MORTE BISCEGLIA. Celebrato nella Basilica dell’Immacolata, a Catanzaro, il rito funebre. Ecco chi era

MORTE BISCEGLIA. Celebrato  nella Basilica dell’Immacolata, a Catanzaro, il rito funebre. Ecco chi era

MORTE BISCEGLIA. Celebrato  nella Basilica dell’Immacolata, a Catanzaro, il rito funebre. Ecco chi era Sono stati celebrati nella Basilica dell’Immacolata, a Catanzaro, i funerali del magistrato Federico Bisceglia, morto in un incidente stradale sulla Salerno-Reggio Calabria, all’altezza di Castrovillari. Nella Basilica del capoluogo calabrese, presente tanta gente comune, magistrati, rappresentanti istituzionali e delle Forze dell’Ordine pubblico. Bisceglia– aveva 42 anni- di recente è stato impegnato in importanti inchieste su “Terra dei fuochi”, sugli appalti della Coppa America, a Napoli, e sulla morte della piccola Fortuna Loffredo, nel Parco Verde, a Caivano. Era in servizio, quale sostituto procuratore, nella Procura della Repubblica del Tribunale di Napoli Nord.

MORTE BISCEGLIA. Celebrato  nella Basilica dell’Immacolata, a Catanzaro, il rito funebre. Ecco chi era Nell’omelia il parroco don Tiriolo ha ricordato la semplicità solare e la grande umanità di Federico Bisceglia, dedito al proprio lavoro con professionalità e spirito di abnegazione.

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Compianto generale per la morte di Federico Bisceglia, magistrato rigoroso e  riservato.

  Era stato in servizio nella Procura della Repubblica del Tribunale di Piazza Giordano Bruno, coordinata da Adolfo Izzo. Attualmente era sostituto procuratore nella Procura del Tribunale di Napoli nord. Esperto nella ricognizione dei reati ambientali, ha condotto importanti inchieste di contrasto  alle attività di eco-mafia sui territori.

MORTE BISCEGLIA. Celebrato  nella Basilica dell’Immacolata, a Catanzaro, il rito funebre. Ecco chi era   Tra le altre aveva  sviluppato, in attiva sinergia con il Corpo forestale di Stato, la coraggiosa e complessa inchiesta “terra mia”, che fece emergere la devastazione delle matrici ambientali, che si è venuta  consumando nei decenni scorsi   per effetto del traffico illecito  dei rifiuti tossici e pericolosi sui territori di  Nola-Marigliano-Acerra, la mappa del “triangolo della morte”, che si salda senza soluzioni di continuità con la “terra dei fuochi”.  L’attività investigativa per  “terra mia”   si protrasse dal 2001 al 2004 e le risultanze acquisite determinarono, per la prima volta in Italia, l’ipotesi di configurazione del reato di disastro ambientale, con carico di diretta responsabilità per imprenditori locali , non riconducibili  in modo organico  e diretto  ai clan  camorristici attivi sull’area.

   E’ stato un magistrato di frontiera,  ma senza apparirlo, Federico Bisceglia,  rifuggendo da improprie e indebite ostentazioni, con lo spiccato senso del rigore e della discrezione, ch’è connaturato e intrinseco al delicato e impegnativo esercizio professionale della funzione di coloro che operano negli uffici di pubblico ministero. Un tratto, con cui si distingueva negli interventi, che lo hanno visto proficuamente impegnato in pubblici convegni, svoltisi nell’area nolana, promossi da associazioni di volontariato sociale  e dalle civiche amministrazioni; convegni incentrati, per lo più, sulle problematiche delle criticità ambientali, sulla gestione degli impianti per il trattamento dei rifiuti a Tufino,   sulla sicurezza nel lavoro, sulla regolarità funzionale degli opifici e delle aziende delle aree industriali, sulla piaga dell’abusivismo edilizio. E, quello di Federico Bisceglia,  è stato costantemente   un contributo di conoscenza e di scienza sia giuridica che legale,  con cui i convegni si  arricchivano di interesse e qualità di significati. Un’autentica testimonianza di profonda e cristallina onestà intellettuale.

 MORTE BISCEGLIA. Celebrato  nella Basilica dell’Immacolata, a Catanzaro, il rito funebre. Ecco chi era Gli anni della prima parte del trascorso decennio, quando il magistrato poco più che trentenne era in servizio nella Procura di piazza Giordano Bruno, coordinata da Adolfo Izzo, sono stati di particolare importanza, per concorrere a  mettere a punto le strategie, con cui contrastare le eco-mafie e il loro elevato tasso di pericolosità come di corruttela verso le stesse istituzioni di ogni ordine e livello; strategie di Stato mirate, sia  sul versante dell’attenzione sociale e politica come su quello dell’innovazione  complessiva della legislazione, restata ancora ferma a contrastare con semplici e banali sanzioni amministrative le azioni contro l’ambiente, senza neanche ipotizzarne il benché minimo profilo penalistico e di aggressione al primario bene pubblicistico, costituito dalla società. Erano sanzioni pari al valore…dell’acqua fresca di modeste contravvenzioni pecuniarie, mentre il volume di affari dei clan e affini lievitava nella scala dei profitti.

