BAIANO. Il post- Forum de l’Incontro. La Resistenza dell’Ucraina

BAIANO. Il post  Forum de l’Incontro. La Resistenza dell’Ucraina

di Gianni Amodeo

            Non solo Giornata internazionale dedicata alla donna, quella dell’Otto marzo di martedì scorso, ma anche di riflessione con spazio di approfondimento sullo stillicidio di morte e devastazione che tormenta l’Ucraina aggredita ed invasa dalla Federazione russa, facendo leva sulla larga ed arcinota  preponderanza di sistemi d’arma di cui dispone. Un Forum con pluralità di temi e voci, svoltosi nella sede sociale de L’Incontro e presieduto dalla professoressa Luciana Sorbini, e di cui si è data la cronaca nel servizio del giorno successivo, ed incentrato sui commenti alle analisi testuali dei discorsi ufficiali sia di Zelensky, presidente del governo ucraino,  sia di Putin, presidente della Federazione russa.

            Un proficuo scambio di idee e punti di vista, tra cui meritano particolare attenzione gli interventi sviluppati da Margherita Masucci, dottoressa in Psicologia, con Master di specializzazione conseguito in Criminologia, e presidente dell’Azione cattolica cittadina, e l’avvocata Michela Picciocchi, tirocinante con Borsa di studio di formazione specialistica presso la Corte d’Appello di Napoli, sezione penale. Sono  due giovani donne poco più che ventenni, con un congruo background culturale, attive nel sociale e soprattutto nella Caritas; e degli interventi sviluppati nel Forum  si pubblica la trascrizione di alcuni stralci certamente significativi per la visione storica e  l’essenza argomentativa espresse. Elementi di lineare e semplice riflessione, che si aggiungono al generale discorso pubblico in corso,  rispetto  ad uno scenario ch’è ampiamente problematico e complesso; elementi di giudizio, che non riducono neanche di un millimetro di spanna la tragedia che continua a consumarsi in Ucraina, annientando bambine e bambini, donne e uomini, riducendo in macerie città e  borghi.               

Le convergenze della Chiesa ortodossa e dell’autocrazia bellicista di Putin

Margherita Masucci

In questi tredici anni, il capo della Chiesa ortodossa russa, il Patriarca Kirill, ha instaurato con il presidente Putin un legame molto forte, fondato su di un comune modello di società, aliena da valori importati dalla società occidentale.

Non è un caso che nell’omelia di domenica – 6 marzo – Kirill abbia di fatto legittimato l’offensiva di Putin, giustificando la guerra in Ucraina come una sorta di crociata contro i Paesi occidentali, che propinano modelli di vita contrari al Cristianesimo, ponendo, tra l’altro, sotto accusa soprattutto le parate gay.

 “Stiamo parlando- ha affermato Kirill–  di qualcosa di molto più importante della politica. Parliamo della salvezza umana, siamo entrati in una guerra che non ha significato fisico ma metafisico. Noi saremo fedeli alla parola di Dio, saremo fedeli alla sua legge. Non sopporteremo mai coloro che offuscano il confine tra santità e peccato e ancor più coloro che promuovono il peccato come esempio o come uno dei modelli di comportamento umano”.

Non c’è dubbio che il conflitto in Ucraina rappresenti una sfida complessa per la Chiesa ortodossa russa. Considerandosi Patriarca anche dell’Ucraina, Kirill veda nell’attuale dirigenza di quel Paese un impulso fortemente disgregatore dell’unità fondata sulla comune fede ortodossa. La Chiesa ucraina è divisa in due:

  • la Chiesa autocefala guidata dal metropolita Epifanyi;
  • la Chiesa guidata dal metropolita Onufriy, autonoma ma inserita nel Patriarcato di Mosca.

Per la Chiesa di Mosca perdere ogni giurisdizione sull’Ucraina vorrebbe dire vedere pesantemente ridimensionato il proprio primato numerico nell’ortodossia, tenendo presente che delle sue 30000 parrocchie, ben 12000 sono attive e radicate in Ucraina.

Tra Cremlino e Chiesa ortodossa russa esiste un rapporto di mutuo interesse che permette al governo di beneficiare di una copertura spirituale e alla Chiesa di mantenere un ruolo centrale nella società.

Il Cremlino starebbe cercando di aiutare la Chiesa russa a mantenere il suo potere tradizionale e il controllo su Kiev, culla dell’ortodossia e dell’identità religiosa russa. E proteggendo il ruolo e l’autorità del Patriarcato russo, il presidente Putin si è conquistato il titolo di difensore dei valori tradizionali e si è accaparrato il consenso e la fiducia del popolo russo.

Per gli analisti, però, i russi sono vicini alla Chiesa per affiliazione culturale più che di credo, ed è questa affiliazione culturale il dato politico, elettorale, che interessa a Putin, perché si ricollega a tutte le teorie dell’identità nazionale, di cui è assertore.

La Chiesa ortodossa, per il Cremlino, è un pezzo del grande progetto nazionalista neoimperiale russo, un pilastro fondamentale. D’altronde il territorio di influenza della Chiesa ortodossa di Mosca travalica storicamente i confini della Russia, e dunque diventa partner naturale nel progetto neozarista di Putin.

 

BAIANO. Il post  Forum de l’Incontro. La Resistenza dell’UcrainaL’autodeterminazione dei popoli, cuore della libertà

I valori democratici, da vivere e difendere giorno dopo giorno.

 Michela Picciocchi

La valenza sostanziale che immediatamente emerge dal discorso tenuto da Vladimir Putin in occasione del riconoscimento delle due Repubbliche separatiste del Donbass  è un’indubbia intenzione – seppur celata dietro affermazioni di presunta fratellanza e vicinanza – di negare qualsiasi indipendenza storica, culturale e territoriale del popolo ucraino.

Dire che “l’Ucraina moderna è stata interamente creata dalla Russiaequivale a svilire quel lungo processo di autoaffermazione e determinazione che l’Ucraina porta avanti sin dalla dissoluzione dell’Unione Sovietica. Una propaganda di negazione che si scontra, invece, con il coraggio e la dedizione che il popolo ucraino sta dimostrando nella nuova Resistenza contro l’oppressore di sempre; manifestazioni, queste ultime, non di semplice patriottismo, ma di puro amore per la libertà.

Il leader Zelensky, nel discorso tenuto alla Nazione, giovedì 24 febbraio, afferma che “nessuno potrà convincere o costringere noi ucraini a rinunciare alla nostra libertà, alla nostra indipendenza, alla nostra sovranità”, ribadendo con fermezza il diritto del proprio popolo a vivere secondo valori democratici; quegli stessi valori che noi, i cosiddetti “occidentali”, diamo troppo spesso per scontati.

 Non è, infatti, nostra abitudine credere che quei valori, quei principi, possano essere messi in discussione; questa volta, invece, siamo costretti a guardare come, a pochi passi da noi, un simile scenario si stia concretizzando.