NOLA. Teatro sperimentale al seminario vescovile con la comunità studentesca del “Masullo-Theti”

NOLA. Teatro sperimentale  al seminario vescovile con la comunità studentesca del “Masullo Theti”

La comunità studentesca del “Masullo-Theti”  sulle tracce di San Paolino con una versione  interessante  e articolata sul versante della divulgazione storiografica e dell’evoluzione della Festa dei Gigli, attualizzando i valori della cristianità delle origini. La linearità e la chiarezza dei dialoghi del testo scritto da Fortuna Dubbioso in collaborazione con Susy Barone rendono incisiva la performance, che ha catalizzato la partecipazione emotiva e il consenso del folto e attento pubblico.

Gianni Amodeo\ Fotoservizio di Mira Bifulco 

NOLA. Teatro sperimentale  al seminario vescovile con la comunità studentesca del “Masullo Theti”La Festa dei Gigli non é nata per rendere culto a San Paolino, ma il culto di San Paolino ha rivestito di cristianità una Festa pagana. I nolani sono stati in gamba nel saper coniugare nel tempo i valori cristiani con le reminiscenze pagane. La storia ha fatto il suo cammino, ma anche i suoi errori”.

E’  la riflessione , che con suadente cadenza linguistica detta Carmen Balbi, componente  insieme con Miriam Fasulo e Pasquale Maione della triade della lucida voce della razionalità che non indulge alle apparenze e che forma l’asse portante del cast del “MasulloTheti”, superatosi al meglio di sé nella penetrante ed efficace interpretazione del testo “San Paolino e la Festa dei Gigli”, scritto da Fortuna Dubbioso, in collaborazione con Susy Barone, docenti del plesso di via Mario De Sena e ben attive nel sociale; interpretazione proposta, vissuta ed animata  da trenta, tra ragazzi e ragazze, dando forma e contenuto ad un’autentica performance di eccellente qualità nel segno del teatro sperimentale ed informale. Un testo, sfrondato di mistificante retorica e stucchevoli stereotipi, presentato dal cast recitante con densa e intensa connotazione di significato  per l’espressività e l’incalzante ritmo del  racconto scenico, a riprova di un impegno di studio e di dedizione decisamente encomiabile, data anche la valenza della tematica da rappresentare.

IL DILEMMA: PAOLINO, PRIGIONIERO DEI VANDALI O DEI GOTI?

NOLA. Teatro sperimentale  al seminario vescovile con la comunità studentesca del “Masullo Theti”E’ la riflessione, quella della “saggia” Carmen Balbi, che costituisce forse l’elemento centrale della narrazione, in uno con la focalizzazione sulla controversa storicità della vicenda, che vuole San Paolino resosi di sua volontà  prigioniero dei Vandali , che lo condussero in terra d’ Africa e che si offrì loro come ostaggio a titolo di riscatto, per acquisire la liberazione del figlio unico di una povera vedova, a cui  era stato sottratto insieme  con altri nolani  fatti prigionieri e schiavizzati, tanto da restituirlo all’affetto della madre. Una vicenda con vari punti oscuri, contraddetta, a sua volta,  da quella con la stessa trama,  che vuole, invece, San Paolino, prigioniero non dei Vandali bensì dei Goti, in Italia meridionale, senza aver mai conosciuto l’Africa. Ed anche sotto questo profilo non mancano ulteriori e analoghi punti di domanda che restano  prive di risposte o con risposte evasive e per nulla convincenti, tra cui quelli dei luoghi identificati e identificabili in cui il Santo trascorse  la prigionia, con le relative motivazioni, e quelli delle ragioni e delle modalità, per le quali il Santo si affrancò dalla condizione di prigioniero o schiavo. E’ una delle tante prove dell’intreccio tra immaginazione leggendaria di popolo e la storia, in assenza i documenti e testimonianze veridiche e  verificabili, ch’é sempre difficile, anzi impossibile da sciogliere e scomporre nei suo dati strutturali, per ri-configurarli in una più che probabile “vicinanza” con gli eventi realmente accaduti. E, nella fattispecie degli eventi sacrali e religiosi, la devozione non aiuta affatto a  dissipare  e a dissolvere dubbi e perplessità.

 Su questa scia il racconto scenico apre un’ampia finestra sulla transizione dal sistema politico-istituzionale del mondo romano in decomposizione e l’avvento della cristianità che ne raccoglie il retaggio, che da quel sistema era stato duramente perseguitata, con atrocità ed uccisioni. E’ la transizione, che nel testo viene polarizzata dalla figura di Papa Gregorio Magno, il cui pensiero disegna le ragioni sociali per le quali la rottura tra un mondo di costumi e strutture di potere diventate fatiscenti per una rovina senza ritorno, come quello romano, e quello che nasce, come quello ispirato dal messaggio del Vangelo, non può e non deve essere vissuta e praticata con radicalità. E così le manifestazioni della religiosità, pur rappresentative del politeismo  paganeggiante, costituiscono e sono un collante di cui valersi, per assimilarle alle credenze devozionali della visione religiosa evangelica; e sono le figure simboliche del vasto Martirologio cristiano a sostituire gli déi della venerazione cultuale pagana, per essere associate  alle testimonianze più avvertite e vissute non solo delle ritualità festive dei cicli agresti e  naturali, ma anche della comune religiosità, in cui in genere si riconoscono i popoli con le loro usanze, tradizioni e costumi di identificazione sociale.

