DANTE E LA TEORIA DEI DUE SOLI: CHIESA E IMPERO

DANTE E LA TEORIA DEI DUE SOLI: CHIESA E IMPERO

di Sebastiano Gaglione

Nel Medioevo esistevano due massimi poteri: l’impero ed il papato.

Questo tema viene trattato da Dante soprattutto nella Commedia, nel De Monarchia e nel Convivio.

Per il poeta toscano la funzione del papato è strettamente legata al concetto di spiritualità.

Tuttavia, il papa è mondanizzato, mentre la chiesa è corrotta.

In occasione della venuta dell’imperatore Enrico VII di Lussemburgo, inteso a ristabilire l’autorità imperiale, Dante accoglie il suo arrivo con la stesura di un’epistola a lui indirizzata e altre due destinate ai re d’Italia ed al popolo scellerato.

Scritto in lingua latina, il De Monarchia si compone di tre libri, ognuno dei quali affronta un tema diverso:

  • I LIBRO: Dante riprende il tema già affrontato nel Convivio ed esprime l’esigenza di avere un imperatore che si faccia garante della giustizia e che si faccia, dunque, arbitro delle diatribe e delle liti. In altre parole, un sovrano dell’ordine;
  • II LIBRO: Per l’autore della Divina Commedia, l’impero è necessario e lo stesso Impero Romano è la dimostrazione di tale affermazione. L’ordine della natura delle cose si conserva solo con il diritto. E il popolo romano è stato ordinato dalla natura all’Impero: infatti, come un’artista che trascura i mezzi e mira solo al fine non raggiunge la perfezione, così la natura, se mirasse soltanto al fine delle cose, farebbe cose imperfette.
  • III LIBRO: Si affronta il tema del ruolo della Chiesa e dell’Impero. La Chiesa è vista come il Sole. L’Impero è visto come la Luna. Entrambi hanno ruoli diversi, ma complementari. La Chiesa ha il compito di occuparsi della salvezza delle anime delle persone nella vita eterna. L’Impero, invece, deve garantire la felicità nella vita terrena alle persone. Entrambe le parti, quindi, seppur dotate di ruoli diversi, confluiscono in un fine comune: la felicità dell’uomo.

Nemmeno in questo caso Dante fallì nel suo ruolo di chiaro veggente delle criticità dei tempi futuri, e non solo a lui contemporanei: Stato e Chiesa non sono ancora separati.

Attraverso il velato controllo delle anime degli uomini, la Chiesa prende parte, direttamente o indirettamente, e acquisisce parola decisiva nelle istituzioni, nelle scelte economico-sociali e politiche dello stato.

Stato di Chiesa, il nostro, le cui leggi sacre influiscono decisivamente su quelle civili; chiaro esempio viene fornito dal Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in uno dei più celebri e  discussi discorsi da lei tenuto, in cui definì la sua persona in primis in quanto cristiana.

L’Italia è una Repubblica laica e aconfessionale, priva quindi di una religione ufficiale, eppure in ogni suo aspetto, funzionale, politico, civile, e, ovviamente, religioso, è insito il potere della Chiesa.

Tuttavia, vi è la possibilità di trovare la cura a uno dei problemi irrisolti di tutti i tempi, e quest’ultima ritrova il farmaco principale nella cosiddetta “kenosis”, ovvero nello svuotamento.

La Chiesa deve svuotarsi dalla smania di potere e allontanarsi dallo sterco del diavolo, in altri termini il denaro, e ritrovare la propria spiritualità nella povertà.

Solo in questo modo, dedicandosi esclusivamente alla cura delle anime fedeli al proprio Dio, non contando sull’appoggio dei potenti e non aspirando all’autosufficienza estranea alla missione Cristiana, potremmo finalmente dire che è nella Chiesa che si ritrova la dimora di Cristo.