Quando l’erudizione si fa poesia, la nota critica di Rosa Bianco al testo “Ulivi nascenti” di Giansalvo Pio Fortunato.

Quando l’erudizione si fa poesia, la nota critica di Rosa Bianco al testo “Ulivi nascenti” di Giansalvo Pio Fortunato.

La poesia diventa capolavoro! E’ questo il caso di “Ulivi nascenti” prima prova poetica di Giansalvo Pio Fortunato, giovane poeta aversano, pubblicata nel 2022 dal Gruppo Albatros Il Filo, che ha riscosso un’immediata affermazione di critica e di pubblico. “Ulivi nascenti” è una silloge poetica, in cui l’autore, ricercato cultore della lingua italiana, dà vita a un universo poetico dominato da vere e proprie architetture della parola, di stampo classico con richiami fortemente arcadici, di una raffinatezza e di un lirismo unici. L’autore crea un suo microcosmo poetico di gusto idilliaco, dove regnano sovrani temi antichi, universali e intramontabili, quali la mutabilità della vita, la transitorietà dell’esistenza, l’amore e la donna, cantata come figura angelica, ispiratrice di nobili e puri sentimenti, di cui ne è allo stesso tempo sibilla, oltre che eterna custode. La cura stilistica è la caratteristica precipua della raccolta. Il “labor limae” di Fortunato è meticoloso e accurato, divenendo esso stesso mezzo stilistico per esprimere i propri sentimenti. Il verso molto curato è tendente talvolta al prosaico, soprattutto negli “Impeti”, che si possono considerare una vera e propria sezione specifica della stessa raccolta, dove l’autore rifacendosi esplicitamente ai dieci Mottetti di Eugenio Montale, nella sua “La bufera e altro”, attraverso il prosaico parla dell’amore non parlando propriamente dell’amore, soffermandosi sull’amore per la donna soltanto nei ultimi due o tre versi, in maniera tale da esprimere pienamente la grandezza del sentimento amoroso, che si traduce direttamente in verso. La poesia così diventa una chiave per decifrare il mondo, le cose e le persone, le ideologie e i simboli, forse quella più giusta per schiuderne il mistero e sottrarlo all’annichilimento del nostro tempo, dove il peso degli estremismi e di un caos sociale senza nome, né causa rischia di distruggere e tacitare l’intelligenza nella polvere. Il verso di Fortunato ha, perciò, la capacità di annullare il qui e ora per tessersi in un altrove immaginifico, in cui la realtà diventa il controcanto della vita.