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Baianese, 30 agosto 2025 – Nei campi del Baianese, tra noccioleti che per secoli hanno rappresentato ricchezza e identità per intere comunità, oggi si respira preoccupazione. Al nostro fianco, durante un sopralluogo tra i terreni, Salvatore Alaia, che si batte per la difesa di questa coltura simbolo.
La nocciola del Baianese, rinomata per qualità e legata a un’economia rurale fatta di piccoli produttori e tradizioni familiari, sta vivendo una delle fasi più difficili della sua storia recente.
I problemi del settore
Il cambiamento climatico è il primo nemico: estati torride, primavere instabili, piogge improvvise e grandinate hanno ridotto le rese, alterando la qualità del prodotto. A questo si aggiungono i danni provocati dalla cimice asiatica e da altri parassiti che mettono in ginocchio le piante.
Non meno pesanti i costi di gestione sempre più alti, a fronte di un prezzo riconosciuto ai produttori spesso insostenibile. «Il rischio – avverte Alaia – è di vedere i nostri noccioleti abbandonati, trasformati in terreni incolti. Sarebbe una perdita enorme, non solo economica, ma anche culturale e paesaggistica».
Tradizione a rischio
Nel Baianese la coltivazione della nocciola non è mai stata solo agricoltura, ma parte integrante della vita sociale: feste, riti, economie familiari. Per questo la crisi pesa come una ferita identitaria.
«I giovani non si avvicinano più alla terra – aggiunge Alaia – perché non vedono prospettive. Ma senza un ricambio generazionale e senza il sostegno delle istituzioni, rischiamo di perdere un patrimonio secolare».
Le possibili soluzioni
Le proposte guardano a cooperazione tra produttori, innovazione e ricerca, strumenti per contrastare i parassiti e adattarsi ai cambiamenti climatici. Ma anche al bisogno di una filiera corta, capace di garantire prezzi equi e valorizzare la nocciola del Baianese come marchio identitario.
Un patrimonio da difendere
Il futuro dei noccioleti del Baianese non riguarda solo chi li coltiva, ma l’intera comunità: preservare questa eccellenza significa difendere il paesaggio, la storia e l’economia locale.
«La nocciola – conclude Alaia – non è soltanto un frutto, ma un pezzo della nostra anima. Dobbiamo fare di tutto per salvarla».
