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di Gianni Amodeo
C’ è posta che arriva da evanescenti spazi siderali o da chissà dove, anche se, alla fin fine, mette poco conto o nulla affatto, saperne la provenienza. E’, però e purtroppo, posta che consegna una cartolina di dolente tristezza, annunciando la morte di Amedeo De Luca, quel vigoroso e coriaceo mediano dalla corsa inesauribile nel legare linee di difesa e d’attacco, avvalendosi di quei polmoni a mantice, di cui era largamente dotato, che se n’è andato via a pochi mesi dal varcare la soglia dei 90 anni, così come qualche mese prima se n’erano volati via il coetaneo, Stefano – inteso come Fanuccio -, Onofrietti, portiere para-tutto, e Giannino Genovese, ultraottantenne, mediano di spinta e dinamico costruttore di gioco.
E’ la cartolina che d’incanto si slarga negli orizzonti e si punteggia in una multiforme miriade di flash back, ricollocandoti negli speranzosi e lontani anni giovanili, per farti ritrovare e riconoscere in chiarezza i profili di quel Baiano calcio, di cui Amedeo De Luca è stato bella parte e … gran cuore, come tutti i granata tenaci e autentici … ad alta fedeltà per onore e amore di bandiera sportiva verso la comunità d’appartenenza, alla stessa stregua di passione ed slancio Fanuccio Onofrietti e Giannino Genovese.
E così, grazie allo schermo dei ricordi che si rincorrono doviziosi di dettagli nel brillare di luce propria e si accavallano con esuberanza di episodi, persone e personaggi, ti vien fatto di rivedere e rivivere in corposo e diretto formato live le prodezze del Baiano calcio incastonato nella piccola e, senza farlo ripetere due volte dalla voce del campanile, pur sempre celebrata e grande storia locale. Sono le prodezze del Baiano calcio, qual è stato nell’integrale e densa coralità del genuino entusiasmo popolaresco, che suscitava e da cui era strettamente avvolto, a cui corrispondeva con pieno ricambio e caldi slanci in infinita generosità, sciorinando quell’ agonismo garibaldino, con cui per preparazione metodica negli allenamenti del martedì e del giovedì , mentalità e stile era solito affrontare le formazioni avversarie di turno. Ed era l’emulo agonismo che, per di più, parlava con l’inconfondibile marchio della casacca sociale dall’intenso e vivido color granata, icona simbolica di lealtà nel suo lineare e rapido dispiegarsi lungo i tornanti che corrono tra la seconda metà degli anni ‘40 e gli anni ’60, un arco temporale davvero fondante della locale cultura sportiva che si espanderà a raggiera nelle iniziative dell’ Azione cattolica, all’insegna del tennis da tavolo, del calcio con i Bombardieri e la magnifica bianco–nera stellata Primavera, per non dire delle splendide Settimane dell’atletica leggera e via proseguendo. Tornanti ardui da affrontare e scalare, ma anche fantastici, una volta superati alla meglio, come il veloce Cerbiatto seppe vivere e sperimentare, a più riprese.
E, per darne soltanto una rappresentazione a titolo simbolico, ecco scivolare in fluente memoria le immagini delle frenetiche e partite che i granata disputavano già nel ’44 nel casalingo Bellofatto, del tutto privo di spogliatoi e servizi, in amichevole ma fino ad un certo punto per il furente agonismo che esprimevano, su un rettangolo di gioco delimitato da semplici staccionate in legno di castagno, soprattutto contro le squadre rappresentative di truppe inglesi, per lo più scozzesi, accampate nel rigoglioso e vicino Fusaro, ad Avella, che, a loro volta, rendevano la pariglia con determinazione senza alcun risparmio di energie. Erano le squadre rappresentative dell’esercito della Terra d’Albione, in procinto di risalire verso la Linea Gustav, l’estremo baluardo difensivo che si snodava dal Tirreno all‘Adriatico, predisposto, dopo l’armistizio dell’ 8 settembre del ’43, dalle truppe tedesche, che occupavano larga parte dell’ Italia centrale … Una congiuntura storica, drammatica e confusa, che si consumò in