Rassegna letteraria “Avellino in versi”, sulle tracce di Pier Paolo Pasolini, la nota di Maria Ronca

Rassegna letteraria Avellino in versi, sulle tracce di Pier Paolo Pasolini, la nota di Maria Ronca

La pioggia non ha fermato la voglia di incontrarsi e di discutere. La Biblioteca Provinciale di Avellino di corso Europa era un focolaio vivo. In ogni spazio si sono concentrati vari eventi e artisti. L’associazione Il Bucaneve ha posto l’attenzione su Pier Paolo Pasolini a cento anni dalla sua nascita. Uno scrittore, un poeta, un Giornalista, un regista, un antropologo, un osservatore, un pittore, che nella sua natura poliedrica ne scopriamo i tratti, gli spunti e le traiettorie di un’esistenza variegata e complessa.

Intenzione e obiettivo rivalutare tutta l’opera del Pasolini che è ancora attuale e profetica.

Sullo sfondo della canzone “Sempre” di Gabriella Ferri sono state proiettate immagini del Pasolini, identificando la prima e la seconda fase, e come dopo, la sua morte, il genio incompreso vive ancora attraverso le sue opere. Centrale la parola raffinata, masticata e veritiera. Dentro la realtà con passioni e sentimenti, dentro le borgate, dentro i problemi, dentro le questioni spinose.

Pasolini racconta il suo tempo, parla dell’Italia del boom economico, della contestazione studentesca, del degrado urbano, delle borgate romane, dei poteri forti, delle stragi, della massificazione.

Nelle transizioni “scompaiono le lucciole” , il mondo antico, i contadini, i valori. Nella “mutazione antropologica” meglio non vedere alcune storture, meglio nascondere, meglio non parlarne.

Il contestatore e il provocatore da fastidio perché la sua sensibilità è acuta, è fuori dal comune e per questo va osteggiato, va criticato, va abbattuto.

Le sue idee avanguardiste non piacciono, perché aprono la mente, i cuori, svegliano le coscienze.

Gli occhi speciali bruciano, infuocano e appassionano alla riscoperta di un mondo sommerso e dimenticato.

Pasolini ha dato voce agli ultimi e questo disturba perché è il tentativo di porre le questioni reali.

Nella frase “I problemi non si risolvono si vivono” non fa presa ed è più comodo spostare l’attenzione. Pasolini non indietreggia, non si scompone, continua la sua opera. Scende nelle trincee del quotidiano esistere: Contro l’omologazione e il consumismo sfrenato avverte il bisogno di parlarne, di aprire gli occhi, non nega certo il progresso, ma l’uso che se ne fa sulle masse e questo è pericoloso.

Spiazza la delicatezza, la pacatezza, la gentilezza, la generosità, lo spessore culturale.