Nocciola, nuovi impianti per salvare la produzione. La Provincia sosterrà il progetto dei Comuni del Vallo di Lauro

Nocciola, nuovi impianti per salvare la produzione. La Provincia sosterrà il progetto dei Comuni del Vallo di Lauro

MARZANO DI NOLA- Il nocciolo ha un futuro nel Vallo di Lauro e nell’area della Bassa Irpinia?. Alla domanda su cui si è sviluppato sabato sera un convegno nell’ambito della Diciasettesima Edizione della rassegna “Il Nocciolo e le strade dei forni”, finanziata dal Poc della Regione Campania insieme ad altri cinque municipi a Marzano di Nola e’ arrivata una doppia risposta. Quella dei sindaci e quella dei tecnici. Lo stesso primo cittadino di Marzano Franco Addeo, che nella sua veste di capo di Gabinetto della Provincia di Avellino qualche settimana fa e’ stato in visita a Caprarola, una delle zone più ricche di prodotto, ha annunciato che saranno i Comuni e quindi gli enti pubblici a salvare il nocciolo. O almeno ci tenteranno. Così partendo dal concetto che i maggiori problemi al calo della produzione di nocciole sulla zona incide la vetusta’ degli impianti ha annunciato che in un’area di circa 4000 metri quadrati di proprietà comunale ci.sara’ un vero e proprio.esperimento: l’innesto, dopo aver estirpato i vecchi impianti, di nuove piante di nocciolo di due categorie. All’ iniziativa dovrebbero far presto riferimento anche i sindaci dei paesi limitrofi, ovvero Antonio Mercogliano di Pago Vallo Lauro e Antonio Corbisiero di Domicella. A spiegare il progetto e’ stato proprio il sindaco Franco Addeo, aprendo i lavori del dibattito: ” “Le condizioni climatiche di questi territori consentivano di realizzare raccolti straordinari- ha esordito nel suo intervento il sindaco Addeo- Per esperienza personale diretta facevo in un moggio di terreno, composto da quattromila metri quadrati almeno venti quintali di nocciole, senza mai concimare. Una vera benedizione del Signore. Da qualche anno stiamo vivendo molte difficoltà legate alla carenza di produzione. Quale è la causa, che ci fa correre il rischio di uscire dal mercato corilicolo? Le motivazioni sono a mio giudizio legate alla vetusta’ degli impianti. I nostri impianti hanno un’età media di settanta anni. Nel Vallo di Lauro e’ questo il motivo insieme alle condizioni climatiche e all’aggressione insettivora di questa carenza. Sempre per esperienza diretta vi informo che sempre in un moggio di terreno per il terzo anno consecutivo non ho raggiunto i due quintali di nocciole. Per cui il primo obiettivo da realizzare è quello di reimpiantare le colture, stando anche attenti a saper scegliere quali: la mortarella, la cambonica, la San Giovanni o questa nuova coltura, la “tonda francescana” di cui si inizia a parlare in modo diffuso. Quanto il clima incida sulla qualità del Nocciolo e non ultimo l’attività che deve preparare e precedere la crescita delle stesse colture”. Addeo ha rammentato della sua missione in terra di Tuscia, a Caprarola, dove è stato come lui stesso si è definito, un “inviato speciale” del presidente della Provincia Rino Buonopane: “Caprarola oggi rappresenta quello che il Fossato, il Vallo di Lauro, il Baianese e l’alto nolano rappresentavano trenta anni fa. Sono emergenti perché le piante sono nel pieno della produzione. A Caprarola ho potuto vedere che ci sono degli impianti la cui età massima arriva a venti anni, noi lavoriamo su noccioleti che hanno più di settanta anni. E’ impossibile trarre produzione da queste piante. E’ facile dire: estirpiamo e reimpiantiamo. Perché per creare nuovi impianti servono delle finanze. Credo però che debba essere dovere degli enti locali, degli amministratori, farsi carico della problematica del Nocciolo, che rappresenta l’attività di base primaria per il nostro territorio. Ma anche perché attraverso il Nocciolo si deve recuperare la socialità, realizzare il programma di salvaguardia ambientale, recuperare i valori della solidarietà. Gli enti locali credo che debbano essere gli attori principali”. Da qui la proposta che ha già ottenuto l’ok da Palazzo Caracciolo: ” Vorrei- ha continuato Addeo- a nome dell’amministrazione comunale, realizzare una esperienza nell’agricoltura, per verificare la fattibilità di quanto stiamo dicendo. Cioè estirpare i nocelleti dove si trovano i vecchi impianti e realizzarne di nuovi. Capire cioè se insistere ancora sulla varietà mortarella o dare spazio a questa tonda francescana. Il Comune di Marzano di Nola e’ pronto a fare un’esperienza concreta su terreni di proprietà comunale per i nuovi impianti. Faremo questa esperienza su un moggio.di terreno (quattromila metri) realizzeremo un impianto di irrigazione sotterraneo, metteremo a coltivazione per una metà la cultivar mortarella, un altro mezzo moggio ad una cultivar da individuare e probabilmente proprio la tonda francescana. Per fare ciò è necessario impegnare risorse. Il Comune di Marzano avvierà questo progetto e al presidente Buonopane chiediamo che la Provincia possa concorrere ad una sperimentazione che riguarda sia il Comune di Marzano che quelli di Pago e Domicella. L’augurio è che questi nuovi impianti possano portare una produzione che sia dunque da esempio anche per i produttori di tutta la zona”. Le sinergie istituzionali e il legame con l’Irpinia sono state apprezzate dal sindaco di Visciano Sabato Trinchese, che ha ricordato come sia importante sollecitare la sostituzione degli impianti come risposta alla crisi