Baiano, la tradizione delle “Messe ‘e notte”: dall’Altare di S. Stefano una preghiera per la Pace nel mondo.

Baiano, la tradizione delle “Messe ‘e notte”: dall’Altare di S. Stefano una preghiera per la Pace nel mondo.

L’anelito del popolo baianese a mantenere vivi Fede e Radici, un balsamo per l’anima, trova la sua gratificazione nelle “Messe ‘e notte”. La partecipazione non è più intensa come una volta, ma sempre sentita ed emozionante. Distribuiti tra banchi e sedie, tra navate e altari, i devoti  manifestano la consapevolezza dei nostri sentimenti, dell’importanza della presenza di ciascuno di noi per l’altro. Nella profondità dei nostri sguardi si legge un sentimento di speranza, quella di ritrovare la sicurezza e solidarietà che ci fa essere una comunità unita dalle nostre radici. Ci sentiamo titolari di un privilegio, parte di qualcosa più grande di noi,  che ci è stata trasmessa dai nostri avi e che ci unisce, inorgoglisce e gratifica.

Da qualche anno, grazie all’ispirazione di Michele Stingone, la Messa è arricchita da interventi di fedeli dall’altare che ci hanno commosso e fatto vibrare le corde dei  cuori. Questa fiamma che spinge a manifestare i propri sentimenti ai piedi dell’altare per condividerli con la comunità  costituisce  l’espressione più pura della devozione al nostro Santo Protettore, della fiducia che ogni baianese ha sempre avuto in Lui affidandogli la propria vita e, nello stesso tempo, la sua certezza di Fede sul significato del Natale Cristiano. 

Maria Grazia Colucci è una delle devote che meglio rappresenta questi valori. Esprime con semplici parole i suoi delicati sentimenti, il suo amore per Gesù Cristo a cui si rivolge, con l’affetto di una mamma, invocandolo  dolcemente come  “o bambiniello”. Quanta tenerezza in questo vezzeggiativo. Dall’altare ha rivolto una preghiera  al nostro Santo Protettore  invitandolo a una missione di pace. L’immagine che emerge dalla sue parole è di una bellezza straordinaria che soltanto un’anima candida poteva sognare: “S. Stefano nuosto,  mettiti accanto ‘o Bambiniello e faciteve stu cammino nei paesi dove sta ‘a guerra, friddo e miseria e purtate nu poco e pace e calore”. Queste le sue accorate parole, ricche di umana pietà per chi soffre.

Poi affida loro altra missione: “Nata cosa avita fa insieme: riunite e famiglie perché e vote pe’ nu litigio se fanno cose brutte e se stregne l’anima e state vicino ai giovani perché nei momenti brutti possano sentire la vostra vicinanza e nun sbagliano cchiù e le fa capì anche a Fede perché è importante e le ra ‘a forza. ‘A fede è tanto,  e anche se si allontanano,  subito si ritrovano. Ed ecco le parole finali con le quali esprime con la naturalezza del suo sentire il patrimonio di valori ereditato in queste funzioni mattutine: “’o calore ‘e chesti Messe ‘e matina ci fanno turnà a casa cu nu core nuovo e ce fanno sentì che anche l’anima cambia e na luce che ci rimane insieme a vuie, a S. Giuseppe e Maria  e così sia”.

Con queste spontanee parole afferma un valore fondamentale per le tradizioni baianesi: E’ in Chiesa, all’alba, che il popolo di Baiano testimonia il suo attaccamento alle tradizioni. E’ in Chiesa, all’alba,   che il popolo rinnova il suo impegno storico col Santo e restituisce valore e significato al dono del Maio. Senza questa tradizione, la festa smarrirebbe gran parte del suo significato. Il popolo deve soltanto riconoscenza  a quel manipolo di fedeli che, vento o gelo, pioggia o neve, alle 05.30 del mattino, conferma il vincolo col Nostro Santo.

Antonio Vecchione

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