BASKET, SCANDONE AVELLINO. Coach Sacripanti: “Per me tornare a Cantù non è una cosa normale”

BASKET, SCANDONE AVELLINO. Coach Sacripanti: Per me tornare a Cantù non è una cosa normale

Settimana di intenso lavoro per la Sidigas Avellino. Domenica si giocherà sul parquet dell’Acqua Vitasnella. I lupi cercheranno di centrare la vittoria, che al PalaPianella manca da sette anni.
Sarà un match intriso di amarcord, la gara degli ex: Ivan Buva, Maarten LeunenMassimiliano Oldoini e lo stesso Pino Sacripanti,  nato e cresciuto a Cantù sia anagraficamente che cestisticamente.
Nella consueta conferenza settimanale, il tecnico biancoverde ammette che, al di là delle emozioni, c’è l’assoluta voglia di conquistare il primo successo esterno della stagione: “Ci siamo allenati bene. Dopo aver creato in questi due mesi una base tecnica, ora ci stiamo concentrando sull’aspetto dell’intensità. Pur senza Pini, con una rotazione a tre dei lunghi ai quali si è aggiunto Parlato, abbiamo provato a forzare un po’ sotto l’aspettoBASKET, SCANDONE AVELLINO. Coach Sacripanti: Per me tornare a Cantù non è una cosa normale dell’energia, con dedizione e scrupolosità. Con Sassari in alcuni casi avremmo dovuto eseguire meglio gli ultimi minuti e far canestro con i tiri aperti costruiti nel finale, sbagliati perché non abituati a tenere alta l’intensità. Per me tornare a Cantù – continua Sacripantinon potrà mai essere qualcosa di normale. Sono cresciuto lì, ho giocato, ho allenato nel settore giovanile vincendo tre titoli nazionali giovanili, ho guidato la prima squadra a trent’anni. Sono stato l’allenatore di Cantù più giovane di tutta la storia della pallacanestro brianzola. Rappresenta un passaggio emotivamente forte. Io, un canturino per sfatare il tabù? Me lo auguro. Dalla palla a due, sia per i tifosi, che per me e la squadra, conterà soltanto vincere. Per farlo dovremo offrire una prestazione solida e intensa, limitando il fattore PianellaSarà una partita dura. Dovremmo essere tatticamente bravi a non subire il loro atletismo”.