NOLA. Folta e bella partecipazione di pubblico nella chiesa-agorà dei Santi Apostoli per la presentazione della silloge, che raccoglie i testi delle composizioni liriche

NOLA. Folta e bella partecipazione di pubblico nella chiesa agorà dei Santi Apostoli per la presentazione  della silloge, che raccoglie i testi delle composizioni liriche

E’ variegato e ricco, per la qualità e la numerosa consistenza dei testi disponibili, il patrimonio delle canzoni e della musica dei Gigli. Un patrimonio formatosi nella lunga durata degli anni, grazie all’opera di catalogazione finora compiuta, relativa alla produzione di un secolo circa, e costitutivo di quel mirabolante caleidoscopio di sentimenti, emozioni e idealità, con cui i poeti, i parolieri e i compositori degli adattamenti musicali hanno rappresentato e interpretato nel fluire della storia, l’anima della città, dandole voce con l’armonia delle sonorità, le gioiose tonalità di canti e ritornelli, con il contrappunto di orecchiabili “marcette”. Un gradevole compendio di autentici inni alla vita e alla luce della speranza, che le dà senso.

E sono proprio i canzonieri- degni, ovviamente, di essere definiti tali- che, nei linguaggi d’intensa espressività e senza nulla concedere al manierismo letterario, ravvivano, di anno in anno, le mutevoli scenografie in cartapesta, con cui si connotano gli otto Gigli e l’agile Barca; scenografie a tema, dall’attualità sociale e politica alle questioni di costume civile, che forniscono le chiavi di “lettura” diretta e d’immediata dello spirito della comunità cittadina, nei suoi tratti più originari e nell’identità di cristallina popolarità. E’ davvero un racconto straordinario, in prevalente vernacolo napoletano, e di com-partecipazione a più voci, quello che si dispiega nei canzonieri, segnando la fusione delle immagini versificate e dei ritmi delle note in pentagramma, la cui potenza evocativa ed emotiva raggiunge l’apice nei cori.

   E’ un racconto en plein air, che corre nelle elettrizzanti e spettacolari fasi della processione e della ballata dei Gigli  lungo le strade del centro antico della città, trasformate nelle quinte di uno splendido palcoscenico di teatro, in cui tutti sono attori e…giglianti. E’ la rappresentazione, che coinvolge l’intera città, con un’unica, virtuale regia senza copione, nella quale s’innervano e coesistono come per incanto le regie, parimenti non scritte, dei singoli pinnacoli, simbolici portatori della propria spettacolare e variopinta “Festa”, con le paranze e le “comunità” delle antiche Corporazioni, che vi si riconoscono; tasselli, che variano nelle forme e nei linguaggi, formando il mosaico vivo della Festa eterna. Ed è il composito mosaico, che, con i pinnacoli allineati e svettanti nei loro venticinque metri d’altezza, si può ammirare il giorno successivo alle…frenetiche “fatiche” della processione e della ballata, nella quiete di piazza Duomo.

In un così vasto patrimonio canoro e musicale della Festa eterna, un interessante capitolo è formato dalla produzione in versi di Nino Cesarano, nel cui “vissuto”, specie degli anni giovanili, figurano anche la partecipazione alle compagnie teatrali da strada, le esperienze di presentatore e interprete nelle “posteggie” e nelle”sceneggiate”, oltre che la scrittura di commedie e testi di “sceneggiate”: un “vissuto” …combinato di napoletanità e nolanità, per dir così. E, quello delle poesie\ canzoni di Nino Cesarano , è un capitolo che copre già l’arco temporale dal 1974 al 2014, con …tante altre pagine ancora da comporre.

