Riceviamo e pubblichiamo. I componenti dimissionari del consiglio direttivo dell’associazione Maio di Santo Stefano, Carlo Borea, Giuseppina De Laurentiis, Pasquale Tarantino, Masucci Salvatore e Carmine Monteforte, in riferimento alle elezioni del nuovo presidente dell’associazione sopra indicata ribadiscono i motivi delle loro dimissioni già verbalizzate. L’assemblea dell’Associazione majo di domenica 11 Maggio 2014 è stata caratterizzata da un clima di lacerazione e di confusione che ci ha lasciato sgomenti. Per fortuna, grazie a un recupero di buon senso, siamo riusciti a stemperare la tensione ed eleggere i 13 componenti del direttivo. Abbiamo, poi, convenuto di dover dare prova di responsabilità, superando le divisioni per restituire serenità e credibilità all’associazione e alla festa del maio. L’elezione del presidente all’unanimità sarebbe stato un messaggio convincente della ritrovata volontà a essere uniti. Questo l’intento e la speranza. Purtroppo non è stato così.
Durante la riunione del direttivo, avvenuta Mercoledì 14 Maggio 2014, dopo aver costatato che Vi erano due candidature che creavano una divisione dello stesso, abbiamo cercato, in tre ore di discussione, di convincere i presenti, che il presidente dell’associazione doveva essere condiviso da tutti, principio che è alla base di tutte le nomine delle associazioni che operano nel sociale.
Per questo, è stato proposto anche il nome di Alfonso Colucci, giovane da sempre impegnato nella festa del Maio. Tentativo andato a vuoto: Colucci ha incassato soltanto i nostri sei voti, con sette contrari.
La nostra speranza di unità è naufragata rispetto alla volontà degli altri consiglieri di eleggere il presidente a tutti i costi con il metodo del “voto a maggioranza”. Una forzatura inaccettabile che ha portato a un risultato disastroso: l’associazione ne esce a pezzi e la festa del majo danneggiata. Un comportamento incomprensibile per la comunità, che ne esce scoraggiata, avvilita e amareggiata.
Questa “arroganza” nel voler vincere per forza, ci ha umiliati: abbiamo percepito, nel loro voler primeggiare, quel senso di “onnipotenza” incompatibile per un’associazione che fonda tutta la sua ragione d’essere nell’assoluta eguaglianza e rispetto per tutti. Delusi e scoraggiati, abbiamo ritenuto inutile la nostra presenza nel direttivo e insignificante il nostro ruolo: da qui le dimissioni.
La conferma delle nostre ragioni è stata avallata dal fatto che, nel giro di 24 ore, si sono dimessi altri tre consiglieri, abbassando di fatto il consiglio direttivo a meno della metà.
Il danno maggiore è la delegittimazione dell’associazione, che non è più rappresentativa delle forze che portano avanti la festa, ma delle tessere. Lo smarrimento del suo ruolo propulsivo è sotto gli occhi di tutti: la festa va avanti e sarà più bella di prima, perché vi è l’impegno, la fatica, la fede del popolo di Baiano. Una profonda riflessione è necessaria, fatta con chi ha responsabilità istituzionali. E’ l’invito che rivolgiamo al sindaco, anche in funzione del percorso che dovrà portare alla Carta del Maio.