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Gli incentivi per l’acquisto di auto elettriche entrano in una nuova fase. Dal 2025 scatterà un Ecobonus con contributi fino a 11 mila euro per le famiglie con ISEE fino a 30 mila euro e fino a 9 mila euro per chi ha redditi compresi tra 30 e 40 mila euro. Le microimprese potranno ottenere fino al 30% del prezzo di listino, con un tetto massimo di 20 mila euro.
Il provvedimento, promosso dal Ministero dell’Ambiente, punta a sostenere la transizione ecologica e a ridurre le emissioni inquinanti. Ma dietro l’entusiasmo si nasconde una clausola che rischia di trasformarsi in un boomerang: per accedere al bonus occorre risiedere in un Comune appartenente alle cosiddette FUA – Aree Urbane Funzionali.
Che cosa sono le FUA
Le FUA (Functional Urban Areas) sono agglomerati territoriali individuati dall’Istat sulla base di due criteri:
la presenza di un centro urbano con almeno 50 mila abitanti;
un sistema di pendolarismo che collega i comuni limitrofi al polo principale.
In Italia sono state mappate 83 aree urbane funzionali, che comprendono circa 1.900 Comuni. La lista copre oltre la metà della popolazione nazionale, ma lascia fuori centinaia di realtà medio-piccole.
Chi può chiedere il bonus
Per ottenere l’incentivo occorre:
acquistare un’auto 100% elettrica entro un tetto di prezzo di 42.700 euro (IVA inclusa);
rottamare un veicolo fino a Euro 5, posseduto da almeno sei mesi;
mantenere il nuovo veicolo intestato per almeno due anni;
avere residenza (o sede legale nel caso di microimprese) in un Comune FUA.
Le domande partiranno nell’autunno 2025 e i contributi resteranno attivi fino al 30 giugno 2026, salvo esaurimento fondi.
Il caso della Bassa Irpinia
È proprio sul requisito territoriale che si apre la questione per la provincia di Avellino. La Bassa Irpinia, formata da piccoli e medi Comuni della cintura meridionale della provincia, non rientra nella mappatura FUA.
La ragione è semplice: nessuno di questi centri raggiunge la soglia minima di popolazione, né si inserisce nei flussi pendolari dei grandi poli urbani individuati dall’Istat. Il risultato è che intere comunità rischiano di restare escluse dall’ecobonus, pur avendo cittadini e imprese interessati alla transizione elettrica.
La lista delle FUA su cui si basa il decreto risale ai dati Istat del 2011. L’istituto ha già avviato una revisione basata sul censimento 2021, ma la nuova mappa non sarà pronta prima della fine del 2025. Fino ad allora, i Comuni esclusi resteranno tali.
Proteste e attese
La scelta sta sollevando perplessità e malumori nelle aree interne. «È una misura che rischia di creare cittadini di serie A e cittadini di serie B», commentano amministratori locali, che chiedono una revisione urgente dei criteri.
Il rischio, infatti, è che la transizione ecologica proceda a due velocità: veloce nelle grandi città, molto più lenta nei piccoli centri che pure avrebbero bisogno di sostegno per ridurre l’inquinamento e rinnovare il parco auto.
Per ora, la Bassa Irpinia resta fuori. La speranza è che la nuova mappatura delle FUA allarghi i confini dell’incentivo, restituendo pari opportunità anche ai territori periferici.
