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di Antonio Vecchione
Nella vita occorre anche saper apprezzare quello che si ha senza inseguire i falsi miti, come ricchezza, apparenza e consumi di lusso, immagine curata, vestiti all’ultima moda. Personalmente ritengo che le giornate possano essere speciali anche con una semplice passeggiata ed a Baiano abbiamo la fortuna di poterlo fare nel verde della villa comunale che ha ereditato le funzioni della piazza come punto d’incontro.
Frequentarla in questa stagione è un piacere dell’anima: i colori dell’autunno trasmettono un senso di benessere psicofisico, un pieno di appagamento e serenità. Non sono i colori brillanti dell’estate, luminosi e vitali, ma tonalità calde che creano magiche atmosfere, intime, pacate. Il tappeto di foglie tra il rosso e l’arancione, il marrone e il giallo, immagine simbolo dell’autunno, esprime la bellezza della natura, lo straordinario processo di cambiamento, il miracolo della vita che rinasce ad ogni stagione.
Passeggiare a contatto di un ambiente naturale nei viali ombrosi della nostra villa è una terapia salutare, riduce lo stress, valorizza l’appartenenza, migliora la capacità di concentrazione, stimola pensieri e sensazioni nuove, idee creative. Il valore aggiunto è il silenzio nelle ore di spacco tra mattina e pomeriggio. Il piacere del silenzio risiede nei suoi benefici fisici e psicologici: favorisce la connessione con la propria sensibilità, con l’equilibrio interiore che nasce da esperienza e modo di pensare, la rielaborazione dei propri modi di essere e di rigenerarsi immaginando percorsi diversi, ma sempre illuminati da sentimenti di pace con la propria coscienza e con la comunità.
Una fortuna, ribadisco, la nostra villa comunale che ci aiuta a vivere e a gestire meglio lo “spopolamento”, una realtà con la quale, in questa negativa temperie, dobbiamo fare i conti. La piazza, una volta centro vivo del paese, oggi semideserta, ne costituisce testimonianza. I frequentatori, pochi e quasi tutti anziani, siedono sulle panchine all’ombra dei lecci, le storiche “pipparelle” piantate all’inizio dell’ottocento, parlando della semplice vita di tutti i giorni e lasciando trascorrere stancamente il tempo. Le giovani generazioni? Ormai in fuga verso terre lontane per realizzare i loro naturali obiettivi: trovare un lavoro e la soddisfazioni di costruirsi una vita felice. Lo scenario è poco animato, certamente caratterizzato da quei sentimenti di solidarietà di una comunità coesa ma intriso di malinconica nostalgia, senza stimoli, privo di quella vivacità e di quella frenesia che caratterizza la moderna società.
Pur tuttavia è comunque una pagina della nostra vita comunitaria e, dunque, meritevole di rispetto e attenzione.









