NOLA. La chiesa di Santa Maria delle Grazie

NOLA. La chiesa di Santa Maria delle Grazie

NOLA. La chiesa di Santa Maria delle Grazie

di Antonio Fusco

La chiesetta nolana di Santa Maria delle Grazie, che dà il nome alla contrada extraurbana in cui si trova, è una delle tante chiese “minori”, ma non per questo è priva di una sua valenza storica e religiosa nel tessuto memoriale della nostra città. Essa si innalza nell’angolo interno formato dalle vie Arno e Madonna della Stella, quando confluiscono nell’ultimo tratto di via Madonna delle Grazie.

         NOLA. La chiesa di Santa Maria delle GrazieLa sua edificazione è collegata ad una pia leggenda sorta intorno alla metà dell’Ottocento. Si narra che i carrettieri provenienti dal Vallo di Lauro e da Palma Campania quando transitavano nella zona   per recarsi a Tufino a caricare i conci di tufo usati come materiale edile, notavano che in quel punto i loro cavalli si fermavano inspiegabilmente, come a voler segnalare qualcosa. Un giorno uno di essi, all’ennesima fermata dei cavalli, intravide un’icona della Vergine col Bambino, appena visibile tra le fitte sterpaglie. Considerato straordinario il rinvenimento, i carrettieri donarono le pietre di tufo per edificare una grande edicola in cui proteggere la sacra immagine. Questa leggenda ricalca altre storie consimili, riscontrabili in molte parti d’Italia, in cui si tratta del rinvenimento di immagini sacre, scoperte per caso tra l’incolta vegetazione o grazie allo strano comportamento di animali addomesticati. Senza andare troppo lontano, ricordiamo il quadro della Madonna del Carpinello di Visciano, ritrovato sotto un carpino tra arbusti selvatici, l’immagine murale della Madonna degli Angeli di Cicciano fatto recuperare da due buoi che si rifiutavano di procedere oltre mentre tiravano l’aratro, l’affresco della Madonna a Parete di Liveri individuato da Autilia Scala sotto un cespuglio. Come tutte le leggende anche la nostra deve aver avuto origine da una vicenda meno fantasiosa. Riconducendo il racconto ad una possibile realtà storica si può pensare che nel 1864 i residenti della contrada, facendosi donare i conci di tufo dai carrettieri che ivi transitavano, ricostruirono un’edicola più antica, trascurata ed invasa dalle erbe infestanti, commissionando anche una nuova icona della Madonna delle Grazie, che è il quadro attualmente venerato e che riporta la data del 1864, quindici anni prima della costruzione della chiesetta (1879). Infatti, per iniziativa di ricche famiglie, residenti nella contrada e sui declivi delle colline di Cicala (Del Cappellano, Ruffo di Bagnara, Cocozza di Montanara), nel 1879, sotto l’episcopato di mons. Giuseppe Formisano, si decise di eliminare l’edicola e di salvaguardare il quadro dalle intemperie con un edificio ecclesiale più funzionale e capace di accogliere quelli che dimoravano nel circondario, la maggioranza dei quali era rappresentata dai contadini che popolavano le sparse masserie.

      NOLA. La chiesa di Santa Maria delle Grazie   Nel 1919, al tempo della prelatura vescovile di Mons. Agnello Renzullo, la chiesetta ebbe una visita pastorale, il cui verbale fu firmato dal Vicario Apostolico mons. Agostino Migliore. Nel documento, conservato presso l’Archivio Storico Diocesano di Nola si legge quanto segue:”Questa bella chiesetta rurale cui il popolo tiene molta devozione fu fatta sotto l’episcopato del compianto Mons. Formisano. Con gli stessi convisitatori il Vicario Ge.le ha visitato l’altare ed ha ordinato che si fermi a cemento la porticina della custodia essendosi trovata staccata dal muro, il che dovrà eseguirsi tra otto giorni. Manca il confessionale e si raccomanda alla pietà dei fedeli di provvedervi. All’uopo si è incaricato il Can.co Mauro, che ha la sua casa in vicinanza. Nella visita alla sagrestia si è trovato ogni cosa ‘ad formam’, meno una pianeta che dovrà rattopparsi fra un mese. Si osserva infine essere necessario nominare un Rettore che si prenderà cura di detta chiesa: al che provvederà la Rev.ma Curia. Nola 6 settembre 1919.”.

***         Inizialmente, come tutte la altre di Nola, era inclusa nel territorio dell’unica parrocchia nolana, intitolata a San Felice Vescovo e Martire e gestita dal Capitolo, che era rappresentato da un canonico, il sagrista curato, scelto dal Vescovo.

         Il 2 agosto del 1916, dopo aver ottenute le concessioni legali, che allora richiedeva la normativa del Regno d’Italia, il vescovo Agnello Renzullo autorizzava canonicamente lo smembramento dell’unica parrocchia nolana in quelle del “Collegio” e del “Carmine”. Con un decreto del 15 ottobre del 1917, le due nuove istituzioni parrocchiali furono divise territorialmente da un confine che passava per le attuali vie Seminario, G. Merliano, A. Leone, Senatore Cocozza, San Felice, Sant’Anna, piazza Santorelli, fino al limite della campagna di via Polveriera. La chiesetta, quindi, entrò a far parte delle pertinenze della Parrocchia del Carmine. [1]

         Il 12 settembre del 1964, quando il vescovo mons. Adolfo Binni, approvò l’istituzione della Parrocchia Maria SS. della Stella, con i relativi confini territoriali, essa fu inclusa nella competenza canonica di questa parrocchia.[2]

         Da alcuni lustri ne è attento custode il maresciallo Domenico Russo, che la tiene in ordine e l’apre nei giorni prefestivi per la Santa Messa, che attualmente (2015) è officiata da don Antonio Spadafora.[3] Il maresciallo, inoltre, si preoccupa di organizzare i festeggiamenti e la processione nella ricorrenza della domenica successiva al 2 luglio.

