BAIANO. Meeting all’” Incontro” con Di Mauro e De Laurentiis

BAIANO. Meeting all’” Incontro” con Di Mauro e De Laurentiis

I MIGRANTI DI NECESSITA’ NON SONO “IL” PROBLEMA MA L’ EFFETTO DELLE DISEGUAGLIANZE.  LA CENTRALITA’ DELLA CITTADINANZA UNIVERSALE E LE POLITICHE DI SOLIDARIETA’ ATTIVA PER LA DIGNITA’ DELLA VITA E IL CONTRASTO ALLE “NUOVE SCHIAVITU’” GESTITE DAL “CAPORALATO”.

di  Gianni Amodeo –    Fotoservizio di Enrico Stago

Il “problema” vero e reale non sono i migranti in sé e per se stessi, costituendo semmai la dura e plastica testimonianza di un’umanità relegata nella sofferenza quotidiana, negandole per costrizione la dignità della vita. Ed è la negazione della dignità del vivere, determinata dalla fame, dal sottosviluppo, dal degrado e dalla contaminazione delle matrici ambientali, dalla desertificazione incombente, ma anche e soprattutto dalle molteplici modalità con cui gli inumani regimi polizieschi e dittatoriali esercitano il potere e il terrore sui popoli nel segno degli arbitrii e dei soprusi, facendo strame del Diritto regolatore della convivenza civile.  Il “problema”, che presenta tanti e variegati profili per nulla semplificabili e riducibili ad un’unica dimensione, risiede, invece, all’origine e nel processo genetico proprio nei fattori e nelle cause, da cui si diramano per filiazione diretta e naturale  tutte le condizioni sociali, politiche ed economiche, che concorrono a svilire il senso dell’umana esistenza, annullando la speranza della  dignità del vivere, tanto da far diventare  necessaria, per coloro che ne hanno  forza d’animo e coraggio, la fuga dalle terre natie. Sono gli “harragas”, l’espressione che nel dialetto marocchino e algerino indica color che “bruciano” le frontiere alla ricerca della libertà e attraversano lande desertiche, gambe in spalla e senza documenti d’identità, sperando di “riuscire a varcare le porte dell’Europa senza annegare nel Mare Nostrum”. E alle infinite Odissee dei ricercatori di vita e libertà è dedicato lo straordinario e veridico foto-libro di Giulio Piscitelli intitolato “Harraga”. Un testo stringato ed essenziale nella profondità del racconto narrato con “taglio” documentale di gran lunga superiore ai tanti confusi e convulsi talk show che sulla materia scorrono sugli schermi televisivi, l’uno copia dell’altro, quasi tutti i giorni.

 BAIANO. Meeting all’” Incontro” con Di Mauro e De LaurentiisE, in proposito, mette conto ribadire che la casualità del nascere sotto questa o quella latitudine mite o inclemente che sia, nei contesti famigliari e sociali dell’agiatezza e del privilegio o nei contesti della deprivazione e del disagio e così proseguendo, è il dato certo e inconfutabile della cui dispensa si fa carico la sorte. In questa visuale i migranti non sono il “problema”, ma soltanto ed esclusivamente il traumatico “effetto” di situazioni e cause, di cui non hanno alcuna responsabilità sociale e meno che meno politica. Ne consegue che la conoscenza dei fattori genetici del “problema” qual è nella sua sostanza oggettiva, comporta la rimozione dei fattori da cui scaturisce, se c’è la ferma e forte volontà di darne una risoluzione mirata e concreta; rimozione e risoluzione che nello scenario sotto i riflettori dell’attuale contingenza dell’iniziale scorcio del Terzo Millennio è costituito dalle migrazioni di necessità dall’Africa e dal Medio Oriente verso le aree dell’Europa comunitaria, progredita e del benessere materiale. Ed è la volontà di ordine geo-politico, il cui esercizio spetta alle classi dirigenti e di governo di Stati e Paesi del mondo sviluppato, traducendola nella concreta eliminazione delle diseguaglianze, iniquità e ingiustizie esistenti, promuovendo tutte le condizioni che, invece, premino in via prioritaria il lavoro e l’elevazione civile nelle dinamiche della società globalizzata e dell’innovazione tecnologica permanente.

I NUOVI SCHIAVI E IL “CAPORALATO” . L’ARRETRAMENTO DELLA DEMOCRAZIA E LA REGRESSIONE DEI DIRITTI SOCIALI

BAIANO. Meeting all’” Incontro” con Di Mauro e De LaurentiisE’- questo- uno degli elementi più significativi, espressi dalla corposa e articolata conversazione-dibattito incentrata sulla tematica “Migranti, cittadinanza universale, la ricchezza delle interazioni tra le culture dei popoli”; conversazione-dibattito, svoltasi nei locali del Circolo “L’Incontro” ed animata dalle riflessioni di due giovani professionisti, impegnati nel sociale e nel volontariato, il dottor Nicola Di Mauro, ricercatore scientifico per il Dipartimento Africa e Asia dell’Istituto universitario dell’Orientale di Napoli, impegnato in importanti studi “di campo” nell’area magrebina, appena confermato consigliere comunale nella tornata dell’11 giugno in rappresentanza della “Lista civica per Tufino”, e l’avvocatessa Giusy De Laurentiis. E sulla condizione dei migranti come effetto e non causa calibrava le proprie riflessioni Nicola Di Mauro, proponendo all’attento uditorio una dettagliata ed incisiva disamina del sistema economico della società mondializzata e gli squilibri che corrono tra il capitale, forza dominanze e di speculazione finanziaria, e il lavoro.

