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di Antonio Castaldo
Il 20 settembre 2025, per la prima volta, l’Italia ha celebrato la Giornata nazionale degli Internati Militari Italiani nei campi di concentramento tedeschi durante la Seconda guerra mondiale, istituita con la legge 13 gennaio 2025, n. 6. Una data simbolica: il 20 settembre 1943 Adolf Hitler emanò il decreto che privava i soldati italiani catturati dopo l’Armistizio dell’8 settembre dello status di prigionieri di guerra, definendoli “Internati Militari Italiani” (IMI). Una scelta che consentì al regime nazista di sottrarli alla tutela della Convenzione di Ginevra, deportandoli nei campi di lavoro coatto, spesso trasformati in luoghi di annientamento attraverso il lavoro forzato, il cosiddetto “Vernichtung durch Arbeit”.
La legge e il messaggio del Presidente della Repubblica
La legge n. 6/2025 stabilisce che ogni 20 settembre la Repubblica italiana ricordi i propri militari e civili internati nei lager, onorandone il coraggio e la dignità: uomini che dissero “no” al fascismo e al nazismo, pagando con la fame, le privazioni, le sofferenze e, per molti, con la vita.
Alla vigilia della ricorrenza, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, incontrando al Quirinale i rappresentanti di Anrp, Anei e Aned, ha sottolineato:
«Con quel No ai fascisti di Salò e alle truppe di occupazione difesero la dignità e il senso autentico dell’amor di Patria quando lo stesso vertice dello Stato si era dissolto».
La memoria a Brusciano: il soldato Francesco Iannelli
Anche Brusciano ha voluto onorare questa prima giornata, con la testimonianza del sociologo e giornalista Antonio Castaldo (Iesus – Istituto Europeo di Scienze Umane e Sociali), che già in passato si era dedicato alla ricerca storica sui bombardamenti del 1943 e sulle vicende belliche locali.
Fra i 650.000 IMI, Castaldo ha riportato alla memoria la storia del soldato Francesco Iannelli (Brusciano, 11 agosto 1922 – Germania, 20 gennaio 1945). Dato per disperso per decenni, è stato identificato nel 2012 in una delle tombe del Cimitero Militare Italiano d’Onore di Amburgo-Öjendorf, dove riposano 5.839 soldati italiani.
«Nel febbraio 2012 – ricorda Castaldo – visitando il cimitero di Brusciano, mi soffermai davanti alla lapide di Iannelli, un giovane militare di cui i familiari non avevano mai conosciuto la fine. Grazie anche al lavoro di ricerca di Roberto Zamboni, riuscii a rintracciare la sua tomba in Germania. Da allora è diventata per me una missione mantenerne viva la memoria».
Francesco Iannelli fu catturato dai tedeschi dopo l’8 settembre 1943 e deportato nei campi di lavoro in Germania, dove morì il 20 gennaio 1945, appena una settimana prima che l’Armata Rossa liberasse Auschwitz.
La speranza di riportarlo a casa
Castaldo, che ha più volte rilanciato l’idea di riportare le spoglie di Iannelli a Brusciano, ricorda che dal 1999 è possibile trasferire in Italia i caduti sepolti nei Cimiteri Militari d’Onore all’estero. «Ho prospettato questa possibilità in varie sedi istituzionali – spiega – e l’ultima volta è stata durante la visita a Brusciano del Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, il 25 maggio 2025. Sarebbe un atto di giustizia e di pietà restituire il “soldatino bruscianese” alla sua comunità».
Memoria e impegno
Onorando oggi la prima Giornata nazionale degli IMI, Castaldo invita a riflettere sulla memoria di chi non fece più ritorno, lasciando famiglie nel dolore. «La grande Storia – scrive – è fatta anche delle piccole storie, come quella di Francesco Iannelli, che scelse la dignità alla sudditanza. La loro resistenza senza armi è stata un sacrificio per la libertà di cui oggi godiamo».
Un contributo prezioso alla memoria condivisa, che Brusciano custodisce con orgoglio, nella speranza di poter un giorno accogliere di nuovo, nella sua terra, le spoglie del giovane soldato.

