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(di Antonio Castaldo)
A Brusciano si fa largo una nuova voce nel panorama culturale e accademico: quella di Emanuel Felice Coppola, giovane storico nato nel 1998, figlio di Gianfranco, genetista prematuramente scomparso, e di Maria Grazia Di Piterantonio, poetessa e filosofa. Primogenito di quattro fratelli – Anna Maria, Gloria e Angelo Raffaele – Emanuel porta con sé un’eredità familiare d’arte e di impegno: nipote dello stimato Filippo Di Pietrantonio, progettista degli obelischi della Festa dei Gigli di Brusciano, e cresciuto con l’affetto dell’amata nonna Rosa Ianuale.
Dall’infanzia ai primi traguardi
Sin da bambino si distingueva per memoria e curiosità: a soli tre anni, già soprannominato “Felice il Bambino delle Bandiere”, era capace di riconoscere i vessilli di qualsiasi nazione del mondo. Dopo il Liceo Classico a Pomigliano d’Arco, intraprende gli studi universitari alla Federico II di Napoli, laureandosi in Storia con una tesi dedicata al cinema e al mito della Guerra Fredda in Apocalypse Now.
Nell’anno accademico 2024-2025 conclude la Laurea Magistrale in Scienze Storiche con una ricerca dal titolo:
“Pentiment: Gioco. Storia e Memoria. L’apprendimento della storia attraverso il medium videoludico”, lavoro che gli vale il massimo dei voti, 110 e Lode, e che diventa presto un libro pubblicato su Amazon (edizione Kindle, luglio 2025).
A suggellare il suo percorso, arrivano anche i complimenti di Josh Sawyer, direttore creativo del videogioco Pentiment, che ha commentato positivamente l’elaborato dello studioso italiano.
Pentiment, un caso di studio
Intervistato, Coppola spiega le ragioni di questa scelta:
«I videogiochi non sono solo intrattenimento. Sono diventati un linguaggio culturale a tutti gli effetti, capaci di raccontare storie, stimolare riflessioni e insegnare. Pentiment rappresenta un esempio esemplare: restituisce con rigore l’atmosfera della Baviera del XVI secolo, tra Riforma, rivolte contadine e conflitti religiosi. Non è solo un gioco: è una vera esperienza culturale interattiva».
Il punto di forza del titolo sta nella cura filologica: stili calligrafici, fonti storiche, tradizioni popolari, temi sociali e religiosi. Tutto concorre a porre una domanda fondamentale: chi scrive la storia e chi resta in silenzio?
Videogiochi e memoria storica
La tesi di Coppola non si limita a Pentiment: esplora un ventaglio di opere che spaziano dalla Boemia del XV secolo di Kingdom Come: Deliverance al Giappone feudale di Ghost of Tsushima e Nioh, dal tramonto del West in Red Dead Redemption II fino alla memoria della Grande Guerra in Valiant Hearts e dell’Olocausto in The Light in the Darkness. Fino ad arrivare all’universo divulgativo della saga Assassin’s Creed, con i suoi Discovery Tour, veri e propri musei interattivi.
«La differenza dei videogiochi rispetto ad altri media è l’interattività: non sei spettatore, ma parte attiva. Scegli, esplori, sbagli, rifletti. Questo coinvolgimento rafforza la memoria e stimola il pensiero critico».
Secondo Coppola, il videogioco non sostituisce manuali o lezioni frontali, ma può integrare e arricchire l’insegnamento, rendendo la storia più accessibile e coinvolgente per le nuove generazioni.
Verso il futuro
Il rischio di banalizzazione, osserva, esiste: ma è lo stesso per ogni linguaggio. La differenza sta nella capacità di sviluppare una cultura critica del videogioco.
«Viviamo in un’epoca in cui la storia rischia di perdersi nelle semplificazioni dei social. I videogiochi, grazie alla loro natura immersiva, possono diventare spazi in cui custodire e rielaborare il passato. Non sostituiranno lo studio critico, ma possono renderlo più vivo e accessibile».
Con questo approccio, Emanuel Felice Coppola offre non solo un contributo accademico, ma anche una proposta culturale e pedagogica: riconoscere nei videogiochi un ponte tra memoria, storia e futuro, uno strumento di conoscenza che parla la lingua delle nuove generazioni.
