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Si è spento a 84 anni l’ex allenatore del Napoli e maestro di Allegri e Gasperini
UDINE – Il calcio italiano perde uno dei suoi pensatori più brillanti. Giovanni Galeone, ex calciatore e allenatore, si è spento oggi, 2 novembre 2025, all’età di 84 anni presso l’ospedale di Udine. Un uomo che ha insegnato calcio e, soprattutto, un modo di pensare il calcio, lasciando un’eredità che va ben oltre le panchine che ha occupato.
Nato a Napoli il 26 gennaio 1941, figlio di un ingegnere e di una casalinga, Galeone crebbe in un ambiente sereno e colto. La famiglia si trasferì presto a Trieste, dove Giovanni scoprì due grandi passioni: la letteratura e lo sport. Amava i libri, citava spesso scrittori e poeti, ma il pallone, alla fine, lo conquistò per sempre.
Fu calciatore elegante e intelligente, vestendo tra le altre maglie anche quella dell’Avellino nella stagione 1960-61, in Serie C. Ma fu da allenatore che il suo nome entrò di diritto nella storia del calcio italiano.
Allenatore di idee e di visione, Galeone fu un innovatore. Nel calcio degli anni Ottanta e Novanta, quando il dogma era la marcatura a uomo, lui propose un gioco di movimento, fantasia e coraggio, ispirato ai principi del calcio olandese. Il suo marchio era il 4-3-3, un modulo fluido e moderno che dava libertà ai talenti offensivi e responsabilità tattiche ai difensori. Le sue squadre cercavano sempre la giocata, il fraseggio, la verticalità improvvisa.
Fu protagonista di quattro promozioni in Serie A – due con il Pescara, una con l’Udinese e una con il Perugia – e tra il 1997 e il 1998 guidò anche il Napoli, nella stagione immediatamente successiva alla retrocessione in Serie B, cercando di restituire entusiasmo e identità a una piazza difficile e appassionata.
Il suo nome resta legato a un calcio “pensato”, tecnico, quasi filosofico. Non a caso, molti dei suoi allievi lo hanno sempre chiamato “il Professore”. Due di loro – Massimiliano Allegri e Gian Piero Gasperini – oggi allenano ai massimi livelli, portando avanti, ciascuno a suo modo, quell’idea di gioco intelligente e coraggiosa che Galeone aveva seminato. Il destino ha voluto che proprio questa sera, nel giorno della sua scomparsa, Milan e Roma, guidate dai due suoi “discepoli”, si affrontino sul campo.
Galeone amava dire che “il calcio è un’arte, non una scienza esatta”. Per lui la tattica era un mezzo, non un fine; il talento, una forma di libertà. Nei suoi spogliatoi si respirava cultura, rispetto e curiosità. Parlava ai giocatori come a persone, non come a pedine. Forse per questo tanti di loro, anche anni dopo, lo ricordano con affetto e gratitudine.
La sua scomparsa lascia un vuoto profondo, ma anche una certezza: il suo calcio non morirà mai, perché vive nelle idee di chi ha saputo ascoltarlo e nei sogni di chi, ancora oggi, crede che il pallone sia una forma di bellezza.
Addio, Giovanni Galeone, il “maestro gentile” che insegnava calcio come si insegna la vita.