battaglie aspre e dure sul lungomare e nelle aree interne, di cui dà tragica testimonianza il Cimitero militare di Montecorvino Pugliano, mentre Salerno, per effetto del trasferimento in via provvisoria di frammentati presidi di governo esecutivo da Brindisi, sarà chiamata, in forma impropria, capitale del Regno del Sud, dal febbraio al giugno del ’44, quando Roma sarà definitivamente liberata dall’occupazione militare tedesca. E, di passaggio, si ricorderà che il Golfo di Salerno, proprio tra l’8 e il 9 settembre, costituì l’area strategica dell’Operazione Avalanche, fornendo il vasto ancoraggio di supporto allo sbarco delle truppe anglo-americane, al comando del generale americano, Mark Wayne Clark …
Il fascino e i prodigi della storia del Baiano calcio di quel tempo, ad onta delle ferite aperte dagli eventi bellici ancora tutte da cicatrizzare, si vissero e si consumarono, tuttavia, con tanta partecipazione popolare nella tornata delle finali di prima divisione regionale della Campania, per il correlato campionato del biennio ’46-’47, a poco più di anno dalla sottoscrizione dei Trattati di pace, a Yalta, che avevano sancito il bi–polarismo Usa– Urss nel sistema-mondo, esauritosi nel 1989, con l’implosione dell’Urss, mentre prendeva quota l’internazionalizzazione dei mercati, con il multilateralismo e si avvertivano le avvisaglie del web sempre più invasive e Internet era dietro l’angolo. Era la tornata, che comportava la diretta ammissione nel campionato interregionale di serie C per l’annata ’47–48. Un’avventura sotto tutti gli aspetti organizzativi e logistici, nel corso della quale i granata che si misurarono alla pari e alla grande con la Maddalonese, il Sorrento, la Navalmeccanica Napoli, la Set Napoli e la stessa Juve Alfa, come già era avvenuto nel girone di qualificazione. E infilarono in prima battuta anche esaltanti successi che promettevano l’approdo in C, che, invece, fu appannaggio della Juve Alfa, del Sorrento e della Set – Napoli. L’accesso alla C sarebbe stato un evento straordinario per una comunità che appena sfiorava i 4 mila abitanti.
Era il Baiano calcio, guidato dal mitico capitano Silvio Foglia, ‘On Silvino, stopper, anzi il classico centro-mediano di stampo metodista, ottimo colpitore di testa, ambidestro con capacità di tiro potente e a lunga gittata – dottore in Giurisprudenza ed importante dirigente della Polizia di Stato, a Caserta -, composto da calciatori locali–locali e napoletani che risiedevano nella prediletta Baiano, anche in virtù della funzionalità della stazione ferroviaria terminale della Napoli – Nola – Baiano – gestita dalla Sfsm, con efficienza di servizi e puntualità di orari, nonostante le criticità del tempo-, dove avevano preso casa, per evitare i rischi e i pericoli di guerra che sconvolsero profondamente Napoli, tra le città d’Europa maggiormente sottoposta a devastanti bombardamenti aerei.
Era una combinazione super di agonismo e tecnica, quella dell’allora Baiano calcio, che faceva davvero spettacolo, quasi … liberando dalle angustie dei difficili anni che si vivevano. Era una combinazione, che, nell’ assetto-tipo con cui affrontò la giostra delle finali, era composta da Cioffi, Meo, Riccio, Nappi, Foglia, Napolitano I, Lucianelli, Picciocchi II, Mascheri, Fiordelisi, con riserve – ma erano tutti titolari ad ogni effetto,- Caporaso, Volpe, Palermo Nappo, Di Lella, Sgambati, Lippiello, Napolitano II, Picciocchi I, Picciocchi III e Picciocchi IV, Acierno. Una compagine che aveva concluso il girone di qualificazione alla pari di 28 punti con la Juve Alfa–Pomiliano d’Arco che nella graduatoria finale prevalse per la migliore differenza-reti, +31 con i granata sulla soglia di +12. E il girone di qualificazione di prima divisione regionale, di cui facevano parte la Juve Alfa e il Baiano era formato da Arzanese, Puteolana, Avellino–B, Internaples, Porta Piccola–Napoli, Casalnuovo, Dopolavoro Ferroviario– Napoli , I. M. M. Napoli, Sibilla.
