NOLA. E’ morto Vincenzo Meo, docente e politico dell’area nolana.

NOLA. E morto Vincenzo Meo, docente e politico dellarea nolana.

Figura di primo piano nella democrazia cristiana della Campania, n’è stato segretario amministrativo e politico nell’area napoletana. Docente di urbanistica nella facoltà di architettura nell’ateneo Federiciano, ha rappresentato il collegio di Nola nella camera del senato nell’undicesima legislatura. Il duro e lungo procedimento giudiziario affrontato e concluso con l’assoluzione e il proscioglimento dalle responsabilità attribuite in ordine ai rapporti tra politica e camorra. L’attivo impegno per la modernizzazione della realtà sociale ed economica del territorio. I significativi interventi nella pubblicistica e nei convegni di studio per suscitare e alimentare il discorso pubblico sulle importanti prospettive aperte dalla città metropolitana di Napoli, il banco di prova per vagliare la reale qualità culturale e delle competenze programmatico-gestionali dei partiti e dei ceti amministrativi locali nello scenario comunitario europeo.

Una passione politica e civile, vissuta con intensità fin dagli anni giovanili, quella di Vincenzo Meo, tra le personalità di maggiore spicco politico nelle file della Democrazia cristiana in Campania, soprattutto nell’area napoletana e nel contesto nolano-vesuviano, tra gli anni ’60 e ’80 , quando era particolarmente forte e acuto l’antagonismo tra il Partito scudocrociato e il Partito comunista italiano, mentre venivano emergendo il ruolo e la funzione del Partito socialista italiano; ruolo e funzione, che saranno decisivi per la formazione dei governi nazionali e, in larga misura, locali – specie negli anni ’80 – con la formula programmatica del centro-sinistra.

E se gli anni ’ 60 segnarono la piena espansione del boom economico dal Nord al Sud con la diffusione della società dei consumi e del generale benessere materiale, mai prima conosciuto, il successivo decennio ne costituì l’antitesi, restando profondamente segnato sia dalla “crisi energetica” per l’incremento dei prezzi del petrolio, imposto dal “cartello” dei Paesi produttori dell’”oro nero”, sia – e soprattutto- dalle tragiche vicende della bruta violenza, di cui furono inquietanti e sconcertanti “rappresentazioni” il “brigatismo rosso” e lo “stragismo nero” con un lungo corteo di vittime, immolate per obiettivi non solo di improbabile lettura, se non quella della gratuità” nichilista delle morti procurate, e ma anche di impossibile decifrazione politica da correlare alla libertà e alla democrazia, ieri come oggi, lasciando senza risposte convincenti tante domande; e l’apice dell’insulsa perversa spirale si toccò con l’assassinio del leader democristiano Aldo Moro e degli agenti di Polizia di Stato che formavano la sua scorta, in via Mario Fani, a Roma; anni, questi ultimi, affrontati e superati con la legislazione d’emergenza anti-terrorismo e con la coesione dei governi di solidarietà nazionale.

E’ un quadro complesso- quello tracciato per sommi capi- nelle tonalità e nelle sfumature, che negli stessi anni in Campania, come nella generalità del Sud, veniva incistato sempre più dalla ramificazione dei potentati economici ed affaristici della criminalità organizzata sui territori, in connubio con la mala politica e la mal’amministrazione degli Enti locali ; potentati, per i quali gli ingenti flussi miliardari destinati dallo Stato alla ricostruzione abitativa del “dopo terremoto dell’ 80 in Irpinia “ e in Campania, come in Basilicata e Puglia, divennero una ghiotta opportunità di “crescita” da porre sotto controllo, così come lo sono stati per i tanti imprenditori che hanno beneficiato a costo-zero dei rilevanti incentivi e contributi a fondo perduto previsti dalle leggi regolatrici di quei flussi, per favorire l’allestimento di aziende che fossero funzionali alla realizzazione della rete dello sviluppo produttivo sui territori; aziende, rese operative per breve arco di tempo- giusto per incassare le risorse economiche degli incentivi stessi- e poi smantellate a tamburo battente.

