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Hiroshima, 6 agosto 1945 – ore 8:15 del mattino. In un cielo sereno sopra la città giapponese, l’aeroplano statunitense Enola Gay apre il portellone e lascia cadere la prima bomba atomica mai utilizzata in un conflitto. Il suo nome in codice è “Little Boy”, il suo impatto sarà devastante: in pochi secondi, un’intera città viene annientata da una luce accecante e da un’onda d’urto inimmaginabile.
La bomba esplode a circa 600 metri di altezza, sprigionando una potenza pari a 15.000 tonnellate di TNT. In un attimo, il centro di Hiroshima viene raso al suolo. Le stime ufficiali parlano di circa 70.000 morti immediati, ma le vittime saliranno a oltre 140.000 nei mesi successivi, a causa delle ustioni, delle ferite e degli effetti delle radiazioni.
Tra le macerie, bambini, donne, anziani. Molti moriranno senza che si riesca nemmeno a identificarli. Le immagini di quel giorno – ombre umane impresse sui muri, pelle ustionata, silenzi spezzati da grida di dolore – resteranno per sempre impresse nella coscienza collettiva del mondo.
La nascita dell’era nucleare
L’attacco nucleare su Hiroshima, seguito tre giorni dopo da quello su Nagasaki, segna la fine della Seconda guerra mondiale e l’inizio di una nuova era: quella atomica, fatta di equilibri precari, corse agli armamenti e paure globali. Il Giappone si arrenderà ufficialmente il 15 agosto 1945, ponendo fine a uno dei conflitti più sanguinosi della storia.
Ma il prezzo della pace è altissimo, e la questione morale sull’uso della bomba atomica resta aperta ancora oggi. Hiroshima diventa così simbolo universale di distruzione, ma anche di rinascita e resistenza.
Un monito per il futuro
Ogni anno, il 6 agosto, il Giappone e il mondo intero ricordano le vittime con momenti di silenzio, cerimonie e messaggi di pace. Hiroshima non è solo una tragedia da commemorare, ma un monito per l’umanità, affinché simili orrori non si ripetano mai più.
Il sindaco di Hiroshima, ogni anno, rinnova l’appello per un mondo libero dalle armi nucleari. E oggi più che mai, in un mondo segnato da instabilità e minacce globali, il ricordo di quel giorno assume un valore fondamentale.
“Il mondo non sarà distrutto da quelli che fanno il male, ma da quelli che li guardano senza fare nulla.”
– Albert Einstein
