“ACCADDE OGGI”. 5 Maggio 1998 – Il disastro che sconvolse la Campania: 160 vittime tra Sarno, Quindici, Bracigliano e Siano

ACCADDE OGGI. 5 Maggio 1998 – Il disastro che sconvolse la Campania: 160 vittime tra Sarno, Quindici, Bracigliano e Siano

Il 5 maggio 1998 rimane impresso nella memoria collettiva della Campania come uno dei giorni più tragici della sua storia recente. In quella notte, una devastante frana di fango e detriti si abbatté su diversi comuni ai piedi dei Monti Lattari, causando la morte di 160 persone e radendo al suolo intere zone abitate. I centri più colpiti furono Sarno, Quindici, Bracigliano e Siano.

Dopo giorni di pioggia incessante, una colata di fango travolse tutto ciò che incontrava sul suo cammino: case, automobili, strade, vite. La tragedia si consumò in pochi minuti, nel silenzio e nel buio di una notte divenuta l’emblema dell’incuria e della fragilità idrogeologica del territorio.

A Quindici, in particolare, la furia della montagna cancellò interi nuclei familiari e quartieri storici. Le operazioni di soccorso furono lunghe e difficili, anche a causa delle condizioni meteorologiche avverse e della mancanza di adeguate infrastrutture di emergenza. Centinaia di volontari, forze dell’ordine e protezione civile lavorarono giorno e notte per estrarre superstiti e vittime dal fango.

Il disastro del 1998 rappresentò un punto di svolta nella consapevolezza del rischio idrogeologico in Italia: seguirono interrogazioni parlamentari, processi, piani di messa in sicurezza, ma anche dure critiche per le mancate prevenzioni e le costruzioni abusive che aggravarono le conseguenze dell’evento.

A distanza di 27 anni, la ferita è ancora aperta. Ogni anno, in questa data, le comunità colpite si raccolgono in momenti di commemorazione, preghiera e riflessione. Non solo per ricordare le vittime, ma anche per ribadire l’importanza della prevenzione ambientale e della tutela del territorio.

Quella notte del 3 maggio 1998 resta, ancora oggi, un ammonimento doloroso ma necessario: la natura va rispettata, e il dissesto idrogeologico non può più essere ignorato.