E’ lo scenario in cui, per di più, s’innesta – in connessione anche con il crollo del Muro di Berlino del 1989, con l’implosione del comunismo reale nell’Urss- il generale declino della politica e del sistema dei partiti che fino agli iniziali anni ’90 ne ha costituito l’asse portante. E’ il declino del pentapartito di centro-sinistra, di cui la Democrazia cristiana aveva rappresentato il fulcro; declino acuito ed accelerato dalle inchieste giudiziarie e dei correlati processi penali sul fenomeno di “Tangentopoli”, venuto a galla dal Nord al Sud come realtà di sistema criminoso e criminogeno, che aveva soggiogato la politica, tenendola sotto scacco, senza risparmiare parti della pubblica amministrazione, delle istituzioni.

ULTIMO SEGRETARIO PROVINCIALE DELLA D. C. DI NAPOLI

IL LUNGO PROCEDIMENTO GIUDIZIARIO E L’ASSOLUZIONE

Vincenzo Meo di questi lunghi anni è stato un autorevole testimone e protagonista in Campania, fino ad esercitare le funzioni di segretario provinciale- politico ed amministrativo- della Democrazia cristiana di Napoli, partito di maggioranza assoluta o relativa nella gran parte delle amministrazioni comunali dell’area metropolitana; partito di maggioranza, che esprimeva un variegata rappresentanza e composita rappresentanza nel Parlamento nazionale, oltre che nei governi nazionali, con ministri e sottosegretari. E quale sia stata la considerevole capacità d’incidenza della segreteria provinciale di un partito, come quello dello scudocrociato, sia nei governi locali sia per l’elezione dei parlamentari, non sfugge a nessuno. Come per dire che Meo ebbe un potere ragguardevole.

E Meo lo ha esercitato con attitudini di dialettica inclusiva, guidando la Dc in modo efficace nel duro confronto politico con i partiti del campo avverso, approdando- egli stesso- a palazzo Madama con le elezioni del ’92. Ed è stato il primo parlamentare della storia democratica e repubblicana dello Stato italiano, ad essere nato e vissuto sempre a Nola, di cui si sentiva orgoglioso e fiero cittadino, anzi semplice “ figlio del popolo”, come prediligeva chiamarsi, senza alcuna ombra di mistero o denegazione. Un riconoscimento di ruolo, riconosciutogli largamente dal voto della città bruniana – oltre 10 mila preferenze- e dell’area nolana.  E con la pubblica funzione di parlamentare, é stato anche l’ultimo segretario provinciale della Democrazia cristiana di Napoli, prima dello scioglimento, per ricomporsi- con Mino Martinazzoli– nel Partito popolare italiano, che don Luigi  Sturzo aveva fondato nei primi decenni del ‘900 con l’obiettivo mirato, in via primaria, sulla promozione e sulla valorizzazione delle Autonomie locali. Un ritorno al popolarismo delle origini per la Dc, che ormai aveva fatto la sua storia quale architrave dello Stato repubblicano, con il ricostituito sistema dei partiti, dopo il secondo dopo-guerra mondiale.

Poi, sulla scia del complessivo offuscamento e della dissoluzione dei partiti della cosiddetta Prima repubblica e, più ancora, nelle tortuose e intricate vicende di “tangentopoli” e intessute sui legami tra affarismo politico e clan camorristici, Meo é stato investito da tormentate lungaggini processuali; lungaggini, segnate anche da provvedimenti restrittivi, per un procedimento con pesanti capi di accusa, risoltosi, però, con proscioglimento e assoluzione in sentenza definitiva, rispetto alle responsabilità che gli erano state imputate. Una storia di sofferenza psicologica , protrattasi per diciassette anni. Un lungo tunnel attraversato, in virtù del lavoro e dell’impegno professionale, quale docente nella Facoltà di Architettura nell’Ateneo federiciano, oltre nell’attività di progettazione per privati cittadini. Un percorso di disimpegno dalla politica vissuta in modo diretto e personale, ma senza sentirsene – ed esserne-estraneo nello spirito e nell’elaborazione delle idee. E non poteva essere altrimenti, considerata la storia da cui proveniva.

