Incredibile al carcere di Poggioreale. Il tetto del carcere usato come solarium. VIDEO

Incredibile al carcere di Poggioreale. Il tetto del carcere usato come solarium.  VIDEO

Quasi ogni giorno tra le 11.30 e le 13, il tetto di uno dei padiglioni del carcere di Poggioreale diventa un solarium. Tre, a volte quattro (ma mai più di cinque persone) escono dalla porticina del tetto, passeggiano un po’, si tolgono le magliette e si sdraiano al sole. La scena è visibile da molti degli uffici del Centro Direzionale che affacciano sulla prigione napoletana. Non è chiaro chi siano i sirenetti: detenuti, personale del carcere, operai o guardie. Molte persone che lavorano negli uffici con vista sul carcere e che spesso assistono alla scena, sostengono di aver visto quelle persone passeggiare nei cortili della prigione durante l’ora d’aria. Un riconoscimento che però appare azzardato data l’altezza e la distanza. Se fossero dei detenuti certamente si tratterebbe di persone «privilegiate» che riescono non solo ad accedere liberamente al tetto ma soprattutto che riescono a concedersi ore di socialità e relax evidentemente negate alla maggior parte dei carcerati che non sembra passarsela bene, come hanno denunciato il rapporto della commissione libertà civili dell’Unione Europea che definiva Poggioreale un lager e varie inchieste giornalistiche su maltrattamenti e pestaggi. (Fonte Il Corriere del Mezzogiorno)

La parlamentare del Pd Michela Rostan, membro della Commissione Giustizia della Camera, ha annunciato la presentazione di un’interrogazione parlamentare affinché si faccia chiarezza sul caso del ‘solarium’ ricavato sul tetto del carcere napoletano di Poggioreale, vicenda raccontata dal Corriere del Mezzogiorno.

“E’ davvero incomprensibile ed intollerabile il fatto che il tetto di un carcere, casa circondariale peraltro gravata da un elevato grado di sovraffollamento e dove le condizioni dei detenuti sono difficilissime – ha osservato Rostan – possa trasformarsi in un luogo dove si prende la tintarella. Si tratta di uno schiaffo a chi, appena a pochi metri, è costretto a vivere 22 ore in una cella. La vicenda pone anche inquietanti interrogativi sui potenziali rischi per la sicurezza. Occorre immediatamente fare luce sull’episodio – ha concluso – ed evitare che casi del genere possano verificarsi in futuro”.