
In questi ultimi giorni dell’anno scolastico, ci siamo imbattuti abbastanza sulle dichiarazioni rese alla stampa dal ministro Valditara in merito alla dispersione scolastica e alla problematica relativa al fatto che “non e’ la dimensione classe ad avere un impatto sugli apprendimenti ,ma la personalizzazione della didattica”, a suo dire. Oggi vogliamo soffermarci sul primo problema, poi torneremmo sul secondo con celerità trattandosi di approcci divergenti. La distinzione tra dispersione implicita ed esplicita, evocata dal ministro, merita una attenta considerazione che superi il livello tecnico-statistico, come esposto da Valditara, e si incunei, invece, in quello profondo pedagogico e socio-politico. Il preoccupante fenomeno oggi della dispersione scolastica ormai e’ considerato dagli studiosi come indicatore di debolezza del sistema socio-politico e, nel suo ambito, del sistema scuola, rispetto ai valori della democrazia, che riconosce a tutti i cittadini il diritto : -al piu’ elevato grado di formazione culturale e professionale- al lavoro—a partecipare in modo attivo, consapevole e responsabile alla vita civile, politica, sociale. diritti questi, che hanno come condizione prioritaria di realizzabilità, il possesso di livelli di istruzione e formazione adeguati alle esigenze e richieste dell’attuale e futura società, soggetta ad innovazioni continue, non ultima la intelligenza artificiale. Il problema di come prevenire e contrastare la dispersione ,dei mezzi e delle strategie da utilizzare, è stato oggetto di severo esame da parte della collettività europea fin dagli anni 1989-90 ad oggi. Infatti nella visione europea, l’educazione e la formazione sono considerati dispositivi strategici ,per affrontare le nuove sfide della società attuale, consentendo la valorizzazione delle risorse umane, ovvero lo sviluppo dell’identità dei soggetti, la loro emancipazione personale e la loro promozione sociale. Pertanto, saper individuare le cause prossime e remote della dispersione scolastica, diventa dirimente per conoscere come porre rimedio. Infatti e’ ancora molto resistente, nella scuola e anche nell’extra scuola, la convinzione che imputa ai soli studenti o al loro contesto di vita familiare e sociale, le responsabilità degli insuccessi o delle insoddisfacenti realizzazione di percorsi di studio personalizzati. Scuola o docenti, che dichiarino, magari in avvio dell’anno, che un loro studente “non ce la farà” , è come se sottoscrivessero una dichiarazione di “dispersione intenzionale”. Dunque e’ opportuno analizzare le diverse situazioni gia’ in partenza e occorre che i docenti pensino o progettino qualcosa di positivo per prevenire il verificarsi di tale criticità e le questioni annesse e connesse sono tali da richiedere interventi plurimi e concertati. Il principio della centralità del soggetto nell’apprendimento e’ quello che dovrebbe ispirare ogni intervento che, a sua volta, richiede l’individuazione delle piu’ opportune strategie e metodologie, personalizzate e cooperative. Al centro del problema si collocano ,sempre e comunque, crescita e sviluppo formativo della personalità di ogni studente. In tale ottica psico-pedagogica, l’esame dei processi apprenditivi della persona risulta interdipendente e complementare, e gli studiosi J. Bruner, H. Gardner, D. Goleman, R. Feuerstein hanno dimostrato il valore centrale della persona in situazione di apprendimento, valorizzando l’attenzione alla dimensione soggettiva delle persone nelle loro piu’ varie dimensioni: affettiva, emotiva, relazionale, cognitiva. Accanto a tali complesse e strutturali dinamiche, altri eventi hanno messo in evidenza oggi l’inadeguatezza del sistema d’istruzione e la necessità di un suo cambiamento. La governance scolastica oggi sulla dispersione necessita di efficaci azioni da mettere in atto nonchè’ di dispositivi efficienti poggianti su un minimo comune denominatore: lo sviluppo ottimale delle capacità di ogni studente. In questo modo e’ possibile limitare le ripetenze ed il conseguente fenomeno di disaffezione allo studio, che è la causa della grave criticità della dispersione scolastica in Italia
PROF. ANDREA CANONICO.