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Vi scrivo questa riflessione civica con la massima correttezza e rispetto. Ho scelto di renderla pubblica attraverso i social media non per polemica, ma perché ritengo che il problema della mancanza di acqua e riposo come presidi di salute sia una priorità assoluta per la nostra comunità.
Questa convinzione nasce da un evento che mi ha coinvolto personalmente solo ieri sera, un episodio che ha messo in luce una cruda verità: la Maschera Muta di Piazza Croce non è solo un decoro, ma un simbolo del bisogno silente della cittadinanza.
Ho deciso di raccontare la mia esperienza diretta affinché la mia voce non resti sola. Vi invito a leggere la mia testimonianza e a partecipare a un dibattito onesto e costruttivo per il bene di Sirignano.
LA MASCHERA MUTA NEL MARMO DI FONTANAROSA
Questa non è solo una riflessione civica, ma il richiamo di una memoria. A Roma, la statua di Pasquino si fece portavoce del popolo, parlando per chi non aveva voce. A Sirignano, invece, abbiamo il paradosso della Maschera Muta: un simbolo scolpito nella fontana di Piazza Croce, da sempre teatro di dibattiti e scelte amministrative. A differenza di Pasquino, questa maschera è muta: non parla e, cosa ben più grave, non dà l’acqua che un tempo era un presidio di salute.
Questo silenzio cozza con la storia: l’Amministrazione insediatasi negli anni ’87 ha infatti ridisegnato l’immagine di Piazza Croce, lasciando l’attuale ‘Maschera Muta’ visibile nell’arco dove prima era posizionata la cisterna che raccoglieva le acque reflue per distribuirle alla comunità nel momento del bisogno, soprattutto nei periodi di siccità. Ed è da questo silenzio che mi faccio avanti (io sono cresciuto in di Piazza Croce, era il mio quartiere).
Mi dovete scusare se scrivo questa cosa pubblicamente, ma lo faccio da semplice cittadino, lontano da ogni logica o interesse della politica sirignanese. Rendo pubblico questo appello sui social media, il mezzo di comunicazione più immediato del mondo moderno, ma non lo faccio per spirito di polemica, un atteggiamento lontano dal mio stile di vita.
E proprio questo silenzio mi ha colpito con una forza inaspettata, spingendomi a raccontare l’esperienza diretta che mi ha profondamente toccato, e per la quale ho deciso di metterci la faccia. Ieri sera, stavo tornando da Avellino per una visita di controllo da un noto fisiatra per i miei problemi di salute. Per me, che sono nato a Sirignano, rientrare dalla ‘strada vecchia’ — l’unica via d’accesso e strada principale di un tempo, che attraversa il centro storico — mi si riempie il cuore.
La mia auto si è fermata in Piazza Croce, davanti la Cappella della Santissima Maria dell’Arco, anche perché in Via Roma, dove ho casa, non c’è mai spazio per parcheggiare fra tutti i passi carrabili, i divieti di sosta e l’obbligo di lasciare libero il parcheggio ecc. ecc. (una situazione vecchia e inascoltata). Mentre chi mi accompagnava era scesa ed era andata in Via Roma per prendere una cosa a casa, io sono rimasto solo in macchina. Ho notato che in un certo orario, rimanere soli in Piazza Croce è desolante. Nel frattempo, assorto nei ricordi della mia gioventù (il negozio, le tante persone che non ci sono più, il muretto affianco al portone del cortile dove si sedeva sempre mio Padre con i suoi amici), ho sentito una forte sete, seguita da un improvviso mancamento, forse un calo di zuccheri.
In quell’istante ero solo e non c’era nessuno. Quando mia moglie è arrivata e mi ha visto, ha preso una bottiglietta d’acqua che si trovava nel retro della macchina. Scusatemi se vi racconto questa parentesi della mia vita, ma sono rientrato a casa con un pensiero pesante: se non fossi stato in macchina e mi fossi sentito male come mi sono sentito male sul sedile, sarei morto per il mio calo di zuccheri ma soprattutto per sete. Ho deciso di fare questo appello pubblico proprio per questa ragione: l’acqua come presidio di primo soccorso era assente, un’amara e cruda verità. Nessuno potrà dire che non è vero.
