Influenza, Covid e infezioni virali croniche: cresce l’allarme per il cuore. Il rischio di infarto e ictus può quintuplicare nelle settimane successive

Influenza, Covid e infezioni virali croniche: cresce l’allarme per il cuore. Il rischio di infarto e ictus può quintuplicare nelle settimane successive

Le infezioni virali non si fermano alle vie respiratorie: possono colpire direttamente il cuore e i vasi sanguigni, aumentando in modo significativo il rischio di eventi cardiovascolari gravi. È quanto emerge da una serie di studi internazionali, tra cui una recente analisi pubblicata dalla American Heart Association, che mette in luce un dato allarmante: nelle settimane successive a un’influenza o a un’infezione da Covid-19, il rischio di infarto o ictus può crescere fino a cinque volte.

Secondo gli esperti, il pericolo non riguarda solo il periodo immediatamente successivo alla malattia. Nel caso del Covid, infatti, l’aumento del rischio cardiovascolare può durare fino a dodici mesi dopo la guarigione. Un effetto collaterale spesso sottovalutato, che riguarda in particolare persone già fragili o con fattori di rischio preesistenti, ma che può coinvolgere anche soggetti sani.

Il legame tra virus e cuore

Il meccanismo alla base di questo aumento di rischio è duplice: da un lato l’infiammazione sistemica scatenata dal virus, che danneggia il rivestimento interno dei vasi sanguigni (endotelio), e dall’altro una maggiore tendenza alla coagulazione del sangue, che facilita la formazione di trombi in grado di ostruire arterie coronarie o cerebrali.

Nel caso del Covid-19, alcuni studi hanno inoltre documentato un danno diretto alle cellule endoteliali e al muscolo cardiaco, che può favorire l’insorgenza di miocarditi, aritmie o scompensi anche a distanza di settimane.

Non solo infezioni acute: anche l’Hiv e l’epatite tra i fattori di rischio

Il legame tra virus e malattie cardiovascolari non riguarda solo le infezioni stagionali. Chi convive con infezioni croniche come l’Hiv o l’epatite C presenta un rischio più elevato di sviluppare infarto o ictus nel corso della vita.
Secondo i dati diffusi dalla AHA, le persone con Hiv hanno un rischio di infarto superiore del 60% rispetto alla popolazione generale, mentre quelle con epatite C registrano un aumento del 27%.

Questo perché le infezioni croniche mantengono nel tempo uno stato infiammatorio di basso grado, che accelera i processi di aterosclerosi e compromette progressivamente la salute vascolare.

Prevenzione: la prima difesa resta il vaccino

Di fronte a queste evidenze, la prevenzione diventa l’arma principale. La vaccinazione antinfluenzale e anti-Covid, soprattutto per le categorie a rischio (anziani, cardiopatici, diabetici e ipertesi), non serve solo a evitare forme gravi dell’infezione, ma può anche ridurre indirettamente la probabilità di infarto o ictus nelle settimane successive alla malattia.

“Chi ha una storia di patologie cardiovascolari dovrebbe considerare il vaccino non come una scelta, ma come una necessità preventiva”, sottolineano i cardiologi. Importante anche mantenere sotto controllo pressione, glicemia e colesterolo, e non trascurare eventuali sintomi anomali – come dolori toracici, affaticamento improvviso o palpitazioni – dopo un’infezione virale.

Uno stile di vita che protegge il cuore

A completare la strategia di protezione, valgono le regole ormai note: alimentazione equilibrata, attività fisica regolare, stop al fumo e consumo moderato di alcol.
L’obiettivo è ridurre l’infiammazione di fondo e rafforzare la capacità del sistema cardiovascolare di reagire agli stress infettivi.

Un nuovo approccio alla salute

Le nuove evidenze scientifiche tracciano un confine sempre più sottile tra malattie infettive e patologie croniche. L’idea che un virus possa “accendere” o accelerare un disturbo cardiovascolare obbliga la medicina a una visione più integrata, dove il cuore e il sistema immunitario non viaggiano più su binari separati.

Un messaggio chiaro per tutti: proteggersi dai virus non è solo una questione stagionale, ma un gesto concreto di prevenzione cardiovascolare.