Un voluto intreccio, che, al di là di quella che può apparire- o essere, a seconda dei punti di vista- una banalità, dà il senso dello sport, segnatamente di quello a matrice popolare, come il calcio e il ciclismo, che diventa – ed è- elemento di sociale identificazione di una comunità, specie in contesti difficili, come quelli trascorsi nell’immediatezza degli anni del secondo dopo-guerra. Un ruolo, che il Baiano calcio esercitò proprio verso la piccola comunità di riferimento, con convinta pienezza di significati negli anni ’50, nei campionati regionali di promozione ed era guidato da Ruggero Zanolla, fiorentino, tecnico specializzato che lavorava all’Aerfer di Pomigliano d’Arco, ottimo allenatore nell’insegnare e far eseguire i fondamentali, dopo essere stato eccellente calciatore professionista.
Del Baiano–griffato Ruggero Zanolla, il poco più che diciottenne, Amedeo De Luca fu un costante e fermo punto di forza, giostrando sulla linea mediana insieme con Gigino Zito o Gigino Bellofatto, a seconda delle esigenze tattiche di partita. Era un Baiano da vedere, in cui appena sedicenne esordì Ivo Vetrano, scomparso nel 2016, talentuoso attaccante tutto– mancino, d’ampia falcata e vorticoso dribbling stretto, che in serie A sarà uno dei protagonisti del Varese del presidentissimo Borghi, tra i maggiori imprenditori artefici del boom economico del Bel Paese, nel’arco di tempo che copre gli anni ’60 e gli iniziali anni ‘70. Era il Baiano dei lunghi da un metro e 80 \ 82, con i fratelli Picciocchi, Andrea e Peppino, Franco De Lucia, Peppino Montanino, Alberto Trapani centravanti dal tiro – saetta, infallibile nei colpi di testa con cui infilava di precisione il pallone negli angoli alti delle porte avversarie, e lo stesso Ivo Vetrano. E nel campionato del ’53 \ 54, vinto dal Savoia, promosso in IV serie, il Baiano si classificò sesto, a ridosso Ercolanese, Paganese, Russo– Cicciano e Juve Stabia, modelli di organizzazione e buona caratura economica. Nel campionato successivo del ‘54\ 55– che segnò l’esordio di un altro sedicenne, Antonio Canonico, per anni difensore di rango in IV serie nel Nola, allenato da Aldo Querci – , i granata fecero ancora meglio, classificandosi al quarto posto, dopo l’Aerfer, promossa in IV serie, Russo–Cicciano e Gladiator– Santa Maria Capua Vetere.
Sono percorsi sportivi, quello compiuti da Amedeo De Luca, Fanuccio Onofrietti e Giannino Genovese, tra per gli anni ’50 e ‘60 di alto profilo tecnico-atletico e di grande educazione sportiva, senza aver mai subito ammonizioni o squalifiche per venti anni di attività agonistica, in piena aderenza allo stile dei granata, secondo le Regole del Baiano calcio, ispirate e dettate da ‘on Silvino Foglia, prima tra tutte quelle del rispetto e del savoir faire d’accoglienza e ospitalità verso le squadre avversarie. E noblesse oblige verso le decisioni arbitrali…
E se Amedeo De Luca e Giannino Genovese vanno annoverati nell’ideale Albo di merito degli eccellenti mediani del Baiano, così come vi primeggiano Gigino Bellofatto, Gigino Zito, Umberto De Caprio e quei player quali sono stati Stefano Miele, Pier Luigi Zero, Ciro Sgambati, Andrea Tulino, Stefano Sibilia non v’è alcun dubbio che Fanuccio Onofrietti raccolse alla grande il testimone del portiere para–tutto, da Cioffi, protagonista delle finali del ‘46\47. Una autentica fedeltà granata, quella di Fanuccio, durata oltre dieci anni, mentre il primato dei circa venti anni di fedeltà granata, spetta a Peppino Montanino … Era di Palma Campania. Del resto, il Baiano ha sempre potuto valersi di ottimi portieri, come Onofrietti, che volava da un palo all’altro, con un bel colpo di reni. Una sequenza, in cui si collocano Montanino, Caracciolo, pirotecnico e spettacolare, Mauri, Scala, Moccia, D’Argenio, Farinelli di Scuola-Fiorentina, e Antonio Lippiello.
Una volta dismessa l’attività agonistica, Amedeo è stato agente di Poliziadi Stato e funzionario del Servizio sanitario nazionale, Fanuccio ha operato nell’amministrazione della Scuola statale e Giannino, libero professionista da provetto geometra, è stato amministratore comunale di lungo corso, e per oltre un decennio vice-sindaco di Baiano.
Il loro è stato sempre un cuore granata.
