BAIANO. I boschi del monte Arciano, simbolo del patrimonio naturalistico del territorio tra storie di lavoro e mestieri scomparsi

BAIANO. I boschi del monte Arciano, simbolo del patrimonio naturalistico del territorio tra storie di lavoro e mestieri scomparsi

APERTA L’AGENDA DELL’ASSOCIAZIONE MAIO DI SANTO STEFANO PER LE INIZIATIVE DI PREPARAZIONE ALL’EVENTO DEL 25 DICEMBRE.

di Gianni Amodeo

BAIANO. I boschi del monte Arciano, simbolo del patrimonio naturalistico del territorio tra storie di lavoro e mestieri scomparsiSono variegati i profili naturalistici e simbolici, che punteggiano e connotano i boschi del maestoso Monte Arciano  che occhieggia come vigile e sorniona sentinella sull’area del casello autostradale dell’A16 ; profili scanditi dai diffusi castagneti di verde ora sfumato ed ora intenso rischiarati dai raggi solari che a stento ne penetrano le fitte chiome e il viluppo dei rami. E’ la rapsodia delle tonalità e dei colori, in cui si specchiano e si ritrovano, non solo la matrice della vita materiale di Baiano e del suo formarsi- e conservarsi nel tempo- come piccola ed operosa comunità che per secoli è vissuta, grazie agli usi civici esercitati nei secoli sui boschi e sui suoli di Arciano, unica e significativa risorsa patrimoniale della Municipalità di corso Garibaldi, ma soprattutto il senso più autentico e diretto della sua micro- storia e delle sue radici identificative ancorate a quella civiltà contadina e silvo-pastorale, statica e povera di opportunità, liquefatta dall’avvento della società dei consumi di massa con standard di benessere crescente mai prima sperimentato e persino con ascendenze verso l’opulenza, di cui godono ristretti ceti professionali.

BAIANO. I boschi del monte Arciano, simbolo del patrimonio naturalistico del territorio tra storie di lavoro e mestieri scomparsiE’ il filo di una storia, che nel suo minuto e angusto perimetro da cui è circoscritta, può sembrare assottigliarsi anche per l’effetto delle profonde, rapide e pervasive innovazioni tecnologiche dei nostri giorni, che dettano cambiamenti sociali, costumi e stili di comportamenti relazionali con ritmi e velocità mirabolanti, di cui sono protagoniste le generazioni del web; generazioni, che dalla soglia di 2.0 filano ormai spedite- se già non l’hanno raggiunta- verso la soglia 4.0, con linguaggi e atteggiamenti per un immaginario largamente mutato rispetto a quello del passato remoto e del passato … recente . Ma è soltanto un’impressione. In realtà, tra la comunità e i boschi d’ Arciano si è venuto dipanando nel tempo il filo di una simbiosi e un legame di scambievole reversibilità impossibili da rimuovere e sciogliere.

L’ICONA DELLA MICRO-STORIA LOCALE

Il Maio  di questa micro-storia costituisce la testimonianza e la sintesi esplicativa più corposa e rilevante. E’ l’ alberosimbolo, che, di anno in anno e proprio nel verde profondo dei castagneti d’Arciano, viene eletto per vetustà e altezza, per essere la plastica icona dell’ evento folcloristico del 25 dicembre. E’ l’evento-clou del culto arboreo, che si rinnova da tempo immemorabile e che vive le sue fasi per l’intero arco del mese dicembrino, intrecciando le sue valenze laiche con quelle della religiosità cristiano-cattolica nel segno delle “ Messee notte”, le Sante Messe officiate- ad iniziare da quella della Festività in onore di Santa Lucia– sul far dell’alba nella chiesa parrocchiale dedicata a Santo Stefano, per concludersi con mondo contadino qual è stato, mentre l’intreccio del profano e del sacro si ritrova nei modelli di tanti altri analoghi culti che si celebrano nell’area mediterranea e nell’Europa centrro-settentrionale, con scansioni temporali distinte e diverse, così come accade nell’intero contesto delle sei Muncipalità dell’Unione del Baianese e dell’Alto Clanio.

ALLA RISCOPERTA DEGLI ITINERARI E DEI MESTIERI DEL MAIO

Su queste tracce si apre l’agenda delle iniziative indette e promosse dall’associazione Maio di Santo Stefano, in vista dell’evento del 25 dicembre. Sono iniziative, ispirate dal recupero e dalla valorizzazione della memoria storica, di cui Arciano, ch’è stata la “Grande fabbrica di lavoro” della comunità, è testimone eloquente ed altamente rappresentativo. Ed è la memoria , che proiettata nell’attualità, rivendica e reclama la tutela dell’ambiente, la salvaguardia del patrimonio paesaggistico e naturalistico delle aree collinari e delle aree montane troppo spesso manomesse e scempiate, per non dire della devastazioni generate da incendi con cadenze che da anni sono ormai fisse persino nei mesi e nei giorni; devastazioni, che cancellano radicalmente interi boschi e danno spazio, con automatico meccanismo, a pascoli che crescono abbondanti e rigogliosi a libero uso, innescando, però, le insidie dei fenomeni franosi e i pericoli del dissesto idrogeologico. E’ lo scenario delle situazioni emergenziali che richiedono interventi di straordinaria manutenzione, con la “necessità” indifferibile d’intervento d’urgenza, spendendo, secondo consuetudine collaudata, denaro pubblico a piè di lista, senza particolari controlli e verifiche di ordine preventivo e consuntivo.

