BAIANO. Parole emozionanti per il caro amico Umberto Esposito.

BAIANO. Parole emozionanti per il caro amico Umberto Esposito.

Questa mattina sul profilo Facebook del “Comitato Festa Santo Stefano” si leggono delle parole davvero emozionanti nei confronti di un caro amico baianese Umberto Esposito, scritte direttamente dal professor Antonio Vecchione, presidente del Circolo Sociale di Baiano. Ecco che be lo riportiamo di seguito.

Ricordo di Umberto Esposito: un amico.

Due giorni dopo la festa di S. Stefano del 3 agosto la comunità baianese piange la scomparsa di Umberto Esposito, un baianese autentico, socio del Circolo Sociale 1890, cittadino corretto e attivo, che per tutta la vita ha testimoniato la sua devozione per S. Stefano, il Nostro Protettore.

Umberto apparteneva a quella categoria di persone semplici, schiette, che si rapporta con gli altri sempre nella massima trasparenza. Il suo percorso di vita è stato limpido, come i valori che sono stati le sue stelle polari: famiglia, lavoro, rispetto per il prossimo, Fede.

Ho avuto la fortuna di conoscerlo fin dagli anni cinquanta, quando abitavamo entrambi nel quartiere popolare dei “vesuni”, in un cortile super affollato alla fine di uno stretto vicolo. All’epoca si viveva quasi all’aperto, in stretta correlazione gli uni con gli altri e le vite si intrecciavano e si univano in un quotidiano solidale. Quel modello di organizzazione sociale era fondato sulla conoscenza reciproca, sui rapporti personali, di parentela, di amicizia o di vicinanza. Ne derivava una condivisione di problemi, una comunanza di ideali e di stili di vita, una umana fratellanza nell’affrontare le difficoltà, una solidarietà e aiuto reciproco. Umberto, formato culturalmente in questo contesto, si è sempre distinto per disponibilità e generosità, segnalandosi nell’affermazione dei valori sociali condivisi. Il suo modo di porsi è sempre stato sereno, garbato, educato, rispettoso.

E’stato un lavoratore esemplare, instancabile e sempre pronto in ogni stagione e orario a prestare la sua opera. “La vita è lavoro”, è la sua testimonianza in sintesi, dal significato chiaro: il lavoro come “ragione di vita”, come “dovere civico”, come legittimazione sociale. Mai una lamentela o una protesta, come di chi è convinto che la realtà di tutti i giorni, quella che ti rende “uomo”, libero e autonomo, che ti pone in rapporto con gli altri, sia proprio il ruolo attivo nel lavoro che porti avanti.

Oltre al lavoro e alla splendida famiglia che ha saputo creare grazie al suo esempio di portatore di sani valori, come non ricordare il suo amore sconfinato per S. Stefano, un attaccamento che ha influenzato tutta la sua vita. La sua è stata una presenza costante in tutte le manifestazioni per glorificare S. Stefano: dalle processioni alla festa del Maio. Lo spirito di partecipazione sempre lo stesso: quello di un umile devoto del Santo, sempre al servizio della Fede e della comunità parrocchiale, senza “protagonismi”, senza quel voler mettersi in mostra o cercare di occupare la scena principale (che spesso “inquina” queste schiette manifestazioni di religiosità popolare). Siamo stati insieme tra i fondatori dell’associazione Maio e il suo contributo, per circa trenta anni, è stato sempre positivo, perché sincero e con una forte motivazione: la festa del maio come occasione unica per testimoniare la devozione popolare di tutta la comunità baianese per S. Stefano. E’ questo sentimento che lo ha sempre differenziato da coloro che cercano soltanto il protagonismo personale: quel suo sentirsi radicato nel profondo del popolo baianese, senza la necessità di distinguere i contributi dell’uno o dell’altro, con una sola anima e con un solo obiettivo: la buona riuscita della festa per onorare il Santo. Ne ha dato ampia dimostrazione, nelle numerose riunioni, con i suoi interventi pacati, saggi, concreti, tesi sempre a “costruire”e a stemperare il clima, talvolta troppo animato. Una presenza preziosa, dunque, che noi soci del Circolo Sociale e tutti quelli che amano S. Stefano e la festa del Maio, non potranno dimenticare, perché Umberto è stato una persona “rara” e non può morire nei cuori della gente, perché indelebile l’impronta che ha lasciato nella sua vita terrena.

Antonio Vecchione. 6 agosto 2015.