La piccola Fortuna disegnava i luoghi delle violenze. Ecco le foto

La piccola Fortuna disegnava i luoghi delle violenze. Ecco le foto

«Condotte iperci- netiche, ritardo negli apprendi- menti scolastici, immaturità psicoaffettiva, aggressi- vità», questa la diagnosi degli specialisti . Fortuna, quell’angelo  biondo di poco più  di 23 chili, era cambiata . I l d o l o r e , Chicca, lo aveva già provato. Nicola Balzano e Giuseppe Saggese, il primo chirurgo specializzato in medicina legale l’altro in ginecologia, sono i periti che vennero incaricati da- gli inquirenti per l’esame autoptico e tossicologico sul corpo della bimba uccisa al Parco Verde di Caivano il 24 giugno 2014. Uccisa, sì, perché è di omicidio e vio lenza sessuale che si parla anche nell’ordinanza di custodia cautelare a carico di Raimondo Caputo, il compagno di Marianna, madre delle amichette di Chicca. Precipitata, o meglio scaraventata, dall’ottavo piano di un edificio popolare da «una o più  p e r s o n e » .

Quel palazzo che la piccola Loffredo descriveva nei disegni come una «prigione». «Gran- de, grande. E con un terrazzo». Ecco il luogo dell’orrore, quei 100 metri quadrati che secondo le risultanze investigative sarebbero il luogo delle violenze e dell’omicidio. Ed è questo l’aspetto su cui puntano gli inquirenti. Come è possibile che in un «microcosmo condominiale» nessuno abbia visto o sentito? Che non un solo inquilino abbia saputo fornire dettagli utili alla ricostruzione del contesto in cui è maturato il barbaro omicidio. Eppure un anno prima della tragedia di Fortuna, un altro bambino era “precipitato” nel vuoto. Si chiamava Antonio Giglio e aveva solo tre anni. Il suo corpicino fu trovato sul selciato in posizione supina. Privo di una scarpa al piede destro. Un dettaglio inquietante, quest’ultimo, in quanto riscontrato anche sul cadavere di Chicca. Ed è proprio dal ‘caso Giglio’ che sono ripartiti gli investiga- tori. La madre del bimbo, Marianna Fabozzi, è stata tra le prime persone ad essere escussa a sommarie informazioni dai militari della tenenza di Caivano.

Anche Dora, figlia della donna e sorella del povero Antonio, è stata ascoltata Fortuna non riusciva a par- lare, a raccontare l’orrore. alla presenza di una equi- pe di psicologi. Non solo. Alcuni suoi disegni sono stati acquisiti e allegati al fascicolo sulla morte di Fortuna. Dettagli, particolari, tessere di un mosaico che sembrano voler condurre ancora una volta sul terrazzo dell’edificio, quei cento metri quadrati di mattonelle in gres e guaina rossa passati al setaccio dagli uomini del Ris e descritti in una accurata relazione. l’uomo, il «maschio» è raf- figurato con strane corta e Cercava di comunicare, però, attraverso i suoi dise- gni. L’isolato 3, scala “C”, il palazzo dell’orrore, viene colorato di verde chiaro. Solo un tratto è diverso, marcato. Scuro. Nero. È la congiunzione tra due edifi- ci, quella “tromba” divenuta il budello attraverso il quale precipitò la piccola Chicca. E ancora cuoricini disegna- ti e poi cancellati, figure maschili e femminili chiuse all’interno di cerchi laddove lunghe mani. Poi l’ultimo, inquietante, schizzo. Una serie di cerchi concentrici. Un vortice disegnato con la penna biro. «Fortuna ha bisogno di essere seguita» scriveva la maestra sotto quello strano disegno. Era il mese di febbraio 2014. Centoventi giorni dopo Chicca sarebbe stata uc- cisa. Violentata due volte. Dalla barbarie dei pedofili e dall’omertà di chi sa e non vuole parlare.  FONTE: Giancarlo Palombi – METROPOLIS

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