PAPA GREGORIO MAGNO E L’ASSIMILAZIONE DELLA RELIGIOSITA’ POLITEISTA.  LA FESTA DEI GIGLI E I RITI D’OMAGGIO AL MAIO PER LA NATURA CHE SI RIGENERA

NOLA. Teatro sperimentale  al seminario vescovile con la comunità studentesca del “Masullo Theti”Il racconto teatrale su questo abbrivio attraversa quelle che possono considerarsi le radici storiche della Festa dei Gigli, a cui è ancorato l’omaggio a San Paolino, compatrono di Nola insieme con San Felice vescovo e martire. Sono le radici, che collegano la Festa dei Gigli ai riti di festa, che segnavano ed accompagnavano nella cultura pre-cristiana i mutamenti delle stagioni, che nel caso sono  quelli del rigenerarsi della natura nel trionfo della primavera; riti tra i quali si collocano quelli diffusi nei territori pedemontani dell’Appennino e che, nei secoli e in stagioni diverse, hanno vivificato- e vivificano in misura minore- le Feste del Maio celebrative dell’Albero, icona e simbolo di vitalità che si rinnova nei cicli  del cosmo e nei ritmi della natura universale. Ed è la traccia lungo la quale la stessa Festa dei Gigli, la Nolana Festa eterna è venuta evolvendosi, combinandosi in binomio inscindibile con l’omaggio e la fede verso San Paolino, proiettando il proprio senso nella scenografica verticalità in cartapesta delle “Macchine da Festa”, variegati modelli di artigianato artistico, quali sono i Gigli di oggi, consegnati alla tutela dell’ Unesco, quali elemento di patrimonio immateriale dell’umanità che si è stratificato nelle tradizioni di città di origini italiche e mediterranee, quali sono Sassari, Palmi Calabro, Viterbo e Nola.

Il testo di Fortuna Dubbioso, in realtà,  ha tutta l’aria e il verso di voler ripercorrere e ridefinire gli itinerari di fede percorsi da Paolino di Bourdeax, che esercitò funzioni di governo nella Campania romanizzata, per rivisitare il respiro lungo e forte del pensiero e dell’operato del Santo, che, con la produzione letteraria, concorre in modo considerevole alla formazione di quel vasto patrimonio culturale che veicola i valori comunitari della Chiesa cristiana delle origini e che permangono nella dimensione dell’universalità, parlando agli uomini del Terzo Millennio nel segno della carità,  della dedizione verso gli altri, della civile solidarietà e dell’emancipazione dei deboli e degli oppressi. E’ il senso profondo e solare del Vangelo, che viene vissuto come professione e pratica  fede inverata, di cui San Paolino é testimonianza, se solo si consideri il ruolo di accoglienza e ospitalità che per secoli è stato  svolto dall’ attuale complesso monumentale della Cittadella delle Basiliche paleocristiane cristiane, che fece realizzare a Cimitile, trasformando e integrando il profilo e l’assetto architettonico dell’originario impianto cimiteriale, che sorgeva  alla periferia di Nola.  

 IL MESSAGGIO PAOLINIANO … E LA CITTA’ SI APPRESTA AD OSPITARE 40 MIGRANTI 

Merito precipuo del testo -tra le cui fonti ispiratrici  figura “Una vita per Cristo”, il pregevole volume di testimonianza caritatevole scritto da Giovanni Santaniello – è proprio la polarizzazione incentrata sulle idealità vissute da San Paolino, che per l’esemplarità del vivere civile possono e debbono atteggiarsi come punti di riferimento permanenti nella mondializzata società multiculturale e pluri-etnica, che non esclude, ma include, rifuggendo da forma di esclusione e discriminazione. E’ la società dell’accoglienza che si struttura nello della convivenza e della coesione, sapendo rispettare le altrui identità e culture. Una “lezione” e un messaggio che arriva direttamente dal Santo e che la performance teatrale del cast del “MasulloTheti” ha reso con limpida chiarezza. Una “lezione”, quella paoliniana, che, per dettaglio di cronaca, corre in parallelo con la notizia data dal sindaco Geremia Biancardi, nel corso del recente pubblico convegno svoltosi nel Palazzo  comunale sulla tematica dei “Migranti”; notizia, per la quale Nola si appresta ad ospitare 40 migranti, per lo più richiedenti asilo politico, in fuga dalle terre d’Africa, segnate da fame, arretratezza, nefandi e nefasti regimi  dittatoriali e militarizzati.

I GIGLI E LA BARCA… PERSONIFICATI.  LA POESIA, LA MUSICA E I CANTI DELLA FESTA ETERNA

E meritano cenni, anche se  a volo d’uccello, alcuni significativi aspetti della macchina informale della “messa in scena” del testo. Di spicco sicuramente l’originale ”invenzione” delle otto macchine da Festa e della Barca, plastici simboli  del Grande evento del Giugno nolano,  con la personificazione “parlante” in attori e attrici. Una soluzione scenica di bell’effetto, resa attraente dalla recitazione di composizioni dei Poeti ora con gioiosa ariosità, ora con soffusa malinconia in eccellente vernacolo napoletano, con cadenza nolana,  le mille … contrastanti  sfumature del mondo dei … giglianti. Ed ecco sfilare, tra gli altri, il compianto “don” Mario Patanella, cortese e scintillante per i motti arguti, a cui si deve la dialettale e non più  facilmente reperibile “ Commedia nolana”, l’eclettico e perspicace Nino Cesarano, insieme con Felice Iorio. Il tutto  con la buona musica, interpretata con registri e timbri moderni, sfumanti nel jazz, con il sax di Pino Cesarano e la vibrante tastiera di Mario Di Palma; buona musica coniugata con il bel canto Cristina Russo, fine interprete dell’Ave Maria e dell’Inno a San Paolino.