Trovare un’occupazione o inserirsi nel mondo delle professioni è sempre più difficile, e di conseguenza lo è anche orientarsi per chi cerca lavoro. Da tempo le previsioni indicano che il mercato digitale e il regolamento europeo sulla protezione dei dati porteranno decine di migliaia di opportunità, soprattutto per i giovani. Il regolamento europeo è adesso vicino all’approvazione, e nell’economia digitale si sono visti i primi segnali positivi già nel 2014 con 13,3 miliardi di fatturato a livello nazionale, ovvero il 17% in più rispetto allo scorso anno. Non mancano tuttavia i dubbi per chi cerca lavoro in tempi di crisi.
Chi deve scegliere quali percorsi formativi seguire, deve infatti avere informazioni e dati concreti per poter fare le scelte giuste e non rischiare di trovarsi con un pugno di mosche in mano. Ad esempio nel settore della protezione dei dati, quali saranno i settori in cui le aziende avranno necessità di nuove professionalità? quali saranno le figure effettivamente più ricercate dall’inizio del 2016, quando è prevista l’approvazione del nuovo Regolamento Privacy UE? sarà più importante avere competenze giuridiche o quelle informatiche? sarà poi davvero indispensabile conoscere l’inglese, e a che livello? inoltre, servirà una laurea in giurisprudenza piuttosto che una in informatica giuridica, o le imprese guarderanno al concreto puntando sulle certificazioni professionali per avere la certezza che il candidato possiede determinate competenze?
Uno studio in corso sta rivolgendo domande mirate come queste direttamente ad un campione di 1.000 delle aziende italiane direttamente interessate ad avere specialisti della protezione dei dati nel proprio organico. La ricerca, denominata “I profili professionali sulla privacy e il nuovo Regolamento Europeo“, è condotta da Federprivacy, principale associazione dei privacy officer in Italia iscritta presso il Ministero dello Sviluppo Economico ai sensi della Legge 4/2013, e sta vedendo la partecipazione non solo di esperti della materia, ma soprattutto di manager e professionisti che operano nelle più grandi realtà di ogni settore merceologico in Italia, e i risultati che saranno illustrati al 5° Privacy Day Forum, pare riserveranno qualche sorpresa, come sottintende il presidente dell’associazione, Nicola Bernardi:
“Sono 3,6 milioni gli italiani che vorrebbero lavorare ma non cercano più un impiego, e questo dimostra una condizione di rassegnazione di molti che sono rimasti disoccupati. Dato che economia digitale e regolamento privacy europeo daranno però reale possibilità a migliaia di persone di inserirsi nel mondo del lavoro, con i risultati della nostra ricerca forniremo un quadro preciso e un valido aiuto a chi sta cercando nuove opportunità professionali. A questi diciamo di prestare però attenzione, perchè dai dati che stanno affluendo ogni giorno al nostro osservatorio, stiamo realizzando che sarà richiesto un cambio culturale rispetto al nostro modo tradizionale di concepire un lavoro e le competenze che servono per trovarlo, e i nostri giovani, pur avendo opportunità allettanti sono chiamati per questo a rimboccarsi le maniche.
Il report dello studio, che sarà presentato a Roma il 21 ottobre al Privacy Day Forum di quest’anno, costituirà un contributo importante ed una fonte di informazioni affidabili su vari fronti: “in primis” come orientamento per chi deve affermarsi nel mondo del lavoro, ma sarà anche la piattaforma sui cui si baserà il Gruppo di lavoro per le professioni costituito in seno a Federprivacy, che metterà i risultati a disposizione del Garante della Privacy e dell’UNI, come contributo in prospettiva della futura norma tecnica sui profili professionali del settore della privacy, per la quale è stato avviato un progetto lo scorso giugno.