BAIANO. Meeting all’” Incontro” con Di Mauro e De LaurentiisEvidenziato il processo storico, per il quale i Paesi dell’Europa mediterranea e dell’attuale Europa comunitaria in genere sono stati sempre- e soprattutto tra l’800 e il ‘900- Terre di migrazioni verso l’America, mentre allo stato catalizzano i flussi dei migranti sia dell’Africa del Nord e sub sahariana che del Medio Oriente, Di Mauro sottolineava la ritrovata centralità del Mediterraneo, il mare crocevia di culture e tra le principali fonti dell’umano incivilimento. Era il passaggio che apriva il filone di analisi sulla visione dell’Islam e sul monoteismo della religione musulmana sostanzialmente aperta al dialogo e vissuta con diverse modalità e atteggiamenti, ad esempio, nell’area marocchina e in quella albanese; religione praticata con maggiore o minore rigore di professione devozionale e fede dalla gran parte dei migranti, così come si verifica per le altre religioni monoteiste del cristianesimo e dell’ebraismo, con credenti pienamente osservanti e praticanti dei principi in cui si riconoscono, da un lato, e credenti abitudinari e di “routine” per usanze consolidate nelle tradizioni, dall’altro.

Penetrante e incisiva l’analisi sulla marginalità, a cui sono relegati i migranti, che, dopo aver tagliati i ponti e ogni legame con le terre natie, approdano in Italia, specie nel Sud. E’ la marginalità che li schiavizza anche e soprattutto per la “mala gestio” dei programmi di accoglienza, finanziati con pubbliche risorse nazionali e comunitarie. Una cattiva gestione burocratizzata al massimo e in capo agli Enti territoriali che prolunga nel tempo non solo le procedure di accoglienza nei Centri predisposti, ma anche e soprattutto il rilascio atti identificativi, rendendo “invisibili” sul piano documentale i migranti, che, per lo più, considerano di transito il soggiorno italiano, avendo come meta le aree del Nord Europa e della Germania. E’ la situazione che, di fatto, li trasforma in “nuovi schiavi”, obbligati a vendere la propria forza di lavoro per pochi euro. E l’incremento dei fenomeni del “caporalato” predatore e sfruttatore, presente in tutte le regioni del Sud, segnatamente in Calabria e in Puglia, ne costituisce la riprova, penalizzando l’intero sistema del lavoro e le conquiste sociali acquisite sul piano dei diritti civili, economici e sindacali.

E’ il quadro- marcava Nicola Di Mauro– nel quale, tuttavia, si colloca in netta e commendevole antitesi l’alta opera di servizio e senso umanitario, che fa riferimento alla Chiesa cattolica e in particolare alla rete delle Caritas diocesane, veri e affidabili ancoraggi di solidarietà attiva verso i migranti. Altro elemento di riflessione era proposto da Nicola Di Mauro sulle modalità del racconto con cui i circuiti mediatici rappresentano con immagini stereotipate i flussi migratori. Un racconto, che lambisce la “crosta” degli eventi drammatici, accentuandone gli aspetti emotivi, senza penetrare affatto nelle cause. E’ il racconto, che consegna come unica “chiave” di lettura e decifrazione del fenomeno la permanente condizione emergenziale che innesca nella superficialità dei giudizi e delle impressioni quelle paure e quell’insicurezza che fanno rinserrare i gusci degli egoismi e dei particolarismi, di cui sono portatori e veicoli “esclusivi” proprio i migranti.

LA VISIONE DI PAPA FRANCESCO

Sul tema delle fobie emergenziali, indotte dalla rappresentazione delle migrazioni di necessità puntava le sue riflessioni, l’avvocatessa Giusy De Laurentiis. Un intervento articolato, spaziando dalla gravità del fenomeno nei suoi aspetti concreti alle prospettive disegnate dal messaggio di Papa Francesco, in coincidenza con la celebrazione a Genova della Giornata mondiale dei migranti e dei rifugiati dedicata ai minori restati senza genitori e famiglie di riferimento; un dramma nel dramma, quello dei migranti minori, costretti a misurarsi nell’età dell’innocenza con le durezze e le miserie della vita, su cui De Laurentiis si soffermava con acutezza d’analisi.

Focalizzate le ragioni dell’accoglienza e dell’integrazione che include i migranti di qualsiasi età anagrafica e quali risorse umane per il vivere sociale, Giusy De Laurentiis dava risalto ai temi dell’eguaglianza tra le etnie e le razze dava risalto al pensiero di Albert Einstein e Martin Luther King, richiamando i principi della cittadinanza universale che derivano dalle concezioni dell’Illuminismo e dei valori del Vangelo. Una connessione, con cui sviluppava una calibrata riflessione sul dettato della Carta costituzionale italiana e della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. Un excursus agile, per tracciare gli orizzonti di un mondo, nel quale valga l’esercizio del diritto di emigrare per libera scelta verso la dignità del vivere in uno con la promozione civile e culturale delle persone in una società giusta. E senza dover emigrare. Di necessità.

Su queste scie c’era lo spazio del dibattito, arricchito dagli interessanti interventi di Franco Scotto, Pasquale Gaglione, Salvatore Ascione, Luciano Mascheri, Carmine Magnotti e Vincenzo Mascheri.  Il sigillo finale era impresso dai testi poetici sul tema delle migrazioni, composti da Romeo Lieto e Pasquale Gaglione, con lettura curata da Giusy De Laurentiis e Diana Picciocchi.