Questo paradosso è inaccettabile, specialmente considerando che negli ultimi anni abbiamo assistito a fenomeni di carenza idrica e siccità sul nostro territorio, in linea con il contesto avellinese e baianese. Nonostante i notevoli sforzi compiuti per far fronte a queste problematiche — come la realizzazione di un nuovo pozzo artesiano (usando forse anche quello già esistente a Sirignano) e l’impegno per gestire la pressione della crescita demografica e le estati sempre più calde — la risorsa idrica resta vulnerabile. Anche se le sorgenti delle nostre montagne dovessero iniziare a scarseggiare, noi non chiediamo uno spreco di acqua, ma la sua disponibilità come “salvavita” nel rispetto delle persone.
Le nostre montagne sono un serbatoio naturale, una culla di giacimenti idrici purissimi e un tesoro limpido che scorre potente. Eppure, questa ricchezza non è più visibile né accessibile. Le nostre fontane attuali, come quella realizzata nella Piazza Croce in marmo di Fontanarosa, sono bellissimi capolavori di decoro. Sono mute, incapaci di offrire un sorso di vita in un momento di emergenza o di semplice sete.
Ricordiamo un gesto di civiltà antecedente: le piazze e le aree nevralgiche, come anche Piazza Principessa Rosa, Piazza dei Caduti e quella davanti all’edificio scolastico, erano presidiate dalle fontane in ghisa, vere sentinelle di salute. Era un diritto garantito a ogni cittadino, agli studenti e a ogni viandante. Purtroppo, fu proprio l’Amministrazione insediatasi negli anni ’87 a decidere di rimuovere queste fontane in ghisa, privando la comunità di questi presidi essenziali.
Siamo consapevoli degli sforzi che le Amministrazioni passate hanno compiuto. La capacità di intervenire c’è e c’è sempre stata. Lo dimostrano i cospicui investimenti approvati negli anni ’90 per la sistemazione della rete idrica e fognaria, come testimoniano gli stessi documenti storici sulle Opere Previste. Questi interventi furono realizzati dalle Amministrazioni in carica all’epoca, anche se siamo certi che il nostro Sindaco, Antonio Colucci, li ricorderà molto bene, in quanto faceva già parte della squadra amministrativa degli anni ’90.
Il problema dell’acqua si inserisce in un contesto più ampio di cura del cittadino. Non possiamo ignorare lo stato degli arredi urbani e la necessità urgente di rimodernare e inserire nuove panchine non solo nelle nostre piazze, ma anche nelle strade principali e, soprattutto, all’interno del Cimitero. Questi non sono semplici elementi decorativi, ma punti essenziali per garantire la possibilità di riposarsi, specialmente per le persone di una certa età o in caso di malore improvviso. Oggi, se una persona si sente male in strada, in piazza o al cimitero, manca un sostegno immediato. È un diritto godere appieno e in sicurezza dei nostri spazi pubblici.
Non chiediamo investimenti faraonici, e non stiamo (ancora) chiedendo l’installazione di defibrillatori, ma un cambio di priorità: far tornare l’acqua salvavita e la dignità del riposo là dove sono più urgenti, nelle piazze, nelle strade e al Cimitero. Chiediamo che vengano reinserite le fontane in ghisa e che vengano riaperte le fontane già esistenti.
Il nostro dovere è segnalare il problema con massima correttezza e rispetto. Non dimentichiamo che un vecchio detto recita: “una noce vuota nel sacco non fa rumore”. Spero quindi che la mia voce non resti sola.
Mi rivolgo all’Amministrazione Comunale e al nostro amato Sindaco, Antonio Colucci, che sappiamo essere una persona seria e stimata:
Siamo fiduciosi che accoglierà questo appello come una priorità e si adopererà per il bene di Sirignano, affinché l’acqua e il riposo tornino a essere presidi di salute. Ci auguriamo che, per la prossima stagione primaverile, la Maschera Muta di Piazza Croce torni finalmente a “parlare” e che le fontane in ghisa siano reinsediate, restituendo dignità e sicurezza ai nostri spazi pubblici.
Chiediamo il ritorno delle fontane in ghisa e la riqualificazione degli arredi urbani, affinché l’acqua, il nostro bene più prezioso, e il riposo dignitoso tornino a essere un simbolo tangibile del nostro orgoglio civico!
Michele Acierno

