Tony Colombo resta in carcere: Cassazione rigetta ricorso per concorso esterno in associazione mafiosa

Tony Colombo resta in carcere: Cassazione rigetta ricorso per concorso esterno in associazione mafiosa

La vicenda giudiziaria che coinvolge il noto cantante neomelodico Tony Colombo e sua moglie Tina Rispoli ha recentemente registrato un nuovo sviluppo, con la Corte di Cassazione che ha deciso di respingere il ricorso presentato dal cantante nei confronti dell’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa.

Il 17 ottobre dello scorso anno, Tony Colombo e sua moglie erano stati arrestati dai carabinieri proprio con questa grave accusa. Secondo quanto riportato dalla quinta sezione della Cassazione, tra Colombo e Rispoli “vi è totale condivisione di intenti”, affermando che entrambi, pur non appartenendo stabilmente a una famiglia mafiosa, risultano comunque inseriti nelle dinamiche criminali dei clan di Scampia-Secondigliano. Inoltre, si sottolinea “una estrema pericolosità desunta dal perdurante e costante inserimento nei contesti illeciti”.

Il deputato dell’Alleanza Verdi Sinistra Francesco Emilio Borrelli ha commentato questa decisione della Cassazione, affermando di aver combattuto per anni contro il sistema rappresentato da Tony Colombo e Tina Rispoli. Borrelli ha sottolineato il ruolo chiave svolto dalla magistratura nel non farsi intimidire e nell’intervenire in modo chiaro su questa questione.

Borrelli ha anche evidenziato il lungo percorso di denunce contro gli intrecci tra i due individui e la camorra napoletana, ribadendo che alcuni hanno fatto finta di non vedere questa realtà mentre altri esaltavano le gesta di figure inquietanti. “Adesso i fatti ci stanno dando ragione”, ha dichiarato Borrelli, sottolineando però anche i danni causati alla società dal portare questi due individui a modelli sociali.

La decisione della Cassazione segna un passo importante in questa vicenda giudiziaria, evidenziando l’importanza del lavoro delle istituzioni nel contrastare il crimine organizzato e nel perseguire coloro che vi sono coinvolti, indipendentemente dalla loro fama o posizione sociale.