Entro il 20 luglio le dimissioni dei sindaci in corso per le regionali. In provincia di Avellino è arrivato il momento delle scelte per Franza e Spera, ma anche per Spagnuolo, Santoli e D’Alessio

Entro il 20 luglio le dimissioni dei sindaci in corso per le regionali. In provincia di Avellino è arrivato il momento delle scelte per Franza e Spera, ma anche per Spagnuolo, Santoli e D’Alessio

I sindaci della Campania intenzionati a candidarsi alle prossime elezioni regionali dovranno lasciare la carica entro il 20 luglio 2025. Lo stabilisce la nuova legge elettorale regionale approvata a novembre dello scorso anno, che introduce una modifica significativa rispetto al passato: l’obbligo di cessazione dalla funzione di primo cittadino vale per tutti, anche per chi amministra Comuni con meno di 5mila abitanti.
Per i sindaci della provincia di Avellino  che ambiscono a un seggio a Palazzo Santa Lucia si apre dunque un bivio politico e amministrativo: restare alla guida del proprio Comune oppure puntare alla Regione, rinunciando anzitempo al proprio mandato. Una scelta che, in molti casi, rischia di lasciare vuoti amministrativi in territori già fragili, con ripercussioni non secondarie sul funzionamento degli enti locali. Tra i possibili candidati alle regionali c’erano  tra gli altri nel centrosinistra il sindaco di Ariano Irpino Enrico Franza, ma anche quello di Grottaminarda Marcantonio Spera che è anche consigliere provinciale,  nel centrodestra i primi cittadini  di Atripalda Paolo Spagnuolo, di Santo Stefano del Sole Gerardo Santoli anche egli consigliere provinciale e  di Mercogliano Vittorio D’Alessio presidente ATO. Tutti sindaci che devono rinunciare alla candidatura  almeno di un intervento del Tar o di pressioni romane che imporranno la corsa per  palazzo Santa Lucia.
La norma ha sollevato non poche polemiche, tanto che anche il Ministero dell’Interno ha espresso perplessità sul provvedimento, ritenendo troppo restrittiva la scelta di non escludere i piccoli Comuni dalla regola delle dimissioni obbligatorie.
Il testo prevede che l’incompatibilità tra la carica di sindaco e la candidatura al Consiglio regionale debba essere sanata almeno 90 giorni prima della scadenza naturale della legislatura in corso, che, in Campania, ha preso il via il 20 ottobre 2020. Da qui la data chiave del 20 luglio, termine ultimo per mettersi in regola in vista della tornata elettorale.
Per i sindaci che ambiscono a un seggio a Palazzo Santa Lucia si apre dunque un bivio politico e amministrativo: restare alla guida del proprio Comune oppure puntare alla Regione, rinunciando anzitempo al proprio mandato. Una scelta che, in molti casi, rischia di lasciare vuoti amministrativi in territori già fragili, con ripercussioni non secondarie sul funzionamento degli enti locali.
La nuova legge elettorale campana, fin dalla sua approvazione, è stata oggetto di critiche trasversali: da una parte si sottolinea la volontà di garantire maggiore trasparenza e netta separazione tra ruoli istituzionali, dall’altra si denuncia un’eccessiva rigidità che penalizzerebbe soprattutto i territori periferici, dove la figura del sindaco resta spesso l’unico punto di riferimento politico attivo.