Italia, Europa, Sud. Mastella chiude con attacchi a Grillo e Renzi.

Italia, Europa, Sud. Mastella chiude con attacchi a Grillo e Renzi.

Dal locale al nazionale fino alla situazione europea. Dal potere della finanza e dei mercati al “furto della sovranità” fino alla crisi della rappresentanza. E’ un Clemente Mastella a tutto campo, quello che questo pomeriggio, al Cinema San Marco di Benevento, ha chiuso la campagna elettorale in vista delle prossime europee, alle quali è candidato con Forza Italia. Sulle note di “Non mollare mai” dell’amico Gigi D’Alessio (brano scelto non a caso dall’onorevole in persona), in mezzo alla gente che “mi ha voluto sempre bene e che mi ha sempre sostenuto, specie nei momenti più bui”, Mastella ha parlato per quaranta minuti lanciando qualche stoccata e alcuni attacchi diretti.

“Ma cosa ci è successo?”. E’ partito dalla Napoli Milionaria per parafrasare la situazione attuale dell’Italia. “Un paese – ha affermato Mastella, unico candidato sannita – non può andare avanti con i “no” di un pluriomicida come Grillo. Consegnare l’Italia ad un comico sarebbe, per paradosso, quanto di più tragico possa accadere”.

Preceduto dagli interventi di Mino Izzo, Nicola Formichella, di Vittorio Fucci e di, Mastella ha elencato quelli che a suo dire sono “i tre elementi che potrebbero aprire a nuovi pericolosi scenari: innanzitutto, la fine del primato della politica, l’avvento del potere cieco dei mercati e quello del primato della finanza, che ha eliminato Berlusconi. In secondo luogo, il furto della sovranità: non siamo più cittadini, ma sudditi, come il Medioevo. E la gente sceglie di andare verso la ribellione (il grillismo) perché non si è più protagonisti della propria storia. In ultimo, ma non da ultimo, la crisi della rappresentanza, che porta ad una cancellazione dei poteri di controllo (come Province e Senato)”.

E il Mezzogiorno? Secondo Mastella “paga due volte: per essere Sud rispetto al Nord e per essere Sud d’Europa. Il presidente del Consiglio non ha mai fatto cenno alla parola Sud nei suoi discorsi d’insediamento. Dobbiamo fare da noi, anche perché l’Italia non ha più un’economia di mercato e d’industria. I nostri capitalisti sono diventati uomini di finanza, e ciò ha portato ad una società composta da pochi ricchi e moltissimi poveri. E’ saltato il ceto medio, e noi dobbiamo avere la forza che fu della Dc: proteggere la classe media”.

L’eurodeputato uscente opera un vero e proprio elogio della mitezza in politica. “Il mite non è rassegnato, ma non si fa mettere da parte, si sottrae alla prepotenza, è contro la protervia e l’arroganza. Lotta con impegno e fa la storia. Non è un caso che nelle beatitudini si parli di mitezza.  Questa mitezza dev’essere il connotato della nostra nuova attività in favore della comunità”.

Oggi invece il criterio primo è il presentismo. Di questo ragazzotto un po’ arrogante che fa con gli italiani come ha fatto con Letta e che racchiude il meglio di Guicciardini e di Machiavelli. Se da sindaco di Firenze diventa sindaco d’Italia, qualcosa non va”.

Critiche e notazioni vengono destinate anche all’Europa: “E un limbo. Dovrebbe battere moneta, e oggi la Bce non lo fa, mentre lo fanno la Federal Reserve e la Banca Cinese. Un ritorno alla Lira ci metterebbe fuori gioco, non ascoltiamo le voci che vorrebbero tornare indietro. Piuttosto, mettiamo in campo in maniera decisa un’idea keynesiana della politica. Non più interventi a pioggia e una tantum, ma strutturali in favore dei comuni e delle zone finora più svantaggiate”.

Mastella si schiera contro quelli che vorrebbero andare allo scontro totale con la Merkel: “Non ne usciremmo più. Dobbiamo utilizzare le armi della moderazione e della fermezza, facendo valere le nostre ragioni”.

Dalle questioni continentali, è passato poi a quelle locali, attaccando Alfano (“Perché non hai firmato per la Scuola di Magistratura?”) e, più velatamente, la De Girolamo. “Con me – ha concluso – Benevento è stata per undici anni la capitale della politica italiana. E tra Benevento e Napoli, io scelgo Napoli”.