Coniugando il binomio della memoria del passato con le esigenze della vivibilità normale del territorio ch’è bene comune, l’agenda del sodalizio, presieduto da Stefano Guerriero, in sinergia con le scuole cittadine contempla per le giornate domenicali, a cominciare dal 16 ottobre e per l’intero mese di novembre, un ciclo di ricognizioni dirette sugli itinerari del Maio e sui siti panoramici del Monte Arciano. Artefici delle ricognizioni saranno le ragazze e i ragazzi- insieme con i genitori- che raccoglieranno l’appello del sodalizio. Saranno momenti significativi per la conoscenza dei cicli biologici del patrimonio arboreo e delle peculiarità paesaggistiche dell’intero complesso montano d’Arciano; momenti integrati dalla conoscenza dei criteri di scelta del Maio e del suo abbattimento, con le tecniche di “addobbo” per renderlo l’attrattiva icona della Festa. Le guide saranno i volontari del sodalizio, amanti dell’escursionismo e appassionati cultori della simbologia del Maio.

In parallelo, l’agenda sarà aperta ad una serie di incontri pubblici, il cui filo conduttore si dipanerà sulla conoscenza delle storie del lavoro, che si sono incrociate tra i boschi d’ Arciano. Sarà il racconto dei mestieri, che si sono praticati direttamente o per indotto, in virtù dell’utilizzo n dei materiali lignei, forniti dai boschi d’ Arciano ed “impreziositi” dal valore aggiunto di dure fatiche. Ed è il caso della produzione delle varie tipologie di ceste, destinate ai mercati ortofrutticoli di Napoli, Nola, San Giuseppe Vesuviano- erano un centinaio i laboratori attivi fino a mezzo secolo fa- e si riscopriranno così le figure delle raccoglitrici di fascine per la panificazione domestica ed artigianale, dei “carcarari” che producevano la calce nelle “carcare”- undicimila fascine di taglia normale per realizzare 300 quintali di calce- dei boscaioli, dei falegnami, dei bottai, dei “rutari”, dei trainieri e dei carbonai, che si tramandavano di padre in figlio le tecniche di allestimento dei “catuozzi” che davano il prezioso carbone per la laboriosa e lenta cottura dei cibi , quando il gas propano liquido da cucina e custodito in contenitori di ghisa neanche si immaginava che esistesse e, meno che meno, si immaginava che il metano in rete, proveniente dalla sponda nord-africana d’Algeria, ne potesse costituire una veloce e rapida alternativa all’insegna del fast food che fa tanto moda … tra le mura di casa e, ancor più, fuori di casa. E della ri-visitazione dei mestieri del Maio, i narratori saranno coloro che li hanno praticati o i loro figli, con il corredo di immagini e foto d’epoca. Una ri-visitazione live, con l’autenticità della presa diretta e del vissuto reale.

E, poi, spazio alla prima edizione del Premio intitolato alla memoria di Galante Colucci, formatosi nell’Accademia delle Belle Arti di Napoli, ben stimato uomo di scuola con oltre quaranta anni di proficuo lavoro didattico nei plessi delle “Medie” di Baiano, Avella e Atripalda, cultore di storia locale, provetto fotografo, escursionista infaticabile con la grande passione per il ciclismo amatoriale anche in età adulta ed in linea con le giovanili esperienze sportive di corridore ciclista negli anni   ’50. Il Premio è articolato in quattro sezioni, da quella narrativa e del saggio breve a quella pittorico-grafica, per finire con la rassegna delle produzioni audio-visive e di “cortometraggi” la cui ispirazione deriva dalla favola e dalle suggestioni del Maio, dai “suoi” mestieri, dalla cultura per l’ambiente e del rispetto per il territorio e il paesaggio, le “ Case comuni” della cittadinanza responsabile.

La partecipazione al Premio “Galante Colucci” è aperta ai ragazzi e alle ragazze d’età afferente al ciclo delle scuole medie. Riservata agli studenti di scuole superiori e d’Università e in genere a tutti gli amatori dei prodotti-video, è la sezione speciale di filmati e narrazioni fotografiche. L’appuntamento per l’assegnazione degli attestati e dei riconoscimenti premiali è fissato per il 26 febbraio del 2017, in coincidenza con la Festa votiva che la comunità celebra in onore di Santo Stefano.