Sono circa 250 testi, che inneggiano a San Paolino e alla fede religiosa, alla città, ai Gigli e alla Festa eterna, che compongono la silloge, che si fregia del titolo ben espressivo “ Aggio scritto pe’ tte”, con sotto titolo “Quarant’anni di canzoni, poesie, frammenti” e pubblicata in elegante e bella veste tipografica dalla Tavolario Stampa. La silloge, tripartita nei testi delle canzoni dell’alzata, delle canzoni melodiche e delle “marcette”, è stata presentata nella chiesa-agorà dei Santi Apostoli, letteralmente gremita dal pubblico delle occasioni speciali e dalla larga schiera di estimatori della “poesia gigliante”, di cui è espressione Nino Cesarano, sulle tracce di autori, che hanno impreziosito con le loro composizioni liriche i “Giugni nolani” dal ‘900 fino ai nostri giorni, tra cui spiccano Iorio, Masucci, Patanella, Vincenti, Scotti, La Rocca, Vallone, Esposito, Natalizio e Basile.

   A dipanare il filo musicale e canoro della presentazione, l’Orchestra di Pino Cesarano, figlio di Nino, e le voci dei giglianti per antonomasia, Carmine e Felice Parisi, Raffaele Caccavale, Salvatore Minieri, Tino Simonetti, Tonino Giuliano e Marilena Mirra. Un omaggio alla liricità espressiva dei testi di Cesarano, con gli arrangiamenti della vera e buona musica dei Gigli. Un’operazione culturale, in cui è attivamente impegnato, Pino Cesarano, con lavoro metodico e paziente, senza indulgere alle contaminazioni del tutto improprie, come quelle derivate dal jazz e che negli ultimi anni hanno alterato la tradizione della Festa eterna. “Le contaminazioni- spiega il giovane compositore- espressive di diverse tradizioni e sensibilità non vanno respinte a priori per se stesse. E’, invece, necessario e opportuno vagliarne le possibilità di interazione e d’integrazione con i registri, su cui s’innestano, evitando forzature e superficialità, che non rendono un buon servizio alla cultura musicale”.

   E se per Pino il rispetto dei canoni della vera musica popolare dei Gigli, è un obbligo di caratura artistica e professionale, che non si può né deve disattendere, per Mario, altro figlio di Nino Cesarano, compositore di bella verve ed archeologo di professione, la poesia dei Gigli e Nola formano una combinazione inscindibile, nelle dinamiche della Festa eterna. Un binomio, che celebra l’arte nelle sue multiformi rappresentazioni.

Di rilievo, su queste scie, sono pregnanti le riflessioni, dettate da Roberto De Simone nella prefazione della silloge”….”E’ chiaro che per leggere lucidamente queste produzioni poetiche, occorre prescindere dagli aspetti letterari e dalle tematiche degli argomenti, che si riferiscono pedissequamente all’amore, all’esaltazione provinciale del sentimento festivo, al “panegerismo” celebrativo dei maestri di festa, a tutti quegli elementi folcloristici di una paccottiglia di stanco ricalco contenutistico, che ha determinato l’estinzione storica della stessa canzone napoletana, a confronto della quale la tradizione nolana risulta tuttora viva, perché sostenuta da autentici valori collettivi, al di là del chiacchiericcio dialettale o del velleitarismo pseudo artistico…..La pubblicazione di Cesarano costituisce una illuminante indagine retrospettiva per quel che riguarda il rapporto strutturale tra musica e gestualità coreutica dei giglianti nelle varie fasi delle macchine votive in movimento….”.

Dal giudizio del grande musicologo a quello di Vanda Ambrosio, che della poesia e della classica musica dei Gigli è profonda conoscitrice.”… A voler esemplificare- scrive nella nota d’introduzione– s’intravede ( nei testi) una tipologia compositiva, che configura la significante ricchezza delle figure retoriche: metonimie, ossimori, allegorie, similitudini, iperboli, trasfigurazioni estemporanee di idealità festaiole, per cantare la Festa, San Paolino, la cui devozione è palese. Il verso poetico dialettale, in particolare quello a presa diretta, è spontaneo, si manifesta in risonanza intima, purificando gli spessori densi. In realtà, in Nino Cesarano, pur nella materia veristica della città, della Festa o delle suggestioni, che tanto lo colgono vibra il ricordo: “Vurrìa turnà guaglionen’ata vota\ pe’ mencuntrànziemee cumpagne mieje\sott’anu giglio cu’ varre e varrielle\ pe’ me truvà felicenzieme a tte…” E il tte èlametaforaonnicomprensivadelmondodegliaffettidell’autore.