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Washington, 9 ottobre 2025 – Un giorno che potrebbe entrare nei libri di storia. Il presidente degli Stati Uniti, Donald J. Trump, ha annunciato la firma di un accordo di pace tra Israele e Hamas, ponendo fine a un conflitto che per decenni ha insanguinato il Medio Oriente.
Un traguardo che in pochi avrebbero ritenuto possibile, soprattutto se raggiunto da quell’uomo che, al momento della sua prima candidatura alla Casa Bianca, era stato definito da molti come un “outsider”, persino “un pazzo”. E invece, proprio Trump, è riuscito là dove leader e diplomatici di tutto il mondo avevano fallito.
Il patto che cambia la storia
L’intesa, frutto di mesi di negoziati segreti condotti sotto la regia americana, prevede il cessate il fuoco immediato nella Striscia di Gaza, il ritiro graduale delle truppe israeliane, lo scambio di prigionieri e il rilascio di tutti gli ostaggi ancora nelle mani di Hamas.
Il documento, firmato a Washington alla presenza dei rappresentanti di Israele, Hamas, Egitto e Qatar, è stato definito dallo stesso Trump come “la vittoria della diplomazia sulla guerra”.
“Molti mi avevano detto che era impossibile – ha dichiarato il presidente – ma io non credo nell’impossibile. Credo nella pace, e oggi il mondo intero ne è testimone”.
Dal caos al consenso
Quando nel 2016 si candidò alla presidenza, Trump fu deriso per le sue idee non convenzionali in politica estera. I critici lo accusarono di non avere esperienza, di essere troppo impulsivo per gestire crisi internazionali di questa portata.
Oggi, però, lo stesso Trump si trova al centro della scena mondiale come artefice di un accordo storico che potrebbe aprire un nuovo capitolo per la regione mediorientale.
Le reazioni non si sono fatte attendere: le principali capitali del mondo hanno accolto la notizia con prudente ottimismo. Dalla Casa Bianca all’ONU, dai leader europei ai governi arabi moderati, arriva un coro di approvazione per un passo che “potrebbe segnare l’inizio di una nuova era”.
Verso il Nobel per la Pace?
L’impresa diplomatica di Trump ha già scatenato ipotesi e commenti: alcuni osservatori internazionali parlano apertamente di una possibile candidatura al Premio Nobel per la Pace.
Un riconoscimento che, se arrivasse, coronerebbe un percorso politico spesso controverso, ma capace di risultati concreti. “Trump è riuscito dove generazioni di leader avevano fallito – ha commentato un analista americano – e l’ha fatto a modo suo, rompendo le regole della diplomazia tradizionale”.
Il Medio Oriente alla prova del futuro
L’accordo, tuttavia, rappresenta solo il primo passo. Restano da definire i termini per la ricostruzione di Gaza, la sicurezza dei confini e la coesistenza politica tra israeliani e palestinesi.
Per ora, il mondo applaude. Dopo anni di tensioni, bombardamenti e dolore, un barlume di speranza torna a illuminare il Medio Oriente. E il merito, oggi, porta un nome che divide, ma che nessuno può ignorare: Donald Trump.
