Bingo di circa due milioni per le casse comunali di Tufino. La Citta’ Metropolitana di Napoli riconosce il debito-Sapna.

Bingo di circa due milioni per le casse comunali di Tufino. La Citta’ Metropolitana di Napoli riconosce il debito Sapna.

Bingo di circa due milioni per le casse comunali di Tufino. La Citta’ Metropolitana di Napoli riconosce il debito Sapna.di Gianni Amodeo

Una “storia”, che merita di essere raccontata. E’ quella del gradito “pacco” di un milione e 781 mila euro destinato all’amministrazione comunale; è il “pacco” che “quantifica” l’entità del debito, la cui legittimità é stata riconosciuta dal Consiglio della Città metropolitana di Napoli, che ha appena approvato- a pareggio e con il consistente avanzo di amministrazione per oltre 700 milioni- il documento di rendiconto di gestione per il 2016. E’ il riconoscimento di legittimità, che conclude un lungo itinerario, certificando in pieno la fondatezza delle civica amministrazione rispetto alla Sapna, la società pubblica dedicata alla gestione dell’impiantistica per il trattamento dei rifiuti solidi urbani interamente partecipata dalla Provincia di Napoli, a cui è subentrata la Città metropolitana.

Sono rivendicazioni, quelle convalidate, che seguono il contenzioso attivato dall’amministrazione comunale, con la GiuntaMascolo, nei confronti della Sapna, resasi morosa nei confronti dell’Ente di via Municipio nell’osservanza del versamento dei canoni per le quote di ristoro, a compensazione dell’attività gestionale delle strutture dello Stir, il sistema di tritovagliatura, operante nella località di Paenzano; quote di ristoro a favore del Comune e previste dalla normativa in materia, per le quali, tuttavia, la Sapna incassava regolarmente dai Comuni le dovute spettanze tariffarie per i conferimenti nelle strutture dello Stir.

In questo contesto si registrò, circa cinque anni fa, anche la paradossale situazione, per la quale la Sapna mosse all’Ente di via Municipio addirittura contestazioni di danneggiamento per interruzione di pubblico servizio, allorché l’amministrazione comunale dispose il provvisorio blocco di conferimento dei rifiuti allo Stir per ragioni di pubblico interesse igienico e ambientale. Un intervento reso necessario per i conferimenti che venivano fatti sempre più in modo anomalo e contra legem con auto compattatori che immettevano nelle strutture dello Stir ciclo lavorativo materiali per nulla differenziati o scarsamente differenziati e con la presenza di vernici e sostanze ad alto indice di tossicità, moltiplicando l’effetto delle ricadute negative sia per il ciclo lavorativo che, e più in generale, per l’ambiente, specie per il percolato che s’infiltrava nel suolo.

Che il Consiglio della Città metropolitana di Napoli abbia compiuto una scelta dovuta, torna utile per l’amministrazione, attualmente in regime commissariale, la cui titolarità è affidata al vice-prefetto Ida Carbone. La partita, tuttavia, non si é conclusa con il voto dell’assemblea di Santa Maria La Nova per il riconoscimento dei diritti di Tufino. In realtà, il conto per le quote di ristoro del sistema-Stir e, prima ancora della produzione del combustibile derivato dai rifiuti- il comune cidierre – resta ancora aperta, ma nei confronti della Presidenza del Consiglio dei Ministri.

E’ un conto che, secondo alcune attendibili stime, ammonta a cinque milioni di euro, al netto degli interessi maturati, relativi alle quote di ristoro mai incamerate dall’amministrazione e, in particolare, nella lunga fase dell’emergenza-rifiuti che in Campania toccò l’apice tra il 2001 e il 2008 , a cui si “accompagnò” il commissariamento dell’intero sistema per la raccolta e il trattamento dei rifiuti, con la rete dei Consorzi pubblici distribuiti sui territori che hanno bruciato ingentissime risorse per il solo mantenimento degli apparati super-burocratici, per non dire dei Consigli di amministrazione a cui componenti per anni sono attribuite indennità mensili più che sostanziose.

E’ un “tesoro”, più che un “tesoretto”, per il piccolo Comune tufinese, se e quando ne potrà disporre. E si ricorderà che la Giunta Esposito, a fronte della crisi di liquidità economica che rischiava di non garantire le retribuzioni stipendiali ai dipendenti dell’amministrazione e sulla scorta di una sentenza esecutiva del Tar, tra il 2015 e il 2016 ha fatto eseguire il pignoramento, presso la Banca d’Italia, dell’ingente somma spettante all’Ente di via Municipio. Dal canto suo, la Presidenza del Consiglio dei Ministri, pur riconoscendo la validità delle rivendicazioni dell’amministrazione comunale ad incassare la cospicua somma, oppone l’impossibilità a farvi fronte, non avendo mai incassato quanto dovuto dagli Enti territoriali, che per anni hanno utilizzato il sistema-Cdr, “convertito” in sistema-Stir, tra cui Napoli e tante altre città medie dell’area metropolitana. E , nota a margine, l’ex-sindaco Franco Esposito, in uno con l’azione di pignoramento, avrebbe espresso anche la volontà di rinunciare agli interessi maturati, pur di far incamerare all’Ente di via Municipio le spettanze dovute.

Di certo, è un giro che ha il senso dello “scarica responsabilità” e dello sberleffo alla legalità. Uno strambo moto circolare tutto “interno” alle istituzioni.