Rinascita: «Pomigliano non si tocca: lo Stato Italiano entri in Stellantis»

Rinascita: «Pomigliano non si tocca: lo Stato Italiano entri in Stellantis»

Pomigliano d’Arco. «Il governo inizi a occuparsi delle cose serie e convochi l’azienda Stellantis e i sindacati al fine di adottare misure per tutelare i livelli di produzione e occupazione negli stabilimenti italiani, ivi compreso l’ingresso dello Stato Italiano tra gli azionisti del gruppo automobilistico». Non hanno paura a smascherare quello che era diventato un tabù i componenti di Rinascita: all’indomani dell’ennesimo annuncio di taglio del personale per lo stabilimento Gian Battista Vico, ex Alfasud, paventano una soluzione partecipata per garantire livelli di produzione e produttività che permettano ad uno dei principali stabilimenti del sud Italia di garantire i proprio livelli occupazionali: l’ingresso dello Stato Italiano tra gli azionisti di Stellantis, oggi colosso internazionale nella produzione automobilistica.

«Le dichiarazioni dell’amministratore delegato Tavares, – continua il comunicato diffuso questa mattina dal principale partito di sinistra pomiglianese – sul rischio di riduzione dei livelli occupazionali negli stabilimenti italiani di Stellantis, sono gravi e preoccupanti. È venuto il momento di mettere fine alle chiacchiere e ai tatticismi. La questione Stellantis e della tutela dell’occupazione, specie a Pomigliano e al sud, deve essere messa al primo posto dell’agenda del governo, del parlamento e di tutte le istituzioni. Noi sosteniamo, e sosterremo sempre, le lotte dei lavoratori e dei sindacati, per lo sviluppo e il lavoro».

«Per anni c’è stato detto che l’ingresso del pubblico nelle aziende era sbagliato perché portava a cattive gestioni; – ha commentato Vito Fiacco detto Fender, segretario di Rinascita e consigliere comunale di Pomigliano d’Arco – noi non la pensiamo così e la prova è proprio nel settore dell’industria automobilistica, dove l’ingresso statale nelle quote azionarie dei grandi gruppi è riuscita, nel tempo, a garantire livelli di occupazione e redditività delle aziende. In più, come ci confermano gli operai che vivono ogni giorno lo stabilimento di Pomigliano e le dichiarazioni di Luca Cordero di Montezemolo, oggi Fiat è un’azienda francese. Occorre che lo Stato italiano, al di là di semplici proclami, si faccia carico di questo problema per fungere da garante per i tanti lavoratori coinvolti in uno dei settori strategici della nostra economia».