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Settantasette ore di terrore in mare, un atto terroristico che scosse il mondo, e una crisi diplomatica che mise alla prova l’orgoglio nazionale italiano.
Il 7 ottobre 1985 rimane una data scolpita nella storia contemporanea: il giorno del dirottamento della nave da crociera “Achille Lauro”, una tragedia che portò l’Italia al centro della scena internazionale.
Il dirottamento: una vacanza trasformata in incubo
La Achille Lauro, elegante nave da crociera della compagnia italiana Lauro Lines, era partita da Genova per un viaggio nel Mediterraneo con oltre 400 persone a bordo, tra passeggeri e membri dell’equipaggio.
Il 7 ottobre, mentre si trovava al largo delle coste egiziane, quattro terroristi palestinesi del Fronte per la Liberazione della Palestina (FLP) presero il controllo della nave, armati e pronti a tutto.
L’obiettivo dichiarato era la liberazione di 50 prigionieri palestinesi detenuti in Israele. Tuttavia, il dirottamento si trasformò ben presto in una tragedia umana e simbolica.
L’uccisione di Leon Klinghoffer
Tra i passeggeri si trovava Leon Klinghoffer, un cittadino americano di origini ebraiche, sessantanovenne, costretto su una sedia a rotelle.
Durante il sequestro, l’uomo fu ucciso a sangue freddo e gettato in mare, un gesto che suscitò orrore e indignazione in tutto il mondo.
La sua morte divenne il simbolo dell’assurdità del terrorismo e dell’innocenza colpita.
La mediazione italiana e la fine del sequestro
Grazie a una delicata trattativa diplomatica condotta dai servizi segreti italiani e dal governo egiziano, i terroristi accettarono di arrendersi in cambio di un passaggio aereo sicuro verso la Tunisia.
Sembrava la fine di un dramma, ma la vera tempesta stava per scoppiare poche ore dopo, a terra, in Sicilia.
La notte di Sigonella: l’Italia dice “no” agli Stati Uniti
Il 10 ottobre 1985, l’aereo egiziano con a bordo i terroristi e il leader dell’OLP Abu Abbas venne intercettato da caccia statunitensi e costretto ad atterrare nella base militare di Sigonella, in Sicilia.
A quel punto, le forze americane circondarono l’aereo per catturare i dirottatori, ma furono a loro volta circondate dai Carabinieri e dai militari italiani, in un confronto armato e teso durato ore.
Il presidente del Consiglio Bettino Craxi, in diretta comunicazione con gli Stati Uniti, rifiutò di consegnare i prigionieri agli americani, affermando la sovranità italiana sul proprio territorio.
Fu una crisi diplomatica senza precedenti tra due Paesi alleati, ma anche un episodio che segnò l’Italia come nazione capace di difendere il proprio diritto e la propria dignità.
Le conseguenze e la memoria
Il dirottamento dell’Achille Lauro ebbe un impatto profondo sulla politica internazionale e sul modo in cui il terrorismo venne percepito negli anni successivi.
Leon Klinghoffer divenne un simbolo mondiale delle vittime innocenti del fanatismo, e il suo nome è ricordato ogni anno in cerimonie commemorative negli Stati Uniti e in Israele.
Per l’Italia, quella dell’Achille Lauro e della crisi di Sigonella resta una delle pagine più complesse della storia repubblicana: un intreccio di coraggio, diplomazia e orgoglio nazionale, che ancora oggi suscita riflessione e dibattito.
Un’eredità che resiste
A quasi quarant’anni da quei fatti, il 7 ottobre 1985 continua a ricordarci quanto fragile possa essere la pace e quanto importante sia la difesa dei valori umani e democratici.
L’Achille Lauro non fu solo una nave dirottata: fu il palcoscenico su cui il mondo intero vide emergere la fermezza di un Paese e la tragica vulnerabilità delle vite innocenti.