LA CITTA’ E L’AREA NOLANA. IL DISCORSO PUBBLICO PER LA MODERNIZZAZIONE DELLA REALTA’ SOCIALE

L’impegno politico nelle file della Dc non va scisso dai legami di amicizia e di visione sociale, che Meo condivise con Antonio Gava, ministro dell’Interno, che, a sua volta, è stato tra i più autorevoli e convinti assertore della legge di riforma delle Autonomie locali nel ’90, al cui impianto normativo di largo respiro si rapporta la legge-Delrio, in vigore dal 2014. E il suo rapporto con la città natia e con i Comuni limitrofi, costitutivi da tempo di un’unica, omogenea conurbazione è stato costante e metodico, con i “punti fermi” ancorati alla modernizzazione economico-produttiva della realtà sociale dell’area nolana; modernizzazione, di cui il sistema della logistica e del terziario avanzato, CisInterportoVulcano buonoNtv, é un elemento caratterizzante nelle dinamiche dell’Asi nella piana di Boscofangone.

Così come non trascurata l’attività di proposta e di iniziative – sviluppata da Meo negli ambiti istituzionali regionali e di governo nazionale- per l’istituzione del Tribunale a palazzo Orsini, oltre che il programma di riqualificazione e di ripristino funzionale dell’ex-mega-presidio militare del “’48”, a piazza d’Armi, facendo acquisire importanti a favore della competente Soprintendenza di Napoli e all’Ente di piazza Duomo finanziamenti per oltre dieci miliardi di lire del vecchio conio. E, di passaggio, va ricordato che il professore Meo negli anni ’70 ha coordinato, da urbanista, il team di elaborazione e redazione del Piano regolatore generale di Avella, con la consiliatura di cui Pietro Vittoria è stato operoso e dinamico sindaco; a formare il team, erano l’architetto Dante Rabitti e l’ingegnere Gerardo Troncone. Il prospetto e gli indirizzi di governance del territorio della città del Clanio superarono il vaglio consiliare, acquisendo il valore di esecutività, con i decreti degli organi sovra comunali preposti. Costituivano- e tuttora ne conservano gli aspetti caratterizzanti- un modello di …buon vestito urbanistico-edilizio, confezionato alla meglio, per coniugare la valorizzazione del patrimonio storico-archeologico della città con quello naturalistico, nello scenario del Parco del Partenio e dei Monti Avella. Un vestito da…far indossare alla città con i piani attuativi che, però, si sono venuti gradualmente… sfumando e ridimensionando per combinato disposto tra il deficit di volontà politica delle successive amministrazioni e la riluttanza dei cittadini al rispetto dei vincoli previsti.

Pur lontano ormai dalla politica attiva, Meo ne conservava il necessario spirito di perspicacia e di acuta osservazione, che nutre e guida verso il presente e verso il futuro. E in questa dimensione negli ultimi anni é stata notevole l’attività sviluppata nella saggistica e nella partecipazione a convegni di studio come nell’allestimento di mostre sulle tematiche della pianificazione urbanistica del territorio e per il territorio nolano, senza tralasciare l’impulso al Centro Studi “Alcide De Gasperi”, con importanti iniziative editoriali. Spiccati sono stati, in particolare, gli interessi calibrati sulle prospettive di sviluppo e di evoluzione socio-economica e produttiva, che si accompagnano all’istituzione della Città metropolitana di Napoli; prospettive- ha sempre sostenuto- il cui concreto attuarsi é, però, strettamente correlato con la qualità culturale e le competenze specifiche che saranno in grado di esprimere i partiti e i ceti politico-amministrativi dei territori, avendo la doverosa ambizione di proiettarsi nella visione dell’Unione europea.