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Elezioni Campania, la rabbia di Salvatore Alaia: “Altro che politica, qui è una fiera della poltrona”
SPERONE — Quando parla Salvatore Alaia, due volte sindaco di Sperone, non servono microfoni potenti. La sua voce — ruvida, diretta, popolare — arriva forte comunque. E in vista delle elezioni regionali del 23 e 24 novembre, Alaia torna a fare quello che ha sempre fatto: dire quello che pensa, senza troppi giri di parole.
“Io continuo a portare avanti a voce alta il fronte del dissenso e della protesta — dichiara — per dare voce a chi non ne ha più. A chi è stato dimenticato, bistrattato, mortificato da una classe politica regionale che da anni pensa solo a spartirsi le poltrone, dimenticando i veri bisogni dei cittadini.”
E poi attacca, con la rabbia di chi non si rassegna:
“Parliamo di trasporti che non funzionano, di sanità allo sbando, di agricoltura abbandonata, di viabilità da terzo mondo, di servizi sociali fantasma. Un disastro annunciato, e la cosa che fa più rabbia è la faccia tosta di certi politici che, proprio adesso, si riscoprono paladini delle zone interne. Ma dove sono stati fino a ieri? Hanno fatto rivoltare i nostri avi nelle tombe!”
Alaia, come un moderno tribuno, scaglia parole come pietre. Non risparmia nessuno: né i professionisti del potere, né gli opportunisti di turno che “promettono a destra e a manca pur di strappare un voto”.
“Gente — tuona — che venderebbe anche l’anima pur di raggiungere la poltrona. E poi parlano di dignità? Ma quale dignità! Questa è fame di potere, non passione politica.”
C’è ironia amara nelle sue parole, ma anche una lucidità che disarma. “Il termine politica — ricorda — significa mettersi al servizio del popolo, non usarlo come scalino per salire ai vertici del potere e poi dimenticare tutti e tutto.”
Il tono è quello di chi non sopporta più il teatrino:
“Mi chiedo e vi chiedo: dove siete stati fino ad oggi? Ora venite a promettere miracoli, a baciar bambini e stringere mani? Ma davvero avete la faccia di bronzo! E per non dire altro, mi fermo qui…”
E conclude con un messaggio che sa di resa e sfida insieme:
“Forse è arrivato il momento di dire basta. Forse la risposta più forte sarà proprio quella del silenzio: astensionismo o zero spaccato sulla scheda. Perché un popolo tradito troppe volte prima o poi si stanca, e quando si stanca davvero… non lo ferma più nessuno.”
Uno sfogo che non è solo protesta, ma diagnosi di un male cronico: la distanza tra la politica e la gente. Alaia la chiama “disillusione”. Ma dietro la rabbia c’è ancora una speranza: che qualcuno, un giorno, torni a fare politica per davvero. Come si faceva una volta, con cuore e faccia pulita.