del settore e alla nuova emergenza della cimice asiatica. Per cui ogni inziativa di sostegno istituzionale va incentivata. Piena adesione all’iniziativa e soprattutto apprezzamento per la proposta del sindaco di Marzano Franco Addeo e’ stata confermata anche dal vicesindaco di Domicella Fabio Peluso. Il sindaco del comune capofila del Poc, il primo cittadino di Pago Vallo Lauro Antonio Mercogliano , ha ricordato come il progetto nasca storicamente dalla iniziativa ideata proprio dal Comune di Marzano di Nola: “La questione del Nocciolo e della sua coltura è un punto focale della nostra economia. Perché si basa essenzialmente su una vocazione agricola, costituisce una problematica che riguarda il tessuto socio-economico del Vallo di Lauro. Per cui la crisi delle imprese agricole ha un effetto anche sullo spopolamento e sulla migrazione”. Importanti contributi tecnici sono venuti da Nicola Casciello, ex ispettore fitosanitario della Regione Campania, Giampaolo Rubinaccio, produttore e componente di Ortofrutta Italia, Rosario D’Acunto, presidente della rete nazionale “Città della Nocciola” e dal docente universitario Giuseppe Celano.Per il presidente della Provincia Rizieri Rino Buonopane si tratta di un “film gia’ visto”, riferendosi alla stessa crisi causata a Montella dal cinipide: “La castagna, quella reale di Montella che è una Igp- ha spiegato il presidente Buonopane- ha affrontato negli ultimi quindici anni difficoltà come quelle che ho ascoltato stasera. Difficoltà affrontate con spirito di iniziative dei singoli. Non eravamo pronti ad affrontare l’arrivo del cinipide. Non lo eravamo perché si è sempre immaginato che ognuno si potesse salvare da solo. Ogni operatore della filiera aveva immaginato che non sarebbero mai arrivati problemi. Poi invece è arrivato. Abbiamo attraversato un periodo difficilissimo. Pensate che quella reale dava il cinquanta per cento della produzione nazionale. Non era certo poca cosa. Ora il venticinque per cento di quella quote era della “reale”, della Igp di Montella. Oggi i numeri sono ben diversi. Poi i problemi.di mercato, climatici, i problemi di immaginare la sostituzione degli impianti. In questo siete fortunati, perché immaginare la sostituzione degli impianti da noi e’ qualcosa di più complicato, perché abbiamo castagneti che sono secolari. Però una cosa mi permetto di dirla pur non essendo esperto. Ho sentito parlare di diverse varietà. Certamente ogni approccio deve essere scientifico e non lasciato all’esperienza o all’intuito del singolo. Ad un certo punto qualche tecnico ha anche pensato di impiantare in sostituzione della “reale” la bouche, cancellando la storia, la cultura e la tradizione di un prodotto che a metà degli anni ottanta era già una doc, il primo prodotto ortofrutticolo in Italia ad avere quel riconoscimento. A metà degli anni 90 arriva l’Igp. Ora, ho sentito parlare di diverse varietà, come se riguardasse soltanto l’obiettivo della quantità di produzione. Questo è certamente un dato importante ma lo è anche immaginare, se rimpianto deve esserci, puntare sulla qualità. Perché, signori, le sfide che oggi siamo chiamati ad affrontare sono appunto quelle della qualità. Sui mercati internazionali non possiamo competere senza qualità. Quindi è fondamentale l’approccio scientifico, teso ad individuare la giusta cultivar, che possa garantire contemporaneamente quantità e anche qualità. Mi permetto di suggerire che nel principio che nessuno si salva da solo, occorre puntare ad una rete dove la parte pubblica deve assumersi la responsabilità in cui tutti stanno dentro. L’ulteriore passaggio e’ quello di uno strumento che sia si tutela e valorizzazione. Il punto fondamentale è quello di un Consorzio, che tutela e valorizza. Se avessimo avuto a Montella un Consorzio nel momento in cui e’ arrivato il cinipide, probabilmente avremmo impiegato meno anni per combatterlo e trovare le soluzioni più opportune. Non eravamo pronti. Però quello ci è servito, perché oggi lo abbiamo costituito. Abbiamo capito quanto fosse importante stare insieme con un disciplinare, con delle regole, garantendo un prodotto e puntando sulla qualità”. E sulla richiesta fatta dal sindaco di Marzano Buonopane ha assicurato: “Non mi sottraggo alla richiesta di un territorio, ovviamente quella fatta dal sindaco di Marzano. Certamente la Provincia può fare la sua parte, se l’obiettivo è quello di fare un modello di nuovo impianto, sperimentale. Non credo neanche che la Regione debba essere tenuta fuori. A maggior ragione la Regione va chiamata in causa. La Regione andrebbe chiamata in causa per tante altre questioni. Non so se state seguendo la vicenda della Dop Campania. E’ imbarazzante il silenzio silenzio un territorio e di riferimenti istituzionali che dovrebbero invece garantire una qualità che noi ad Avellino abbiamo ottenuto negli anni. Mi riferisco alle tre Docg, purtroppo. Occorre fare una critica, farsi portatori di interesse e occorre, se necessario, anche farsi sentire in Regione, perché deve fare la sua parte. Certamente la Provincia ci sarà. Mettiamo su un progetto su territori che siano di proprietà comunali, immaginando anche forme di irrigazione, aprendosi ad una tecnologia diversa. In quel supporto tecnico. Una prerogativa della Provincia è quella di fare assistenza tecnica ai Comuni, possiamo immaginare di impegnare dei fondi per questo progetto. Quindi la Provincia c’è e ci sarà per questo progetto”.