidente del Consiglio comunale di Napoli, con 14.438 preferenze. Potrebbe rientrare più avanti, ma per ora resta fuori.
Stessa sorte per l’ex consigliere regionale Antonio Marciano (9.200 voti).
Niente da fare nemmeno per:
• Giuseppe Sommese
• Fulvio Frezza
• Luigi Cirillo (4.444 voti)
• Luigi Gallo (2.255 voti), ex deputato M5S
E poi l’addio alle istituzioni di Valeria Ciarambino, dopo 10 anni di impegno politico: 3.400 preferenze, insufficienti per tornare in Consiglio.
AVS – Alleanza Verdi e Sinistra: sfuma tutto
Restano fuori:
• Souzan Fatayer (5.094 voti)
• Sergio D’Angelo (4.000)
• Roberta Gaeta (3.980)
• Marco Esposito (2.033)
Campania Popolare: elezione sfumata per pochi voti
Il candidato presidente Giuliano Granato ottiene un ottimo risultato personale e un 2,39% di lista, oltre 25.000 voti.
Ma non basta: la soglia del 2,5% ferma tutto.
Maria Rosaria Boccia: solo 89 voti
L’imprenditrice, coinvolta nel caso Sangiuliano, ottiene appena 89 preferenze con la lista Bandecchi.
Lei però rilancia sui social:
«Andiamo avanti, il progetto continua.»
Le esclusioni nelle province
Salerno
• Tommaso Pellegrino (15.610 voti)
• Gianfranco Valiante (3.202)
• Nunzio Carpentieri (3.567)
Caserta
• Alfonso Piscitelli (3.753), ex FdI oggi Lega
Avellino
• Laura Nargi, sindaco di Avellino (5.545)
• Gianluca Festa, ex sindaco (5.398)
• Vincenzo Ciampi (3.129), ex consigliere regionale M5S
Conclusione: un “rinnovamento” che lascia molti a bocca aperta
Tra riconferme mancate, delusioni eccellenti e flop clamorosi, il nuovo Consiglio regionale della Campania esce dalle urne profondamente trasformato.
Qualcuno lo chiama “rinnovamento”, altri “falciata”, altri ancora — più pragmaticamente — “la dura legge delle urne”.
Una cosa è certa:
stavolta la lista degli esclusi è più lunga di quella degli eletti.
