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di Francesco Piccolo
C’erano una volta attaccanti capaci di far tremare le difese con un solo tocco. Bastava una punizione dal limite, calibrata come un colpo di magia, e per i portieri era notte fonda. Nel Mandamento, quel talento aveva un nome e un soprannome: Joseph Noviello, per tutti “Giogiò”, il bomber delle punizioni impossibili, l’uomo capace di trasformare un calcio piazzato in poesia.
Gli inizi: la scuola del Baiano
Nato il 26 agosto 1968, alto 1,78 m, Giogiò muove i primi passi nelle giovanili del Baiano, cresciuto sotto la guida di Stefano Miele e, successivamente, di Biagio Peluso. Attraversa tutte le categorie giovanili, dai Pulcini agli Allievi, fino a raggiungere il grande salto in prima squadra.
Nel 1984 esordisce tra i senior: con il Baiano conquista subito il campionato di Seconda Categoria, la sua prima grande soddisfazione, che lo proietta verso palcoscenici più ambiziosi. L’anno successivo si trasferisce al Formia Calcio, in Interregionale (oggi Serie D), esperienza breve ma preziosa per la sua crescita.
Il ritorno a casa: gol a raffica
Dopo un anno, Giogiò rientra a Baiano, dove in tre stagioni diventa protagonista assoluto: segna sempre in doppia cifra, trascinando i granata con le sue reti e la sua fantasia offensiva.
Nel 1989 si apre una nuova avventura al Solofra di Rolando Carullo. Con una squadra giovane e ambiziosa, disputa un campionato brillante che conferma il suo valore. Seguono le esperienze a Lauro e Atripalda, tappe intermedie prima del ritorno nel Mandamento.
L’esplosione al Carotenuto
A Mugnano del Cardinale, con l’U.S.G. Carotenuto guidato dal presidente Angelo Sanseverino e dal direttore sportivo Angelo Monteforte, e allenato dal dottor Pietro Bianco, Giogiò mette in mostra tutto il suo repertorio: in 13 presenze segna 11 gol e trascina la squadra alla vittoria del campionato di Promozione. È un periodo straordinario, che però si interrompe prematuramente per motivi personali, lasciando un addio amaro e inatteso.
Di nuovo a Baiano: il bomber assoluto
Il richiamo di casa è troppo forte. Giogiò torna a Baiano, con il presidente Nicola Masi, e firma oltre 20 reti in altrettante partite. Dopo una parentesi al Monteforte, rientra ancora a Baiano, questa volta con il presidente Generoso Lippiello : è la stagione 1997/98, quella dell’apoteosi.
La squadra vince il campionato di Prima Categoria nello spareggio di Montesarchio contro il Real Ferrovia Avellino. Giogiò scrive una pagina di storia: 43 gol in 30 partite, di cui ben 24 su punizione. Una cifra che da sola racconta il suo talento straordinario.
La stagione successiva, in Promozione, conferma la sua vena realizzativa con 20 gol in 27 partite, prima del trasferimento al Milan Sannio di Benevento, dove continua a stupire con una media impressionante: 24 reti in 22 presenze.
L’ultima avventura e l’addio
Nel 2000, per motivi di lavoro, si trasferisce a Treviso. Qui veste la maglia del Vittorio Veneto in Eccellenza e successivamente quella della Godigese in Seconda Categoria. Anche lontano dal Mandamento non perde il vizio del gol, chiudendo la carriera da capocannoniere: il sigillo finale di una parabola calcistica straordinaria.
Caratteristiche tecniche: l’arte della punizione
Di Joseph “Giogiò” Noviello si diceva che ogni punizione fosse mezza sentenza. Specialista assoluto sui calci piazzati, possedeva un sinistro chirurgico e un destro altrettanto micidiale. Dal limite, da trenta metri o da posizione defilata, per lui non faceva differenza: la palla sembrava seguire una volontà propria e finiva quasi sempre in rete. Portieri e difese lo temevano come un avversario impossibile da prevedere.
Non era soltanto un cecchino: Giogiò sapeva muoversi con eleganza tra le linee, leggere la partita, cogliere gli spazi con un senso della porta naturale e quasi innato. Ma il suo marchio di fabbrica restano quelle punizioni che, nel Mandamento e oltre, continuano a far brillare gli occhi di chi le ha viste: tiri che sembravano destinati al mito, e che il cronista raccontava come se fossero poesia in movimento.
Di Giogiò si ricorda…
…il ragazzo che imparava a correre dietro al pallone tra i vicoli e i campi di Baiano, con gli occhi già pieni di gol;
…il bomber che non faceva sconti a nessuno, sempre in doppia cifra, capace di incendiare le partite con la sua presenza e il fiuto della rete;
…l’artefice della stagione 1997/98, quando ogni match sembrava scritto da un copione di pura leggenda granata;
…e infine, lo specialista delle punizioni, con un sinistro che era quasi poesia e un piede che trasformava il pallone in sentenza: per i portieri, non c’era scampo.
Io sono Joseph “Giogiò” Noviello!

































