
Il Congresso avvia l’impeachment contro Richard Nixon per lo scandalo Watergate
Il 27 luglio 1974, la Commissione Giustizia della Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti approva, con 27 voti favorevoli e 11 contrari, l’articolo di impeachment contro il presidente Richard Nixon, accusato di ostruzione alla giustizia.
Quella data segna una delle pagine più drammatiche della storia politica americana: è l’epilogo di mesi di indagini, confessioni e rivelazioni legate al cosiddetto scandalo Watergate, dal nome del complesso alberghiero di Washington D.C. dove, nel giugno 1972, cinque uomini furono arrestati mentre piazzavano microspie nella sede del Comitato Nazionale Democratico.
Le successive indagini giornalistiche (in particolare quelle condotte dai reporter del Washington Post, Bob Woodward e Carl Bernstein) e giudiziarie portarono alla luce un sistema di intercettazioni, spionaggio politico e insabbiamenti orchestrato da membri dell’amministrazione Nixon.
Con la crescente pressione dell’opinione pubblica e l’evidenza contenuta nei nastri registrati nello Studio Ovale, la Commissione giudiziaria della Camera avviò il processo costituzionale per la rimozione del presidente.
Davanti alla prospettiva concreta di una condanna certa al Senato, Richard Nixon si dimise l’8 agosto 1974, prima che il processo potesse giungere al voto finale. Il suo vice, Gerald Ford, assunse la presidenza e successivamente gli concesse la grazia.
Lo scandalo Watergate segnò profondamente la fiducia degli americani nelle istituzioni e cambiò per sempre la relazione tra stampa, potere esecutivo e opinione pubblica. Rimane uno degli esempi più emblematici di crisi politica e accountability democratica nella storia contemporanea.