Architettura e dotazione artistica

         Il prospetto, di linee convenzionali, si innalza in due ordini. Gli spigoli del primo, a bugnato stiacciato, sono rafforzati, a livello stradale, da due blocchi calcarei; in quello di sinistra si staglia l’incisione “A. D. 1879” (Anno Domini 1879), quando, come si evince dal verbale della citata Santa visita, era Vescovo di Nola mons. Giuseppe Formisano. Nel blocco a destra si leggono le lettere M. M, sovrapposte in asse alle lettere D. D, acronimo di Matri Mariae Devote Dicatum, vale a dire: (tempio) devotamente dedicato alla Madre Maria. Perpendicolare alla fiancata destra e gravitante sulla piccola sacrestia, si staglia una disadorna vela campanaria.

         I battenti della porta di ingresso, decorati con bislunghe e simmetriche applicazioni lignee fitomorfe, riportano in fondo la scritta “A devozione di Vincenzo Vitolo”. Il secondo ordine è delimitato lateralmente da lesene tuscaniche binate a fusto liscio; al centro figura un’edicola con un moderno dipinto denotante la Vergine col Bambino. Il tutto è coronato   dalla cornice del timpano con oculo centrale.

         L’interno si ispira ad un tradizionale stile di maniera, nell’insieme gradevole ed armonioso. Ognuna delle due pareti laterali della navatella è scandita da due arcate, separate da una lesena ionica scanalata, che creano una leggera rientranza muraria. Al di sopra della trabeazione si aprono quattro vuoti rettangolari, due per lato, che danno luce all’ambiente.

         Nella seconda arcata di sinistra un sobrio altare donato nel 1919 “A devozione di Carmine della Pietra” fa da ribalta ad una teca lignea neogotica, in cui è sistemato il tutto tondo processionale raffigurante la Vergine col Bambino, realizzato in cartapesta a Lecce nel 2003 dalla bottega artigiana “A. Malecore”. Nell’arcata di fronte è collocato un moderno altarino marmoreo, quasi una mensola, donato dalla famiglia Vivo e dedicato a San Giuseppe Moscati.

         L’abside semicircolare è tripartita da lisce lesene ioniche, ed è coperta da un catino con le abituali specchiature, che si rastremano verso l’alto seguendo l’andamento ricurvo della volta. Sopra l’altare, maggiore, di sobria ideazione ottocentesca, si staglia l’effigie della Madonna delle Grazie, che offre alla devozione dei fedeli le figure incoronate di Maria e del Divino Figlio reggente il globo. Il quadro, che reca la scritta “1864 V. A”, è   quello che si trovava nell’edicola ricostruita in quell’anno con il tufo donato dai menzionati carrettieri, e sistemato nel 1879 sull’altare maggiore. L’opera è frutto di un pennello locale esperto di tecnica pittorica e dotato di delicata sensibilità figurativa, che si manifestano nella corposità dei volumi, negli sguardi e nella morbidezza dell’incarnato delle due figure.

         Nel pavimento, rifatto nel 2003 a devozione dei fedeli, sotto la mensa eucaristica, posizionata davanti all’antico altare maggiore in seguito alla riforma liturgica promossa dal Concilio Vaticano II, è inserito un pannello modulare di ceramica policroma, realizzato dall’ ing. Antonio Minieri nel 2003, su cui figurano la scritta A.D. MDCCLXXIII e le insegne araldiche delle nobili famiglie Del Cappellano, Cocozza di Montanara e Ruffo di Bagnara, che avevano le loro dimore in quei territori e che ebbero un ruolo nella fondazione del sacro edificio.

         Nella minuscola sacrestia, alla quale si accede alla destra dell’abside, oltre ad una varia suppellettile, si conserva una seconda  statua di cartapesta della Madonna col Bambino, sul cui basamento di legge: “A Devozione di Marcelliano Di Domenico – 1919”.  Il plastico cartaceo, pur essendo di fattura artigianale, prodotto probabilmente  da un valente cartapestaio nolano, si caratterizza per la vivace espressività dei volti e degli atteggiamenti, nonché per la delicatezza cromatica,  condotta sulla bicromia del bianco e dell’azzurro; fino  al 2003 era questa la statua  portata in processione.

[1] Cfr. Cfr. Fusco Antonio, La parrocchia S. Felice Vescovo e Martire, detta anche del Collegio,in Nola, cit-   pagg. 15, 20, 28.

[2] Cfr. Fusco Antonio, L’Arcicongrega nolana di Maria SS. della Stella e le due chiese dell’omonima parrocchia – Note storiche ed artistiche,pagg. 57 e 58, Arti Grafiche G. Scala, Nola 2003).

[3] Precedentemente era officiata da un frate cappuccino del vicino Convento Francescano.