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Il 1° maggio 1886 segna una delle date più importanti nella storia dei diritti dei lavoratori. In questa giornata, oltre 400.000 operai incrociarono le braccia in numerose città degli Stati Uniti, chiedendo a gran voce una conquista fondamentale: la giornata lavorativa di otto ore.
A guidare la protesta fu soprattutto Chicago, cuore industriale del paese, dove le condizioni di lavoro erano durissime: turni di 12, anche 14 ore al giorno, in ambienti spesso insalubri e pericolosi. Il malcontento, covato per anni, esplose in una serie di scioperi e manifestazioni pacifiche. Tuttavia, il clima si fece presto teso.
La rivolta di Haymarket
Il 4 maggio, durante una manifestazione in Haymarket Square, a Chicago, una bomba fu lanciata contro la polizia mentre cercava di disperdere i manifestanti. Morirono sette agenti e almeno quattro civili, mentre decine di persone rimasero ferite. L’episodio segnò una svolta drammatica: furono arrestati diversi attivisti anarchici, alcuni dei quali condannati a morte in un processo ritenuto da molti viziato e ingiusto.
La nascita del Primo Maggio
Nonostante la repressione, la mobilitazione dei lavoratori del 1886 lasciò un segno indelebile. Tre anni dopo, nel 1889, il Congresso della Seconda Internazionale (un’organizzazione socialista nata a Parigi) stabilì che il 1° maggio sarebbe stato celebrato in tutto il mondo come Giornata Internazionale dei Lavoratori, in memoria di quel sacrificio e di quella lotta.
Un simbolo universale di giustizia sociale
Oggi il Primo Maggio è riconosciuto in molti paesi come festa nazionale e giornata di riflessione sui diritti, le conquiste e le sfide ancora aperte nel mondo del lavoro. La sua origine, però, affonda le radici nel coraggio di uomini e donne che, con determinazione, cambiarono per sempre la storia delle relazioni industriali.
