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L’8 ottobre 2001 resta impresso nella memoria collettiva come una delle date più tragiche della storia italiana recente.
Alle 8:10 del mattino, all’aeroporto di Milano Linate, due aerei si scontrarono sulla pista avvolta da una fitta nebbia. In pochi istanti si consumò un disastro che costò la vita a 118 persone, tra passeggeri, membri dell’equipaggio e lavoratori dell’aeroporto.
La dinamica dell’incidente
Un piccolo aereo Cessna Citation CJ2, partito da Milano e diretto in Lussemburgo, durante la fase di rullaggio imboccò per errore una pista secondaria chiusa alla vista dalla nebbia.
Nello stesso momento, un MD-87 della compagnia Scandinavian Airlines (SAS) stava decollando verso Copenaghen con 104 persone a bordo.
A causa della scarsa visibilità — meno di 200 metri — e della mancanza di un sistema radar di superficie funzionante, il Cessna entrò inavvertitamente sulla pista principale proprio mentre l’aereo SAS prendeva velocità per il decollo.
L’impatto fu devastante: il jet della SAS colpì in pieno il Cessna, prese fuoco e, pochi secondi dopo, si schiantò contro un edificio dell’ENAV (l’ente per l’assistenza al volo), dove morirono quattro persone al lavoro.
Le vittime e il dolore
Non ci furono sopravvissuti tra le persone a bordo dei due aerei.
Persero la vita 114 passeggeri e membri degli equipaggi, oltre a 4 dipendenti aeroportuali nel palazzo colpito.
Le vittime provenivano da 11 Paesi diversi: tra loro, molti italiani, ma anche cittadini scandinavi, tedeschi, britannici e francesi.
L’Italia intera si fermò. Il dolore e lo sconcerto furono immensi, anche perché l’incidente avvenne appena un mese dopo gli attentati dell’11 settembre, in un clima già segnato da paura e incertezza.
Le cause e le responsabilità
Le indagini successive rivelarono una catena di errori e mancanze strutturali:
assenza di radar di terra;
segnaletica orizzontale confusa;
insufficiente addestramento degli operatori;
e una comunicazione radio non chiara tra torre di controllo e piloti.
Nel 2004, il Tribunale di Milano condannò dirigenti ENAV, funzionari aeroportuali e personale SAS per disastro colposo plurimo.
Le pene variavano da 6 anni e mezzo a 8 anni di reclusione, poi confermate e parzialmente ridotte in Cassazione nel 2006.
Le conseguenze e le riforme
Da quella tragedia nacque un forte impulso al miglioramento della sicurezza aeroportuale in Italia e in Europa.
L’aeroporto di Linate fu dotato di nuovi sistemi radar di superficie (SMR), segnaletica potenziata, illuminazione di emergenza e procedure più rigide per la gestione del traffico in condizioni di scarsa visibilità.
Ogni anno, l’8 ottobre, Milano e le famiglie delle vittime ricordano la tragedia con una cerimonia presso il Parco Forlanini, dove sorge il Bosco dei Faggi, memoriale dedicato alle 118 vite spezzate.
La memoria
Il “disastro di Linate” non è solo un evento nella cronaca dell’aviazione, ma un simbolo del prezzo altissimo pagato all’errore umano e alla negligenza.
A distanza di oltre vent’anni, il suo ricordo continua a richiamare l’importanza della sicurezza, della responsabilità e della memoria condivisa.
“Il dolore non si cancella — ha detto un familiare durante una commemorazione — ma la memoria ci aiuta a dare un senso a ciò che non avrebbe dovuto accadere.”
