
Nairobi – Dar es Salaam, 7 agosto 1998 – Sono passati anni da quel venerdì mattina di fine estate africana, ma le ferite restano aperte. Il 7 agosto 1998, due devastanti attentati simultanei colpirono le ambasciate degli Stati Uniti in Kenya e Tanzania, provocando oltre 200 morti e più di 4.000 feriti. Le esplosioni segnarono una svolta tragica nella storia del terrorismo internazionale.
Alle ore 10:30 locali, un camion bomba esplose nel cuore di Nairobi, capitale del Kenya, davanti all’ambasciata americana, seminando distruzione nel raggio di centinaia di metri. Pochi minuti dopo, a Dar es Salaam, in Tanzania, un altro ordigno esplose davanti alla sede diplomatica statunitense. Entrambe le esplosioni furono coordinate, precise, e spietatamente pianificate.
Una strage annunciata
Gli attentati furono rivendicati pochi giorni dopo da Al-Qaeda, all’epoca un’organizzazione ancora poco conosciuta al grande pubblico. Ma da quel giorno, il nome del suo leader, Osama bin Laden, sarebbe entrato nell’oscuro vocabolario del terrore mondiale.
Per la prima volta, Al-Qaeda dimostrava capacità organizzativa e ambizione globale, colpendo obiettivi occidentali in paesi africani. Gli Stati Uniti reagirono con l’Operazione Infinite Reach, lanciando missili da crociera contro presunti campi di addestramento terroristici in Sudan e Afghanistan. Ma quella risposta non bastò a fermare l’escalation.
Un tragico preludio all’11 settembre
Gli attentati del 1998 vengono oggi letti come l’inizio della minaccia terroristica globale che esploderà in tutta la sua portata il 9/11, con gli attacchi a New York e Washington nel 2001. Le ambasciate colpite erano protette, ma vulnerabili. I civili che vivevano e lavoravano nei dintorni furono le vittime principali: la maggior parte dei morti erano kenioti, molti dei quali impiegati nei palazzi vicini.
Le vittime e la memoria
Le autorità di Nairobi e Dar es Salaam istituirono memoriali permanenti nei luoghi delle stragi. Ancora oggi, ogni 7 agosto, si tengono cerimonie di commemorazione. Per molti, fu l’inizio di una nuova epoca: quella della guerra al terrore, della sicurezza globale riscritta, della paura come arma geopolitica.
“Quel giorno è cambiato tutto. Non solo per chi ha perso la vita, ma per il mondo intero”, dichiarò anni dopo un sopravvissuto keniano. “Non sapevamo cosa fosse Al-Qaeda. Oggi tutti ne conoscono il nome. Noi l’abbiamo conosciuta prima, sulla nostra pelle.”