   E c’è da evidenziare che proprio dalla Procura di Nola, con il Tribunale istituito appena nel 1994,  come da quella di Santa Maria Capua Vetere – piccoli, ma rilevanti e efficaci presidi di legalità- su questo piano vennero forniti ed espressi, per il Legislatore,  importanti elementi di valutazione, per far  meglio inquadrare le strategie dello Stato, a tutela dei territori e delle comunità. Erano elementi, dati e dettagli  derivati da “esperienze di campo”, a presa diretta, realisticamente incontrovertibili, essenzialmente veridici e fondati, depurati da fantasticherie demagogiche e taroccate. E  sarà utile considerare, in questa prospettiva, che soltanto nel 2001, la legislazione configura  la fattispecie del reato di organizzazione del traffico illecito dei rifiuti. E’ lo strumento normativo, per il quale- soltanto quattordici anni fa, va sottolineato- è diventato praticabile l’esercizio di prevenzione e contrasto alla circolazione dei rifiuti tossici e pericolosi, da un capo all’altro del territorio nazionale, ma soprattutto in direzione della Campania, dove lo smaltimento illecito è stata prassi corrente, pressoché industrializzata  per i clan eco-mafiosi, e non solo, con ingenti profitti. Una gigantesca fabbrica di malaffare per multiformi, variegate ed articolate filiere di addetti, a tutti i livelli ed ambiti, coinvolgendo anche gli agricoltori, destinatari delle remunerazioni cospicue per la “pratica” del “tombamento” di rifiuti.

   MORTE BISCEGLIA. Celebrato  nella Basilica dell’Immacolata, a Catanzaro, il rito funebre. Ecco chi era In questo contesto si inserisce, l’inchiesta “Terra mia”, la cui titolarità  affidata proprio a Federico Bisceglia, e sviluppata in  stretta sinergia con i militari del   Corpo Forestale di Stato dell’area nolana, segna il punto di svolta e di “scoperta” delle operazioni criminose, con cui il territorio è stato devastato con l’occultamento e l’interramento dei rifiuti, in quella ch’è stata tra le più fertili pianure d’Europa, la piana di Boscofangone, per intenderci, in grado di procurare fino a quattro raccolti a ciclo annuale nelle produzioni orticole d’eccellenza, come si chiamerebbero nel linguaggio corrente. E’ l’inchiesta, che precorre e anticipa le attuali, tormentate vicende di Terra dei fuochi.

 MORTE BISCEGLIA. Celebrato  nella Basilica dell’Immacolata, a Catanzaro, il rito funebre. Ecco chi era L’inchiesta di “Terra mia” si realizzò con un’azione investigativa meticolosa, intensa e puntuale, con l’acquisizione di materiali probatori inconfutabili, per accertare l’organizzazione sistematica e non saltuaria del “traffico” dei rifiuti speciali, pericolosi e ad alta tossicità. Un’acquisizione rischiosa, che impegna assiduo senso del dovere i militari della “Forestale” – una decina circa- anche e soprattutto nelle ore notturne. L’inchiesta    si concluse con 16  persone ammanettate e 18 persone denunciate. Erano  soggetti,  impegnati in attività imprenditoriali, per la filiera della raccolta, del trasporto e del “tombamento” dei rifiuti, per lo smaltimento contro-legge nella piana di Boscofangone; soggetti , tutti condannati, e che, in apparenza,  risultavano senza collegamenti diretti ed organici con i clan eco-mafiosi dell’area. E nel dibattimento processuale viene prospettata, per la prima volta in un’aula di Tribunale, l’ipotesi del reato di disastro ambientale, a carico degli imputati alla sbarra. E quella della configurazione del  disastro ambientale, è la tipologia di reato,  che ha allineato- finalmente- la legislazione italiana alle direttive da tempo emanate dall’Unione europea, restate a lungo “ignorate” in Parlamento.

 A Federico Bisceglia, uomo di cultura e di sicura sensibilità sociale, va riconosciuto il merito di aver servito la società e lo Stato, con serena e forte professionalità per competenze e capacità di “lettura” degli scenari, affidatigli e  su cui investigare.

  E  quello che la città bruniana  gli  ha reso idealmente, commossa e scossa, costituisce un caldo saluto di commiato. Ma soprattutto di rimpianto.