Anno nuovo, mazzate sui consumatori campani

Anno nuovo, mazzate sui consumatori campani

Anno nuovo, mazzate sui consumatori campanidi Nando Silvestri

La tracciabilità delle transazioni concepita con la Legge di Bilancio 2025 impone il collegamento fra Pos e registratore di cassa degli esercenti ma impone, nei fatti, insidiose spinte inflazionistiche alle economie più modeste, specie quelle meridionali. La Campania che già vanta record nazionali negativi in termini di concentrazione dei redditi, ovvero forte disparità nella distribuzione della ricchezza (altissimo indice di Gini: fonte Truenumbers.it) e bassa propensione marginale al consumo (fonte: Sole24Ore) rischia di subire gravi contraccolpi sui consumatori. Le economie più deboli come quelle meridionali, che soffrono di fatto di elevati inasprimenti dei costi distribuiti in tutti i settori (specie quello agricolo che non gode ne’ di tutela governativa ne’ di attenzione europea), si “mantengono” spesso su taluni fisiologici “catalizzatori” quali la concessione di sconti non registrati capaci di attivare effetti benefici in termini di flessibilità sui prezzi praticati dagli esercenti. Con la presunta lotta all’evasione che dispone la coesistenza delle procedure di cassa e di pagamento tramite POS, i predetti catalizzatori spariranno a danno di intermediari e consumatori finali che non potranno più avvalersi di scontistiche, abbassamenti dei costi e conseguenti economie di scala (abbassamenti dei costi unitari o medi). La Curva di Laffer insegna che l’ aumento delle entrate fiscali promana dall’ abbassamento delle aliquote medie e mediane piuttosto che dalle inibizioni della domanda di beni e servizi. Difatti, a pagare il conto della lotta all’evasione (presunta) saranno i consumatori finali che, a parità di spesa troveranno meno merce in busta o prezzi più alti. Al contempo le piccole imprese come i negozi di vicinato soffriranno di maggiori difficoltà a reggere i costi maggiorati. Dall’olio motore e dal conto del meccanico all’ acquisto di verdura dall’ortolano e dai markets sotto casa sarà tutto più caro e costoso. In macroeconomia i succitati disagi prendono il nome di “inflazione da costi” , ovvero l’ aumento generalizzato dei prezzi imputabile all’incremento di costi diretti e indiretti che si riflette comunque sul consumatore finale. Quest’ultimo, di conseguenza, sarà costretto ad acquistare di meno per la riduzione del potere d’ acquisto (chiamata effetto reddito in microeconomia) o a differenziare in senso peggiorativo le scelte di consumo ( in microeconomia definito effetto sostituzione).

Ma, siccome “tutto e’ parte di tutto” come affermava il mirabile Parmenide di Elea, anche in economia non mancano ripercussioni e contraccolpi di scelte inoculate ed inopportune, specie nello già martoriato contesto campano. Gli effetti collaterali della succitata inflazione da costi che ci accingiamo a fronteggiare si riverberano, difatti anche nel mercato del lavoro dove sarà inevitabile scongiurare ulteriori aumenti di lavoro nero, soprattutto nei settori a basso margine come l’agricoltura.

Solitamente lievi aumenti di inflazione (inflazione strisciante) sono normalmente compatibili con apprezzabili aumenti della ricchezza perché, se l’economia cresce devono crescere anche i prezzi. Se, invece, si tiene conto che i tassi di incremento dell’inflazione misurati attraverso il deflatore del Pil e l’ IPC (indice dei prezzi al consumo) in tutta Italia sono tutt’altro che modesti dal 2023 ad oggi e che restano spaiati dalla crescita effettiva del Prodotto Interno Lordo, ridotta a valori da prefisso telefonico o relegato ad effetti di breve durata come l’ edilizia pubblica, allora si comprende la gravità di quello che ci attende.

L’aumento dei costi energetici per scellerate scelte di politica internazionale e i dispendiosissimi dictat dell’ UE in materia di investimenti in macchinari e procedure produttive, particolarmente onerosi nell’ agricoltura di Irpinia e Terra di Lavoro, avevano già inferto un duro colpo all’economia campana innescando la prima spirale di aumento dell’inflazione da costi. Ora ci tocca anche l’inflazione dettata dalla (presunta) lotta all’evasione fiscale: come aggiungere la beffa al danno. Un grande economista e Premio Nobel, esponente della Nuova Macroeconomia Classica chiamato Milton Friedman aveva definito l’inflazione una “insidiosa tassa occulta sui consumi”: oggi direbbe che, quella creata con il pretesto della lotta all’evasione e’ un esplicito attacco alla sopravvivenza della Campania e del Meridione più in generale.