Le festività: Sostanza o Apparenza?

Le festività: Sostanza o Apparenza?

di Alessia Conte

Nel consueto ciclo naturale della vita, oltre al susseguirsi dei processi naturali si ripetono – per disgrazia o per fortuna – le festività. Ad una settimana che precede la Santa Pasqua che indica la Resurrezione di Gesù ci chiediamo: “Ma c’è ancora la sostanza o è tutto apparenza?”. In un mondo sempre più esasperato, consumista, frenetico e cattivo si è perso il senso di tutto, anche delle piccole cose; ed è nei giorni “festivi” che l’indole più falsa dell’uomo emerge per fare – la cosiddetta- bella figura. Se il Natale ci impone di essere tutti più buoni, la Pasqua ci impone di trovare una pace spesso solo temporanea; messaggi di auguri, chiamate, palme ed ulivi benedetti diventano delle vere frecciatine per mettere a tacere i rapporti con i parenti e gli amici. Girando sulla piattaforma sociale più utilizzata del momento, in un periodo tanto solenne dove viene raffigurata la Passione Morte e Resurrezione di Gesù, al parroco di Avella Don Giuseppe Parisi preoccupa più un devozionismo esasperato che l’ateismo rispettoso; e chi meglio di un messaggero di Nostro Signore può far riflettere su un tema tanto delicato che può essere anche scorporato dal solo tema della festività? Di certo non facciamo di tutt’erba un fascio, ci sono persone che sentono ancora devozione verso particolari periodi dell’anno e che alimentano la propria anima con la vicinanza a Dio scostandosi dal puro esibizionismo. Detto questo non vogliamo scoraggiarvi a mantenere la quiete nei vostri rapporti sociali, ma farvi riflettere su ciò che è veramente importante. Nell’augurarvi una buona domenica delle Palme vi invitiamo a leggere – da noi definiti- i “dieci comandamenti” del poeta Franco Arminio:

“1. Pensa che si muore e che prima di morire tutti hanno diritto a un attimo di bene. Non è che puoi pensarci sempre, pensaci qualche volta, anche solo una volta al giorno. Lascia che salga un filo di pietà verso gli altri, verso il fatto che hanno il tuo stesso destino.

2. Ascolta con clemenza il mondo nei suoi sbadigli e nei suoi furori. La bellezza dell’indecisione, della sonnolenza. La bellezza di chi freme.

3. Prendi coscienza del tuo sfinimento e dello sfinimento altrui. Quando parliamo di crisi, quando parliamo di povertà non dobbiamo mai dimenticare la stanchezza senza sogni in cui molti trascorrono la loro vita.

4. Scordati ogni giorno di te stesso e guarda con ammirazione le volpi, le poiane, il vento, il grano. Impara a chinarti su un mendicante, ad accarezzare un cane, a non distogliere gli occhi e il passo. Senti la sofferenza di una formica schiacciata sotto i piedi.

5. Cerca continuamente parole migliori, senza credere troppo né alle tue né a quelle degli altri. La parola non è una merce da prendere al mercato. Le parole migliori quando le pronunciamo hanno il fiato della paura e della lietezza, non sono le parole per amministrare la giornata.

6. Impara a sentire l’energia del dolore, della vecchiaia, della povertà e della disperazione. L’energia degli uomini viene dal vento contrario, non dalle spinte, non dagli imbrogli, non dai favori. La nostra bellezza non si realizza quando veniamo riconosciuti, quando veniamo premiati. Il nostro lato immenso si apre quando diciamo l’affanno, quando vediamo l’affanno degli altri. La politica non parla mai del dolore, della vecchiaia, della disperazione. E con questo si condanna a una penosa irrilevanza.

7. Vivi nascosto, coltiva il tuo rigore e lotta fino a rimanere senza fiato. Vivi ogni giorno come se fosse l’ultimo, dai tutto te stesso, senza avarizia, senza remore. L’aria è piena di miracoli, ci sono i santi, baci grandi possono arrivare e pianti, il giorno non è un gioco a scansare, ma è un impigliarsi, struggersi, cadere nel mondo, mirare verso l’alto.

8. Considera la vita nella sua miseria e non nella sua grandezza. La miseria di un corpo che si ammala, di una ragione che è una tana di formiche morte. Noi non abbiamo niente, non avremo mai niente, se non la nostra miseria, il nostro essere senza scampo. Possiamo anche contendere qualcosa agli altri, possiamo organizzarci per darci l’illusione di avere forze e speranze e progetti. Dobbiamo avere l’onestà di considerare che si tratta di giochi. La politica è uno di questi giochi e tende a essere un gioco ignobile.

9. Diffida della freddezza stitica, dei cuori rinsecchiti. Evita i commerci umani, non limitarti a galleggiare. Mentre tu muori pensa alla bellezza del sole e della luce, pensa che chi ti nega l’amore può darlo ad altre persone, pensa intensamente che la vita non è di nessuno. I nostri corpi stanno in mezzo alla vita, possiamo accostarli, sentire e far sentire le parole. Il lato immenso è in ognuno, può essere un’immensità piccola o grande, ma sempre di immensità di tratta. A volte per fiorire abbiamo bisogno di essere ignorati. Forse un fiore, se ci mettiamo tutti attorno ad aspettare che sbocci perderebbe la forza di sbocciare.

10. Sorridi di questa umanità che si aggroviglia su se stessa e cedi la strada agli alberi.”