GIUGNO – REFERENDUM, DEMOCRAZIA E PARTECIPAZIONE. PERCHÉ VOTARE SÌ

GIUGNO – REFERENDUM, DEMOCRAZIA E PARTECIPAZIONE. PERCHÉ VOTARE SÌ

A poco meno di un mese dalla consultazione referendaria dell’8 e 9, non possiamo non notare come tale data rappresenti davvero un crinale possibile verso astensionismo o non partecipazione al voto, come lo sono i mesi caldi che facilitano il non voto. Non sarebbe la prima volta, in quanto già avvenuto nei referendum pregressi. Pertanto, raggiungere il quorum, oggi, diventa ancor più necessario, considerato il valore sociale e civile dei quesiti referendari; anzi, diventa azione impegnativa e coraggiosa, come scalare la cima di un monte senza attrezzature adeguate. Ma è doveroso fare il possibile per raggiungere la vetta con un surplus di generoso attivismo e diffusa comunicazione nei luoghi di lavoro e nella società tutta.

Ciò è richiesto dalla grande importanza dei quesiti referendari, che meritano 5 “sì” convinti e determinati, in quanto bisogna dire:

  1. Stop ai licenziamenti illegittimi.

  2. Più tutele per lavoratrici/tori delle piccole imprese.

  3. Riduzione del lavoro precario.

  4. Più sicurezza sul lavoro.

  5. Più integrazione con la cittadinanza italiana.

Siamo però ben consapevoli che i referendum abrogativi di leggi scandalose si possono vincere o perdere a livello socio-lavorativo, prima ancora che nelle urne! Anzi, nell’attuale contesto sociale e politico, in presenza di un esecutivo di “tirannia parlamentare”, i referendum su temi e materie sociali e sindacali sono difficili da svolgere e non costituiscono un efficace antidoto alla deriva del Paese. Questa è la verità.

Difatti, la democrazia si fonda sulla partecipazione attiva e propulsiva, sull’impegno gravoso, sulla passione, nonché sull’esercizio di vera libertà. Pertanto, il raggiungimento del quorum dovrebbe riguardare tutti i partiti dell’arco costituzionale. Ma non sarà così, come ha già manifestato il Presidente del Senato, che ha difeso la scelta dell’astensionismo: cattivi maestri per la democrazia, quando si gioca sulla mancata informazione e sull’astensione, rivendicata come scelta legittima.

Dobbiamo essere consapevoli che un Paese che partecipa ha una democrazia più forte e una civiltà più avanzata. E questo perché il voto non è una rivolta sociale, ma un diritto conquistato da esercitare sempre.

Ovviamente, noi ci auguriamo che i milioni di “sì” possano indicare ai soggetti politici e sociali la volontà di rimuovere quelle norme che hanno assecondato, anziché avversare, la precarietà della vita e del lavoro, non tutelando la dignità del lavoro e le leggi di civiltà giuridica, etica e umana.

Quadrelle, 13-5-2025
Prof. Andrea Canonico
(Comitato Referendario Territoriale Baianese)